XLVII

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Quando Jungkook girò le chiavi nella serratura, non potevo credere di essere a casa sua, insieme a lui e di doverci rimanere fin quando avessi voluto.

Stava iniziando una nuova avventura insieme alla persona che più amavo al mondo.

Jungkook mi prese per mano trascinandomi fino alla sua camera.

«Finalmente questo armadio sarà un po' più pieno ora» mi sorrise.

In effetti era enorme, probabilmente ne aveva riempito solo la metà.

Quando con il telecomando fece aprire la tapparella elettrica, la luce del giorno iniziò a illuminare la stanza e non potevo credere a ciò che stavo vedendo.

Mi portai istintivamente le mani alla bocca, cercando di non piangere per l'ennesima volta in quei giorni... ma il mio tentativo fallì miseramente.

Jungkook aveva incorniciato le nostre foto più belle e le aveva appese sulle pareti della sua camera. Era davvero emozionante vedere tutti quei ricordi in una volta sola e sapere che Jungkook voleva tenerli proprio nella sua camera da letto.

Quando si accorse del mio sguardo, mi abbracciò da dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla.

«Le ho appese quando sono tornato da Los Angeles»

Mi voltai verso di lui e gli diedi un bacio sulle labbra, non ne avevo mai abbastanza.

«Sono troppo felice che tu sia qui, finalmente con me» aggiunse.

«Non desideravo altro»


Nei giorni successivi Jungkook mi aiutò a sistemarmi, era davvero bello condividere con lui quella casa e tutte le nostre giornate.

Mi viziava parecchio, di mattina mi svegliava solo dopo aver preparato la colazione ed era davvero un gesto degno di nota sapendo com'era il suo sonno pesante, poi ci dedicavamo a qualche ora di attività fisica sul suo terrazzo e ogni giorno decidevamo di fare qualcosa di diverso, approfittando del fatto che Jungkook avesse qualche settimana di vacanza e io pure, prima di ricominciare a pieno ritmo con i nostri impegni.

«No, Hazel stai sbagliando il movimento. Così ti spacchi la schiena»

«Non riuscirò mai ad essere sportiva» sbuffai

«Devi solo impegnarti e credere in te stessa» disse, facendomi posizionare correttamente.

Le sue mani sul mio corpo mi facevano pensare a tutt'altro che allo sport, ma questo era un altro discorso.

«Difficile farlo con te vicino» era davvero perfetto in tutto, come potevo solo paragonarmi a lui.

«Che intendi dire con questo?» mi guardò malizioso.

«Hai capito benissimo, Narciso che non sei altro»

«Narciso era talmente bello da innamorarsi di se stesso - constatò - quindi lo prenderò come un complimento»

«Si, ma ti ricordo che è morto cadendo nel lago in cui si ostinava ad osservare la sua immagine riflessa»

«Perché con te tutto deve sempre prendere una piega tragica?» rise.

«Non l'ho mica inventata io la mitologia greca!» gli feci notare.

«Stamattina sei insolitamente nervosa, andiamo a fare un giro che magari ti migliora l'umore»

Mai e dico MAI dire una cosa del genere a una donna in pre-ciclo.

«Cos'hai detto?» chiesi minacciosa.

«Io? Niente...» fece il finto tonto.

«Ripeti immediatamente cos'hai detto» gli ordinai.

Entrò in casa e io lo seguii.

Double Life - Jeon JungkookKde žijí příběhy. Začni objevovat