九 Discarica • • •

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Hiroshi Gen fu portato alla città dei Saibo in condizioni critiche. Il nuovo mastro meccanico rimase colpito dalla gravità del colpo che Akari gli aveva inferto. Non tardò a informare Kin Kote di tale accaduto, e questo rese un po' meno colpevole il generale agli occhi dell'imperatore. Ma la rabbia che provava per aver perso gli umani era ancora molta. I Robotsu sapevano della giovane umana e del suo potere, altrimenti non si poteva spiegare una tale operazione.

Come avevano fatto i Robotsu a scoprire tale segreto? Kin Kote non riusciva a comprenderlo. Non c'era nessuna risposta plausibile. Matsumoto Rift? No, impossibile. Non avrebbe mai consegnato gli umani ai loro sterminatori. Allora chi o cosa? Il generale Gen? Impossibile. Aveva quasi perso la vita in quella discarica per portare gli umani al cospetto dell' imperatore.

Alla fine, fu proprio il giovane mastro meccanico a dare una risposta soddisfacente a Kin Kote.

Dentro al corpo del generale Hiroshi Gen, esattamente dietro il suo orecchio destro, c'era una piccola trasmittente, estremamente potente e di costruzione dei Robotsu, una tecnologia talmente raffinata da rendere il dispositivo impossibile da costruire in massa; tale dispositivo prendeva energia per funzionare dal sistema artificiale presente nel corpo del generale. Attraverso quella spia, i Robotsu furono in grado di ascoltare ogni conversazione tenuta da Hiroshi Gen. E fu così che furono in grado di scoprire dell'esistenza dell'umana.

«Quindi sapevano del piano, sapevano tutto. Aspettavano solo il momento giusto per attaccare.» fu la constatazione dell'imperatore.

«Sì, credo sia andata così, mio signore.» affermò il giovane mastro meccanico.

Kin Kote spaccò il suo stesso trono in due per la rabbia. Il giovane mastro si spaventò e si allontanò.

«Il generale Gen ha incontrato solo due volte nella sua vita il Robotsu Akari. Deve essere stato lui a inserirgli quell'aggeggio dietro l'orecchio, durante il loro primo incontro. Sin da allora i Robotsu hanno origliato, fino ad aspettare il momento migliore per usufruire di tale conoscenza.»

«Esatto, mio signore. Però adesso lo sappiamo, si sono fatti scoprire. La loro tecnologia è ormai obsoleta.»

«Sì, ma non l'hanno resa invana. Per niente. Quale momento migliore per usarla se non per mettere le mani sulla tecnologia dei motori ad energia continua?»

A quella domanda Kin Kote non voleva sentire risposta, si allontanò dalla sua sala regale con passo pesante.

Visitò il generale Gen. In quel momento non era cosciente, vista l'operazione ricevuta poco fa. Metà del suo viso era ormai un cambio artificiale, compresa l'intera mandibola. Kin Kote posò la sua mano artificiale dorata sulla spalla di Gen.

«Non ti incolpo, Hiroshi. Lo so che tu hai combattuto per far valere il mio volere fino alla fine. Grazie, sei l'unico di cui posso fidarmi.» Kin Kote abbandonò la sala d'ospedale con quella convinzione, che per quanto fosse falsa, riuscì a calmarlo e farlo di nuovo ragionare con freddezza e logica.

Intanto, molto lontano dalla città dei Saibo, in un viaggio che probabilmente non sarebbe finito bene, Akari alternava il suo sguardo tra gli umani e la sua mano artificiale sporca del sangue di Hiroshi Gen. Nena e Joji lo osservavano diffidenti, e non capivano il suo comportamento. Era come se stessa elaborando una quesito a cui non riusciva a trovare risposta facilmente.

«Questo è il sangue del generale Hiroshi Gen. È lo stesso sangue che scorre nelle vostre vene. Nonostante questo però, non fate più parte della stessa specie...»

Nena e Joji rimasero in silenzio.

«Questo è lo stesso sangue che mi ha creato. Senza di esso, io non potrei esistere oggi giorno. Come è possibile una tale operazione? E a quale scopo è stata svolta? Perché ci avete creato? No, so perché siamo stati creati, ma perché ci avete fatto a vostra immagine e somiglianza? È questo che non riesco a spiegarmi.»

«Io e Nena non abbiamo creato nessun Robotsu. Se fosse stato per me, non vi avrei mai nemmeno sognati!» fu la risposta di Joji.

«Allora mi riferisco ai vostri antenati, secondo voi perché lo hanno fatto? Cosa volevano guadagnarci? È per caso l'uomo soddisfatto solo quando ha controllo sui suoi stessi simili ed è per questo che ha voluto creare dei schiavi artificiali a sua somiglianza? O semplicemente era curioso di sapere se era in grado o no di creare da sé? D'altronde, era credenza popolare umana che loro stessi fossero stati creati a loro volta. È quindi il desiderio dell'umano di diventare Dio che ha dato vita a me?» Joji e Nena rimasero perplessi dal comportamento di Akari e con grande sorpresa di tutti, fu Nena a parlare.

«Io non lo so e non mi interessa. Adesso esistete voi, esistono i Saibo ed esistiamo solo io e Joji. Qualsiasi fosse stato il motivo, i nostri antenati hanno sbagliato perché il mondo ormai non appartiene più a noi umani, ma ai Robotsu e ai Saibo. Tutto questo è un grande errore.» Akari si fermò a calcolare quelle parole.

«Forse la risposta è che siamo stati costruiti per il solo desiderio umano di autodistruzione...»

«Io e Joji non vogliamo morire!» furono le parole di Nena.

Akari rimase in silenzio per una manciata di minuti calcolando una risposta al quesito che si era posto da quando aveva saputo dell'esistenza degli ultimi umani.

"C'è qualcosa che continua a non quadrare. Pensavo che la mia conoscenza degli esseri umani fosse completa, ma comprendo che mi sta sfuggendo qualcosa di importante. Cosa però? Non riesco a comprendere del perché l'umanità abbia creato i Robotsu e perché mai si è trasformata in Saibo per sopravvivere! Non c'è logica in tutto questo, la distruzione della propria specie per mano propria è illogico! Ma nonostante questo i due umani che ho davanti a me sembrano essere il totale contrario dei loro antenati, perché hanno caratteristiche e desideri completamente opposti. Un secondo... io conosco i loro antenati, la loro storia e cultura, ma conosco veramente i loro desideri? Può essere che i due umani qua presenti abbiano gli stessi desideri dei loro antenati? Se fosse così, allora potrei scoprire perché mai l'umanità mi ha creato. Potrò farlo solo se avrò occasione di osservarli da vicino..."

«Voi non morirete, tranquilli.» furono le parole di Akari dopo un lungo silenzio.

«Cosa?» chiese Joji.

«Shiro Era non vi vuole uccidere.»

«E cosa vuole?»

«Lo scoprirete quando arriveremo alla Città Sacra.»

Joji deglutì con difficoltà e strinse ancora più forte Nena.

«Che posto è la Città Sacra?»

«Una città che i vostri antenati chiamavano Tokyo. Era la capitale della loro civiltà. Adesso è la nostra Città Sacra, lì dove il primo Robotsu è stato creato e dove ancora è presente.»

«E il primo Robotsu... è Shiro Era?» chiese Nena.

«Esatto. Shiro Era. Il primo Robotsu.»

Akari provò a sorridere per tranquilizzarli, ma il suo viso distorto dalla battaglia non fece altro che metterli ulteriormente a disagio.

JPNWhere stories live. Discover now