三 Cucciolo • •

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Il giorno seguente Joji si svegliò con lo stomaco sottosopra e con zero voglia di interagire con gli altri. Atsuko gli portò i pasti e non emise parola: Joji non le aveva chiesto niente e lei non doveva riferirgli nulla.

Per Joji quella giornata stava passando troppo velocemente: nel silenzio della sua stanza si preparava mentalmente alla battaglia, senza però dimenticare il fisico. La sua era una meditazione profonda che gli prese l'intera giornata.

Quando tornò a interagire con l'ambiente attorno a lui non si sentiva ancora pronto, ma doveva costringersi a esserlo.

Fuori il Sole stava tramontando e un vento leggero e gelido aveva iniziato ad alzarsi. Fu Atsuko a disturbare la meditazione di Joji.

«È ora, signor Joji.» furono le uniche parole che pronunciò quel giorno. Joji si destò dalla sua posizione meditativa e deglutì con difficoltà. Si alzò e si sistemò la tuta, Atsuko gli fece un inchino e lo invitò a seguirla, lui lo fece.

Camminarono lenti e Joji poté ammirare come i colori della città Saibo mutarono in arancio e rosso a causa del tramonto. Era un'immagine mozzafiato, "Non voglio che questo sia il mio ultimo tramonto..." pensò in preda alla paura, anche se riusciva a controllarla molto bene.

Atsuko lo accompagnò fino ad un'automobile. Joji fu costretto a salire e quando scese si ritrovò in un luogo che non riusciva a descrivere o delineare. Erano i sotterranei di un edificio che dava l'impressione di essere molto, ma molto grande.

Per sua fortuna Rift corse in suo aiuto e chiarì i suoi dubbi attraverso la trasmittente che gli aveva fatto indossare sull'orecchio.

«Sei nello stadio massimo, Joji. Non parlare. Ti possono vedere. Ascoltami e basta.» Joji comprese al volo e aspettò che il mastro meccanico continuasse.

«Fra poco affronterai la macchina più potente dei Saibo. Una costruzione nuova che non è mai stata messa alla prova. L'imperatore è molto orgoglioso di questo progetto, visto che l'idea base è stata sua. Ho diminuito leggermente la sua potenza, abbastanza da non destare sospetti e da permetterti di sconfiggerla, ma ti avverto: non sarà semplice.» Rift fece una pausa perché sentì qualcuno entrare nella stanza dove Joji era stato portato. 

Rift non poteva vederlo, ma davanti a Joji c'era Hiroshi Gen con in mano le armi del giovane: i due bastoni che portava sulla schiena e la pistola.

«L'imperatore ti permetterà di utilizzare soltanto le tue armi. Buona fortuna.» affermò Gen per nulla convinto. Le sue braccia artificiali consegnarono le armi all'umano e un sorriso genuino si dipinse sul volto del giovane.

Quando potè impugnare di nuovo le sue armi la paura svanì e l'anima da guerriero che c'era in lui si risvegliò; quella che nel suo cuore poco prima era una fiamma delicata e mossa dal vento, adesso era un incendio incontrollabile.

Gen notò il cambiamento di Joji e si chiese se veramente tutta la fiducia che riponeva nelle sue armi sarebbe bastata per farlo vincere.

Quando Rift sentì la porta chiudersi, comprese che Gen se ne fosse andato, quindi riprese a parlare mentre Joji ammirava e controllava quelle armi che sembravano bastoni.

«Ascolta. La macchina ha due punti deboli: il ventre e le fauci. Entrambi conducono al motore ad energia continua presente nel corpo artificiale che affronterai. Io sarò tra la folla a guardarti e ti comunicherò informazioni dal vivo, così sarà più semplice per te comprendere di cosa sto parlando. Se ti va bene soffia con forza affinché ti posso sentire, come se prendessi una grossa boccata d'aria.» Joji lo fece e contemporaneamente sfilò quella che sembrava essere una spada dalla custodia che la proteggeva: tale custodia dava l'impressione che le sue armi fossero bastoni, ma non lo erano.

La lama della spada era composta da un metallo rosso e lucente, il lato tagliente era talmente fino e affilato da risultare più sottile di un capello e più duro di un diamante.
Joji sfilò anche la seconda spada, uguale in tutto e per tutto alla prima. Il giovane umano le impugnò entrambe e si mosse per metterle alla prova, per attestare che tutto fosse apposto. Non c'era niente fuori luogo. I suoi movimenti erano fluidi e ben studiati.

Joji ritrovò definitivamente la sua sicurezza e il suo coraggio.

