六 Mastro • •

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Più tempo passava immerso nei suoi dubbi e nei suoi pensieri, più la bambina cresceva senza essere toccata dalle braccia artificiali del Mastro Meccanico. La madre si prendeva cura di lei senza obiettare e Matsumoto passava il suo tempo libero ad osservarla crescere.

"Non avevo mai visto qualcosa del genere: una femmina umana. Libera di crescere come natura l'ha fatta. Niente cambi, niente controllo. Uno spirito libero, curioso e istintivo. Per adesso, la lascerò crescere e continuerò a nasconderla alla vista dell'imperatore, che fortunatamente sembra essersi quasi scordato di lei. Ma un giorno dovrò presentarmi da lui con un esperimento. Il problema è che non ho il coraggio di fare nessun cambio sulla piccola umana, e in età così avanzata rischierei pure di ucciderla."

Matsumoto comprese che la presenza della madre si sarebbe rivoltata contro di lui. Quando la necessità del latte materno si affievolì, lui sostituì la presenza della madre con quella del primo Robotsu da lui modificato. Un modello che si presentava come SaruKi. Il Robotsu, disconnesso ormai dalla rete, sottostava agli ordini di Matsumoto, che ne era il padrone.

Anche se all'inizio la bambina sentì la mancanza della madre, si abituò presto al suo nuovo genitore di metallo.

Osservarla crescere riscaldava l'animo del Mastro Meccanico, facendogli provare a lungo termine la stessa sensazione che provava quando incontrava un neonato umano pronto a diventare un futuro Saibo.

Fu lui stesso a scegliere il suo nome: Nena.

Quando Nena raggiunse i tre anni d'età, Matsumoto prese la decisione finale di lasciarla vivere come umana. Con la crescita, i suoi capelli divennero più scuri, ma rimasero castani e ondulati, mentre i suoi occhi innocenti e umani si animarono di meraviglia e curiosità.

Il laboratorio privato di Matsumoto era l'unico luogo che avesse mai visto e le uniche figure con cui interagiva erano lui e SaruKi.

Nena era una bambina allegra, curiosa, energica, ma anche combinaguai. Anche se era sbadata, ascoltava sempre Matsumoto. Lui l'aveva istruita su tutto, facendole comprendere sin dalla tenera età che era diversa e che questa diversità si sarebbe rivoltata contro di lei se qualcuno l'avesse scoperta. Adesso non erano solo i suoi capelli a essere diversi, ma anche la specie a cui apparteneva.

Matsumoto la considerava sua figlia e questo sentimento gli permise finalmente di trovare le risposte ai suoi grandi quesiti.

L'infanzia di Nena fu felice, anche se perennemente vissuta nella paura di essere scoperta. Non c'era bisogno che Matsumoto insistesse sui pericoli che l'aspettavano fuori dal suo laboratorio, perché il coraggio non era di certo un dei pregi di Nena. Dai suoi nascondigli osservava i Saibo che passavano nel laboratorio e conosceva il loro mondo e quello che accadeva nella loro società; Matsumoto sapeva che la conoscenza era preziosa per la piccola umana, quindi non gliela negò mai.

Ma questa ribellione da parte del Mastro Meccanico non poteva continuare all'infinito: l'imperatore non si era scordato di Nena. Semplicemente scelse di fidarsi del giudizio di Matsumoto e lo lasciò agire secondo i tempi che considerava più consoni.

Anche se Nena non faceva nulla per rischiare di essere scoperta, più il tempo passava, più sarebbe stato facile scoprirla; sia lei che Matsumoto sapevano che sarebbe stata più al sicuro con gli umani piuttosto che nascosta nella società Saibo. I Saibo, esattamente come i Robotsu, erano nemici degli umani; esattamente come i loro nemici di metallo, avevano un solo interesse nei confronti degli umani, cioè sterminarli. Per loro gli umani ancora rimasti tali erano dei traditori: avevano rinnegato la necessità di evolvere artificialmente e con questo avevano disprezzato la vita, o almeno questa era la loro interpretazione delle ragioni che spingevano un umano a rimanere tale.

Matsumoto era a conoscenza di un solo villaggio umano ancora esistente, ed era lì che voleva mandare Nena. L'aveva istruita a dovere, mettendola al corrente di tutto quello che sapeva a proposito di questo villaggio.

Nena era entusiasta all'idea di scappare via, ma avrebbe sentito la mancanza del Mastro Meccanico. Aveva appena compiuto nove anni quando arrivò il momento di dare il via alla fuga. Si svegliò presto e corse subito da Matsumoto; i suoi capelli ondulati erano molto lunghi e lei li adorava, esattamente come adorava la sua famiglia di metallo.

