VIII

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Per i successivi dieci giorni Jungkook non si era fatto né vedere né sentire, doveva essere davvero molto arrabbiato con me e stavo malissimo per questo. Neppure Lyor aveva sue notizie, o semplicemente non poteva dirmi niente su istruzione di Jungkook.

Passavo i pomeriggi a cercarlo, gli mandavo messaggi, lo chiamavo... ma niente. Nessuna risposta. Il silenzio più totale.

Credevo di aver combinato un vero casino. Probabilmente aveva capito che anche da parte mia c'era un sentimento nei suoi confronti e doveva essersi sentito rifiutato, o peggio ancora, preso in giro.

«Hazel fermati! - mi ordinò Lyor, interrompendo la mia ricerca disperata - sono giorni che vieni qui solo per cercarlo.»

«E non smetterò finché lui non la finirà di ignorarmi.»

«Ti stai facendo del male da sola.»

«No Lyor, sto seguendo il tuo consiglio. E una cosa l'ho capita, in tutti i casi possibili non posso escludere la sofferenza, quindi tanto vale continuare a cercarlo.»

«Ok, però cerca di pensare anche a te stessa.»

Sapevo che Lyor si stava solo preoccupando per me, ma io non riuscivo a non preoccuparmi per Jungkook. Di notte non dormivo, avevo delle occhiaie che avrebbero fatto paura anche a un mostro, non avevo fame e non avevo più voglia di di studiare e figuriamoci di fare sport. Stavo annullando la mia esistenza per lui e lui non c'era.

Fu proprio in quel momento che capii quanto fosse importante per me Jungkook. Mi tornarono alla mente tutti i bei momenti passati insieme, le risate, anche le situazioni più imbarazzanti. In un modo o nell'altro riusciva a illuminare le mie giornate.

Solo in quel momento di lontananza capii quanto mi facesse stare bene e quanto io odiassi lo sport, eccetto quando era lui a insegnarmelo.

Mi mancava. Mi mancava da morire e non potevo farci niente. Mi sentivo così stupida.

Uscii dal bar e mi sedetti sulla solita panchina, ormai era diventato il mio luogo per pensare. Anche il posto in cui avevo abbracciato per la prima volta Jungkook. Ero immersa nei miei pensieri quando sentii la voce di Lyor alle mie spalle, stava parlando al telefono con qualcuno e penso non volesse farsi sentire, infatti era uscito dal bar.

«Sta impazzendo, rispondile.» lo sentii direi.

Avevo capito benissimo con chi stava parlando. Non ci pensai due volte e mi fiondai verso di lui. Gli rubai il telefono dalle mani e lo portai al mio orecchio.

«Jungkook!» esclamai quasi piangendo, ma non ricevetti risposta.

«Jungkook, ti prego. Dimmi almeno se stai bene. - feci una pausa e continuai - Ti prego, fatti sentire.»

In quel momento, lui  terminò la chiamata.

Guardai Lyor con gli occhi pieni di lacrime, supplicandolo di dirmi qualcosa.

«Hazel ti giuro che è la prima volta che lo sento dopo giorni.» si giustificò.

«E cosa ti ha detto?»

«Mi ha chiesto come stessi tu.»

Non ci vedevo più dalla rabbia.

«E come crede che stia, se continua a ignorarmi!» urlai talmente tanto che alcune persone si girarono a guardarmi.

Decisi di andare a casa e calmare i nervi, per quanto possibile. Trovai Lynda ad aspettarmi con un'aria preoccupata.

«Lyor ti ha raccontato tutto, vero?» le domandai.

«Si, e sono molto preoccupata per te.»

«Non devi preoccuparti.» dissi andando in camera mia, ma lei mi seguì.

Double Life - Jeon JungkookOnde histórias criam vida. Descubra agora