七 Traditori • •

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Dopo tre giorni di ricerche e ricostruzioni, venne fuori il più grande dei segreti di Rift. Qualcosa che sperava con tutto se stesso che nessuno scoprisse e del quale era sicuro di non aver lasciato tracce, ma Gen aveva insistito affinché fossero fatte ricerche più approfondite sul tema e infine la verità venne a galla.

Hiroshi Gen corse dall'imperatore una volta scoperta la notizia.

Kin Kote lo ascoltò con attenzione e con un'espressione seria, ma anche incredula, sul volto.

«Mio signore, le assicuro che è tutto vero. Ho ricontrollato più di una volta per accertarmi che sia così. Mi deve credere, il mastro meccanico traditore ha lasciato in vita la donna umana!»

Kin Kote strinse talmente forte i pugni artificiali dorati che il metallo si sentì stridere. Era furioso, ma si stava controllando, anche se con difficoltà.

«Come ha fatto? E perché?»

«Questa, mio signore, è la parte più interessante di tutte...»

Hiroshi Gen raccontò al suo imperatore il grande segreto e potere di Nena: avevano scoperto che era l'unica intelligenza capace di conoscere il codice per sbloccare la memoria che conteneva le informazioni per costruire un motore ad energia continua. E non solo, la memoria ovviamente era insieme a lei, protetta da Saruki. Nel sentire tale notizia, l'occhio umano di entrambi i Saibo si illuminò di desiderio. Ovviamente, nessun altro metodo avrebbe funzionato per mettere le mani su quella informazione; nessuno era in grado di oltrepassare i sistemi di sicurezza creati da Rift. La cosa migliore era trovare la ragazza e, in un modo o nell'altro, convincerla a sbloccare le informazioni. Prima però di raggiungere quella parte del piano, dovevano trovare la ragazza. Molto probabilmente l'umano Joji l'aveva trovata prima di loro; l'idea non fece altro che entusiasmare di più l'imperatore. Il desiderio di catturarli entrambi divenne enorme e impossibile da ignorare. Kin Kote li voleva entrambi vivi e davanti al suo cospetto.

Oltre questo, l'idea di trovarsi in possesso delle informazioni più preziose del loro mondo lo mandava in estasi. Se i Saibo fossero stati in grado di costruire motori ad energia continua, i Robotsu non avrebbero avuto più nessuna opportunità di vittoria. La guerra sarebbe stata vinta!

Quindi nemmeno c'era da discutere sulla questione: gli umani andavano trovati e portati al cospetto dell'imperatore. A capo di tale operazione ovviamente poteva esserci una sola persona: Hiroshi Gen, l'uomo più fidato dell'imperatore, forse l'unico di cui si poteva veramente fidare.

L'operazione iniziò con grande successo. In breve, il nuovo mastro meccanico, anche se ancora giovane, ma molto esperto, era stato capace di riprodurre i filtri che Rift aveva fatto ai caschi di Joji e Nena, affinché le truppe potessero oltrepassare la Nebbia Rossa.

Il gruppo operativo non era molto numeroso, ma terribilmente efficiente. Hiroshi Gen aveva al suo fianco solo i migliori soldati e tecnici. Era una squadra mortale, che se i due umani avessero incontrato, se non fosse stato per un miracolo, sarebbero fuggiti con difficoltà dalle loro grinfie.

La notte prima dell'inizio dell'operazione, Hiroshi Gen fece una delle sue passeggiate notturne. Tutti nel palazzo sapevano che preferiva camminare da solo quando aveva tanti pensieri per la testa, o prima di una battaglia importante.

Indossava la sua divisa e camminava assorto, il vento batteva forte quella notte e la luna era piena, ma lui non soffriva il freddo.

Guardò l'orologio al suo polso e premette un piccolo bottoncino ai lati rotondi, aspettò dieci minuti e alzò lo sguardo verso il cielo notturno, il vento ancora batteva. Intravide una piccola figura nera passare velocemente davanti alla Luna, per poi scomparire nel buio, ma più questa si avvicinava a lui, più diventava chiara nel suo aspetto.