«Non sono pronta! Non sono pronta! Ho paura. E se non piacerò agli altri umani?» iniziò la sua giornata con il confidare le sue preoccupazioni, ma Matsumoto era già a conoscenza dello stato d'animo della bambina.

«Tu sei una di loro, ti adoreranno.» Nena iniziò a girarsi una lunga ciocca di capelli tra le dita, le parole di Matsumoto non riuscirono a calmarla.

«E se invece mi odieranno per via dei miei capelli? Esattamente come ha fatto l'imperatore?» Matsumoto posò lo sguardo su di lei.

«Non ti odieranno, loro non sono Saibo, non sono come l'imperatore.»

«E tu come fai a saperlo? Li hai per caso conosciuti gli umani?!» chiese lei in preda al panico. Matsumoto adorava la sua genuina curiosità e sorrise cercando di tranquillizzarla.

«Non li ho conosciuti di persona, ma ho sentito parlare di loro e gli ho studiati. Non avere paura, ti accetteranno.» il labbro inferiore di Nena iniziò a tremare, poi corse verso Matsumoto e strinse con forza uno dei suoi arti artificiali. Iniziò a piangere e SaruKi si portò le mani al petto nel vederla così triste, ma non si intromise tra lei e Matsumoto.

«Non avere paura.» si limitò a dirle con sicurezza nella voce, ma Nena dissentì con il capo.

«Perché non puoi venire anche tu con me?»

«Io non sono umano.»

«Ma il tuo cervello sì! E tu hai detto che il cervello è l'unico organo che deve assolutamente rimanere umano affinché un Saibo non diventi un Robotsu. Ma se il cervello è dove l'umanità si trova, allora sei umano anche tu!»

«Sì, ma allora anche gli altri Saibo sono umani. Però loro non si credono tali, giusto?» il broncio di Nena divenne più evidente.

«Che importa cosa credono loro!»

«Importa, Nena. Perché le distinzioni sono chiare. Non importa cosa io penso, ma importa quello che Saibo, Robotsu e umani pensano collettivamente. Gli umani non mi accetteranno mai, ma accetteranno te, ed è giusto così.» Nena abbandonò la presa su Matsumoto e si asciugò le ultime lacrime.

«Mi mancherete molto tutti e due.»

«Anche a noi mancherai, Nena! Per fortuna avrò l'onore di accompagnarti durante la fuga, così potrò starti accanto un po' di più!» affermò SaruKi correndo ad abbracciarla.

«I preparativi ormai sono pronti. Domani potremo dare il via alla tua fuga.» aggiunse Matsumoto e Nena cercò di sorridere. Il suo sorriso falso si trasformò subito in un sorriso genuino perché il villaggio per lei rappresentava la possibilità di essere finalmente libera e felice.

Anche se il suo carattere era molto energico e positivo, Nena soffriva profondamente per la sua condizione. Si sentiva di vivere in una gabbia dorata e aveva l'ansia perenne di essere scoperta. La paura era l'emozione che provava più frequentemente; nei momenti più rischiosi si sentiva bloccata dalla paura, incapace di agire in qualsivoglia modo. Era come se anche il suo cuore smettesse di battere; tali momenti erano i peggiori perché più che impaurita, era terrorizzata.

Anche se avevano preparato tutto per la fuga, Matsumoto aveva anche escogitato un piano secondario in caso di necessità: se fosse accaduto qualcosa di negativo durante la fuga, o una volta arrivata al villaggio, Nena poteva scappare ulteriormente, verso un luogo lontano e misterioso. E per farlo, avrebbe dovuto attraversare la Nebbia Rossa.

L'idea la spaventava più della fuga verso il villaggio, perché a quel punto sarebbe rimasta sola con SaruKi, in un luogo sconosciuto anche a Matsumoto, ma il lato positivo era che, grazie alla presenza della Nebbia Rossa, i Saibo non l'avrebbero mai raggiunta. E per loro ulteriore fortuna i Robotsu non avevano mai dimostrato interesse di attraversarla. Matsumoto aveva una sua teoria sul perché, anche se non l'aveva testata con SaruKi; secondo lui, la Nebbia Rossa disturbava la connessione dei Robotsu con la loro rete, infatti avevano dimostrato spesso di preferire non allontanarsi troppo dalla loro città; farlo significava rischiare maggiormente di essere disconnessi. Quindi, in caso di gravi problemi durante o dopo la fuga, Nena poteva attraversare la Nebbia Rossa e ritrovarsi sola con SaruKi, ma salva e al sicuro.

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