XXXVI

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JUNGKOOK'S P.O.V.

L'ago che continuava a entrare e uscire dalla mia pelle mi provocava un dolore terribile, ma dopotutto era meglio di come me lo avevano descritto.

«Ho quasi finito» mi disse Mijoo notando l'espressione sul mio volto. Dove c'erano le vene faceva più male.

«Va bene, basta che fai in fretta» 

«Ecco fatto!»

Guardai allo specchio il mio braccio, il tatuaggio era esattamente come lo volevo.

Il giglio tigrato rappresentava la mia data di nascita e il suo significato è "ti sfido ad amarmi". È un fiore forte, potente, ricco di vitalità, vibrante. È un fiore che esibisce il suo fascino, talvolta spaventoso, senza vergogna, ma anzi con orgoglio... e mostrando la sua bellezza terrificante, quasi sublime oserei dire, ad un'altra anima, sfida quest'ultima ad amarlo così come è fatto, senza cercare di cambiarlo.

Io mi sentivo esattamente come quel fiore, grintoso come una tigre sul palco e nella vita di tutti i giorni. In realtà spesso mi capitava di sentirmi insicuro di me stesso, ma quella grinta era ciò a cui aspiravo... volevo raggiungere la perfezione sempre e in tutto. Le mie ambizioni potevano rendermi affascinante agli occhi degli altri, ma allo stesso tempo spaventoso. Spaventoso per chi avrebbe voluto amarmi, ma aveva paura di essere travolto dal mio stesso successo.

Infatti io non sfidavo nessuno ad amarmi, ma pregavo che qualcuno avesse voglia di farlo apprezzando tutti i miei difetti, senza cercare di cambiarli, e avendo il coraggio di starmi accanto in una vita che poteva intimidire e spaventare.

Quel fiore con accanto la scritta "PLEASE LOVE ME" erano più che una semplice dichiarazione d'amore e più che una semplice preghiera, perché erano rivolti ad un unica persona su tutta la Terra... l'unica persona che avevo avuto il privilegio di amare fino a quel momento nella mia vita.

Mijoo mi abbracciò e mi accarezzo la pelle arrossata intorno al tatuaggio.

«È proprio bello su di te»

Sorrisi imbarazzato e fuggii da quella situazione scomoda.

«Ora devo andare, mi aspetta l'ultimo mese di tour in America»

Ero in ritardo, il volo sarebbe partito di lì a tre ore e se non mi fossi presentato in orario il manager mi avrebbe sicuramente ucciso.

Il tour era già iniziato da due mesi, avevamo concluso tutte le tappe in Europa e in Asia, ora mancavano quelle americane.

L'America... significava così tanto per me. Fu in quel posto che mi formai come ballerino e fu sempre lì che ricevemmo i trofei più importanti e raggiungemmo traguardi inimmaginabili... ed era anche il posto che più mi ricordava quella ragazza.

In quei mesi non ci eravamo mai sentiti, neanche un messaggio o una telefonata. Anche se non lo volevo ammettere a me stesso, stavo malissimo e a distanza di così tanto tempo non riuscivo ancora a togliermela dalla testa. Il mio piano di dimenticarla era fallito miseramente.

Avremmo passato negli States un bel po' di tempo, avevamo anche programmato una piccola vacanza prima del grande concerto finale a Los Angeles. Mentirei se dicessi di non aver sperato, anche solo per una frazione di secondo, di incontrarla.

Dopo interminabili ore di volo, giungemmo finalmente a destinazione. Avevamo affittato un'enorme villa con piscina, non vedevo l'ora di buttarmici dentro.

Double Life - Jeon JungkookWhere stories live. Discover now