十三 Conflitto •

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Joji e Nena non avevano intenzione di addormentarsi, ma era accaduto comunque. Anche se dormirono serenamente, appena furono di nuovo svegli, l'ansia si impadronì di loro. Si vestirono velocemente e andarono a controllare il grande salone dell'appartamento.

Anche se erano ansiosi non si sorpresero di trovare Shiro Era seduto su una poltrona ad aspettarli; dopo la promessa infranta di Joji di non tornare, dovevano esserci per forza delle conseguenze. Shiro Era fu accompagnato da due Robotsu soldati, potevano essere benissimo i due che avevano accompagnato gli umani fino alla Città Sacra, il modello era lo stesso.

Shiro Era aveva preso le spade di Joji, sorrise quando vide l'espressione di disagio del giovane umano appena si accorse di non averle più accanto a lui; Shiro Era fu soddisfatto di fargli quell'effetto. Continuando a sorridere si alzò, estrasse una delle spade e i due umani si allontanarono leggermente da lui, ma si limitò soltanto ad ammirare la lama, come se la stesse studiando.

«Mi ricordo quando queste spade furono costruite. Impossibile riprodurre tale materiale senza il motore ad energia continua. Una sola macchina era in grado di creare questa lega. Sfortunatamente tale macchina è stata distrutta molto tempo fa. Potrei costruirne una nuova, se solo qualcuno decidesse di condividere con me determinate informazioni...» Shiro Era guardò con intensità Nena, e lei non abbassò lo sguardo, non mostrò di essere intimidita da lui.

Shiro Era continuò a parlare.

«Ancora non so di preciso come mi devo comportare con voi affinché io possa farvi fare quello che voglio io. Non so quali metodi usare, quali minacce adoperare, o torture se necessario. Un vero dilemma. Quindi, per adesso, mi limiterò a derubarvi della vostra libertà di movimento. Siete miei prigionieri, stavolta in maniera più evidente e cruda, ma necessaria.»

Nel dire tali parole c'era soddisfazione nella sua voce e nel suo sguardo. Joji e Nena in quel momento avevano completamente dimenticato che quello davanti a loro fosse una macchina; talmente bravo era nella sua mimica umana, che l'unica sensazione che ricevettero fu quella di trovarsi alla mercé di un uomo, un uomo malvagio e malintenzionato.

I due Robotsu soldati non diedero ulteriore tempo agli umani per pensare a qualcos'altro, perché li catturarono immediatamente e li misero in manette. Joji e Nena furono accompagnati velocemente a delle celle piccole, poco illuminate e grigie; non c'erano finestre e non avevano modo di comunicare tra di loro.

Subito dopo aver imprigionato i due umani Shiro Era si incontrò con Akari.

«I Saibo si sono messi in cammino, presto, la Città Sacra diventerà un campo di guerra.» riferì Akari, Shiro Era sorrise soddisfatto.

«Ottimo. Tutto secondo i piani. Siamo o non siamo creature superiori, Akari?» Akari non rispose a quella domanda retorica. Quando trovò finalmente risposta al suo quesito esistenziale, si sorprese di scoprire che in realtà i suoi codici e i suoi circuiti non erano veramente fedeli a chi si firmava come suo possessore, ma erano stati costruiti affinché lui credesse che fosse così, lasciandoli però spazio libero per una scelta etica o morale, in caso questa si fosse posta.

Akari, per la prima volta in tutta la sua esistenza, si sentì alla pari di Shiro Era.

"D'aspetto non sono umano come lui, ma la mia coscienza lo è molto di più. E adesso che so che a livello cognitivo siamo stati costruiti uguali, so anche che entrambi abbiamo scelto di essere chi siamo. Shiro Era ha scelto di essere un mostro, io ho scelto di fare la cosa giusta."

Ma nessuno di questi pensieri mutò l'espressione sul viso metallico di Akari e Shiro Era non aveva modo di sospettare di lui e dei cambiamenti nella sua coscienza etica e morale.

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