Rimise le spade dentro la loro custodia e le posizionò sulla sua schiena. Poco dopo fu chiamato per presentarsi sul campo di battaglia.

Seguì il soldato Saibo che si era presentato a lui per quella occasione, ma dovette incamminarsi da solo verso il campo dello stadio massimo. Doveva solo continuare a camminare dritto, presentarsi lì dove una folla di spettatori lo stava aspettando.

Joji non aveva mai sentito così tante voci insieme e non aveva mai visto così tante persone riunite in un unico posto. In quel momento non poté non ignorare un fatto che lo metteva altamente a disagio: i Saibo erano numerosissimi e, nonostante la guerra, continuavano ad aumentare di numero.

Lo stadio e il campo erano immensi e lunghe pareti di vetro indistruttibile proteggevano gli spettatori da quello che poteva accadere sul campo.

"Chissà cosa altro ci fanno in questo posto. Forse è qui che mettono alla prova le loro macchine e invenzioni..." Joji era in cerca di una spiegazione valida, ovviamente la sua curiosità non riposava mai.

Non poté sfuggirgli la presenza di Kin Kote, Hiroshi Gen e Matsumoto Rift in prima fila, il primo al centro e gli altri due ai suoi lati.

"Come farai a parlarmi, pazzo Rift?!" Joji era preoccupato per quella postazione, ma Rift si sbrigò a chiarire i suoi dubbi.

«Non ho una voce meccanica per puro e semplice caso, Joji. Attraverso questo cambio artificiale sono in grado di inviare i miei pensieri non solo alle mie corde vocali artificiali, ma anche ad altri ricevitori.» Joji si sentì sollevato e un sorriso compiaciuto comparve sul suo volto.

Nessun parlò per presentare l'avvenimento, semplicemente l'imperatore si alzò e tutti si zittirono, dopodiché fece un movimento leggero con la mano e si rimise seduto. Quello era il segnale: dei cancelli alle spalle di Joji si aprirono e il pubblico prese di nuovo a farsi sentire, più forte ed entusiasta di prima.

Joji si girò verso i cancelli e i suoi sensi si attivarono.

Degli strani rumori provenivano da quel luogo oscuro: un miscuglio di versi animali e metallo stridente. "Che cosa è?!" Joji non aveva perso il suo sangue freddo, ma il non aver ancora capito con cosa avrebbe avuto a che fare lo terrorizzava. Rift ancora non aveva ripreso a parlargli.

Una strana presenza fece finalmente capolino dall'oscurità e Joji, pur non volendolo, si ritrovò ad ammirarla.

Era una macchina dalle forme animali: aveva quattro zampe, grosse fauci e una coda. Era alta quanto Joji e nella sua mandibola sarebbe di sicuro entrata la testa del giovane per intero. Si muoveva e si comportava come un animale, anche se il corpo era fatto di metallo, oro per essere precisi (come i cambi dell'imperatore). 

Annusava l'ambiente e sembrava infastidita, si muoveva indispettita e quando incrociò Joji con i suoi occhi gialli artificiali iniziò anche a ruggire.

«Quello che vedi davanti a te è il Cucciolo. Un tempo era un Robotsu animaloide innocuo. L'imperatore mi ha chiesto di incorporare il cervello di un animale selvaggio, una gatto per la precisione, dentro il Robotsu. L'esperimento è andato a buon fine, così abbiamo iniziato ad ampliarlo. Abbiamo cambiato volta per volta sempre più pezzi, cercando di mantenere in equilibrio la struttura base che tiene in vita il cervello e in funzione il motore ad energia continua. Più evolveva, più diventava feroce. E tu sarai il primo che si confronterà con questo Saibo animale. Non l'ho mai visto in azione, ma ho cercato di allentare le protezioni attorno al suo petto e alle sue fauci. Così sarà più facile per te raggiungere quei punti e distruggere il cervello o il motore ad energia continua. A quelli devi puntare! Altro non lo fermerà!» Joji ascoltò Rift con attenzione, ma i suoi occhi erano puntati sul Cucciolo. Avevano iniziato a girare in tondo, più giravano, più il Cucciolo si indispettiva.

I suoi ruggiti artificiali facevano gelare il sangue e le sue unghie dorate scavano il terreno senza la benché minima difficoltà.

Joji sfilò velocemente una delle sue spade e il Cucciolo aumentò le sue minacce. Era calato il silenzio nello stadio massimo; tutti quanti osservavano assorti quello che stava accadendo e che a breve sarebbe accaduto.

JPNWhere stories live. Discover now