Una presenza con un corpo di metallo dalle forme femminili iniziò ad atterrare con delicatezza davanti a Hiroshi Gen. Era un metallo brillante, di una tinta dorata e rosata, il viso invece sembrava fatto di silicone, quasi a mimare la pelle umana, ma era di un rosa innaturale, troppo violaceo, anche se molto chiaro. Tratti delicati e artificiali quelli del viso, così come i due grandi occhi luminosi artificiali che emanavano una luce violacea e intensa. Ad adornare il viso artificiale, un ologramma luminoso di lunghi capelli rosa, la quale tecnologia avanzata riusciva a percepire il verso del vento e ne seguiva l'andamento attraverso l'animazione. Le protezioni del petto della macchina femminile erano fatte di vetro, sicuramente un vetro molto più resistente del metallo di cui erano fatti gli arti. Al centro un cuore artificiale, quello era il motore ad energia continua della macchina. Attorno, dentro il petto di vetro, venivano prodotti dei fumi bianchi, rosa e viola, che proteggevano il cuore e portavano avanti anche altre funzioni. I palmi delle mani artificiali della macchina erano fatte dello stesso silicone del viso, ma l'esterno era di metallo, i piedi invece erano completamente di metallo. Proprio da sotto i piedi arrivava l'energia per librarsi in volo; non c'era produzione di fiamma, ma una luce bianca si poteva intravedere quando tale meccanismo era attivo. Anche se non aveva bisogno di vestiti perché non c'era carne di cui essere pudici, attorno alle braccia e al bacino c'era un materiale plasticoso e lucente a coprire la macchina, era bianco e di poco trasparente, i dettagli invece erano rosa e viola. Questa bellissima, ma alquanto terrificante presenza artificiale si era palesata davanti a Hiroshi Gen, e lui non ne sembrava spaventato o sorpreso.

Quella era un Robotsu, uno dei più sofisticati e potenti.

Si osservarono per un breve momento, il Robotsu non sbatté le ciglia e i suoi movimenti erano così controllati che quasi sembrava essersi spento nella sua posizione. Ma non era spento, gli occhi brillavano come fari nella notte, ed erano fissi sul generale Gen.

«Generale Gen, che piacere rivederla» furono le parole del Robotsu. La voce era femminile, ma il sottotono era metallico; esprimeva emozione, ma non poteva essere scambiata per una voce umana.

«Akari, il piacere è mio.»

Akari cambiò posizione, per poi rimanere fissa sulla nuova.

«Non c'è tempo da perdere. Si spieghi velocemente e chiaramente.»

Hiroshi Gen annuì e iniziò a spiegare nel dettaglio, senza dimenticare una sola informazione, ad Akari tutto quello che aveva scoperto sul segreto del mastro meccanico. Akari ascoltò con interesse, ogni volta che sentiva nominare i motori ad energia continua fissava il suo sguardo sul generale, per poi tornare a osservare altri punti lontani dell'ambiente, ma non mancò una sola volta di fissare il suo sguardo su Gen quando nominava quella parola.

«Generale Gen, avevo il timore mi avesse chiamato senza un motivo valido e che avesse sprecato il prezioso patto che avevamo stretto tempo fa tra di noi, ma vedo che il suo giudizio è stato eccellente! Un motivo più valido di questo non poteva esistere per chiamarmi. Dobbiamo trovare la ragazza umana, dobbiamo portarla da Shiro Era.»

«Era questa la risposta che speravo di ricevere, Akari.»

«Se riuscirà a catturare la ragazza e portarla a me, io farò in modo che arrivi sana e salva a Tokyo, e Shiro Era si occuperà di estorcere da lei le informazioni più preziose dei nostri tempi. L'imperatore Kin Kote le ha affidato questo compito e penso sarà più che capace di portarlo a termine senza troppi problemi. D'altronde, sono solo due umani, carne ed emotività, contro un guerriero Saibo potentissimo. La vittoria è già sua.»

Hiroshi Gen annuì, ma non si permise di sorridere beffardo e sicuro di sé. Non era tipo da cantare vittoria prima ancora di raggiungerla.

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