十一 Casa • • •

14 2 0
                                    

Joji andò via.

Anche se era libero, perché si sentiva come se il suo cuore non lo fosse?

Quando Nena rimase da sola, entrò nel panico. Akari continuò ad osservarla e studiarla e comprese qualcosa; trovò risposta al quesito che si era posto una volta incontrati gli umani per la prima volta.

Adesso sapeva perché gli umani avevano creato i Robotsu, era così evidente! Eppure così difficile da realizzare...

Akari si avvicinò a Nena e lei continuò a singhiozzare tra le sue braccia. Lo stato di panico in cui si trovava era terribile.

«Non piangere così, giovane umana. Lui tornerà.»

«E come fai a saperlo?»

«Perché ti ama. E perché tu lo ami.»

Nena stava iniziando a calmarsi. Guardò Akari con stupore, i suoi occhi erano gonfi e rossi per il pianto, quelli del Robotsu erano luminosi e sereni.

«Amore? È così che funziona?»

«Sì. La vostra rabbia presto scomparirà, così come la paura. E rimarrà solo l'amore. A quel punto vi fiderete di nuovo uno dell'altro.»

«Come fai a dirlo?»

«Joji poteva scappare durante il combattimento nella discarica, ma è tornato per te, sapendo che non avrebbe avuto via di fuga dal nemico. Perché non dovrebbe tornare anche adesso?»

Nena si era un po' calmata e cercò di comprendere la situazione che si era creata.

«Perché mi dici queste cose? Shiro Era te l'ha chiesto?» Akari si bloccò per un piccolo momento, poi fissò il suo sguardo in quello di Nena.

«Non ti devi fidare di Shiro Era.» quelle parole fecero crollare la poca sensazione di sicurezza che Nena aveva.

«Io vi aiuterò. Ma non dire niente a Shiro Era di questo incontro.» Akari si alzò e andò via dalla stanza. Nena fu lasciata da sola con i suoi pensieri e le sue preoccupazioni.

Joji non riuscì nemmeno ad andarsene dalla Città Sacra prima di fermarsi e sfogare le sue emozioni su dei poveri Robotsu occupati a pulire la strada. Akari lo incontrò durante l'atto e attirò la sua attenzione. Joji aveva pianto e si poteva capire dai suoi occhi rossi, ma ora voleva solo sfogarsi usando la violenza.

«Tu non vuoi abbandonare Nena. Torna da lei. Hai ragione tu, non dovete fidarvi di Shiro Era. Non lasciarla con lui.»

«Ma davvero?! E cosa dovrei fare contro di lui?! Ha un'intera città di Robotsu sotto il suo controllo. Non posso di certo sconfiggerli tutti per salvare lei!» e riprese ad attaccare con furia i resti dei Robotsu che aveva distrutto.

«Hai ragione. Presto i Saibo arriveranno nella Città Sacra. Vogliono le informazioni su come costruire un motore ad energia continua.» Akari aveva ora tutta l'attenzione di Joji.

«E tu come lo sai?»

«Sono in contatto con un loro traditore. Fra poco questa città sarà un campo da guerra. Anche Shiro Era lo sa. Tu e Nena dovete scappare via. Io vi aiuterò a farlo.»

«Perché dovrei crederti?»

«Grazie a voi ho capito perché gli umani ci hanno creato. Shiro Era ha complicato qualcosa di molto semplice.»

«E quindi? Perché mai siete stati creati? Illuminami.»

«Lo avete fatto per amore. Solo per quello. Sul resto aveva completamente ragione. Gli umani del passato hanno realizzato il loro bisogno di amore attraverso la creazione di Shiro Era, ma non l'hanno fatto per voler essere distrutti dalle macchine, ma perché avevano iniziato ad amarle. Tu riusciresti a creare qualcosa, a rischio di perdere la tua stessa vita, senza amare quella cosa? In passato, eri pronto a morire per Nena, e lo sei ancora. Devi solo ammetterlo: voi due vi amate. E questa è la cosa più umana che possa esistere.» a sentire tali parole Joji comprese cosa Nena provasse nel sperare per il meglio. Anche lui voleva credere nelle parole di Akari, voleva che fossero vere, esattamente come lui le aveva spiegate.

Per quella volta decise di fidarsi di un Robotsu. Voleva fidarsi di lui. E avrebbe accettato le conseguenze di quella azione, qualunque esse fossero.

Gli bastava tornare da Nena.

Salì sulla sua moto e tornò da lei. Akari lo comunicò a Shiro Era.

«Perché è tornato?»

«Perché non vuole abbandonare Nena. Si amano.»

«Amore, dici? Quindi credono esista.» ma non erano i soli a credere che esistesse, anche Akari reputava fosse reale.

«È intenzionato a scappare con lei?»

«No, sa che sarebbe una condanna a morte per entrambi, anche ora che è armato.»

«Se non fosse stato così intelligente non sarebbe arrivato fino ad oggi dopotutto.» Akari fu mandato ad osservare i due umani di nuovo, ma stavolta non lo fece. Prese a volare e a riflettere come solo lui sapeva riflettere.

Comprese che le sue capacità di calcolo erano allo stesso livello di quelle di Shiro Era, ma le loro esperienze esistenziali erano diverse, quindi non potevano avere gli stessi obiettivi. Akari ebbe sempre il desiderio di scoprire il perché della sua esistenza, quando Shiro Era non aveva questo bisogno. Aveva un'altro bisogno, uno che Akari si sorprese di reputare "malvagio ed egoista".

Joji non ci mise troppo a tornare da Nena, quando fu di nuovo nell'appartamento, gettò da una parte le spade e corse ad abbracciarla. Anche lei voleva fare la stessa identica cosa.

«Scusami, prometto che non ti abbandonerò più.» furono le sue parole. Lei sorrise.

«Scusami se non mi sono fidata di te, non accadrà più.» disse lei e lui sorrise.

Subito dopo Joji si lasciò trasportare dal suo istinto e baciò Nena. L'idea gliela diede il film che avevano visto, ma il tutto fu fatto seguendo il suo istinto.

Non sapeva cosa stava facendo, ma non riusciva a fermarsi.

Nena non aveva intenzione di allontanarsi da lui, era come se volesse che accadesse esattamente quello, anche se era una cosa che non aveva mai provato in vita sua. Le sembrava incredibile che fosse possibile desiderare una cosa che nemmeno si sapeva esistesse. Ma qualcosa nel profondo di entrambi spingeva affinché loro avessero quel desiderio; l'attrazione voleva farli avvicinare il più possibile mentalmente, e in particolar modo fisicamente.

Lasciarono fare all'istinto e tutto divenne semplice e ovvio. La natura si era impegnata molto per rendere la sessualità uno dei suoi istinti primari più potenti, non c'era nulla di complesso se la si lasciava fare.

Non erano più capaci di controllarsi (specialmente Joji) ma erano mille volte più presenti a loro stessi che in altre occasioni.

Joji scoprì con le sue mani la parte più sensibile e intima di Nena, e comprese subito del perché avesse quella forma. L'idea di intraprendere l'atto che gli sembrava più ovvio e naturale gli fece provare una sensazione di euforia che non provò mai in vita sua. Ma non si fece sfuggire quanto quella parte del corpo di Nena fosse sensibile al minimo tocco, così cercò di fare attenzione. Fece caso ad ogni reazione della ragazza, d'altronde erano proprio queste a fargli venir voglia di continuare quell'amplesso. All'inizio fu difficoltoso penetrare dentro di lei, e lei stessa sembrava non provare lo stesso piacere che provava lui. Ma Joji non era intenzionato a smettere, semplicemente fu più attento. E fece bene a non smettere perché subito dopo l'espressione di Nena divenne pure più euforica della sua. Da quel momento in poi, si lasciò completamente andare.

Il tutto finì quando Joji esaurì tutte le sue forze.

Si sdraiò di lato e iniziò a riprendere coscienza di se stesso.

Nena gli rimase accanto, abbracciata a lui. I loro corpi nudi erano come due magneti, e nulla poteva staccarli in quel momento, per non parlare di prima.

Erano molto felici e soddisfatti, come se tutti i loro problemi si fossero risolti.

«Perché non l'abbiamo fatto prima?» chiese lei ridendo e anche Joji fece lo stesso poco dopo.

«Rimedieremo in futuro.» disse lui. A seguito di un'effusione dopo l'altra, furono abbastanza stanchi da addormentarsi. Quella notte i loro sogni furono molto sereni.

JPNWhere stories live. Discover now