XXXIII

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Quella settimana non mi era stata d'aiuto come speravo... ero contenta di aver rivisto la mia famiglia, ma quel pensiero fastidioso non mi aveva lasciata neanche per un secondo.

Scesa dall'aereo mandai un messaggio a Lynda.

"Ritiro il bagaglio e arrivo"

"Ok, ti aspetto all'uscita del gate"

Mi diressi dove mi aveva indicato Lynda, ma di lei non c'era traccia. Decisi di chiamarla per chiederle dove fosse finita.

Stavo digitando il numero sulla tastiera quando sentii qualcuno tirarmi per il braccio.

L'uomo aveva la mascherina e il capello con la visiera che gli copriva il volto, ma ero fin troppo innamorata di lui per non capire chi fosse.

Che pagliaccio. Pensava forse che non lo avrei riconosciuto?

Decisi di non gridare per non scatenare il panico e per paura che mezzo aeroporto avrebbe potuto riconoscerlo siccome era appeso ovunque, in formato cartaceo ovviamente. La cosa mi infastidiva. Immaginavo le camerette di migliaia di ragazzine addobbate con la faccia del ragazzo che diceva di amarmi.

Mi portò in un posto più appartato e non fece in tempo a togliersi la mascherina che si beccò uno schiaffo in faccia.

«Tu e Lynda vi divertite a prendermi in giro per caso? Sparisci dalla mia vista prima che ti incenerisca solo con lo sguardo» dissi tutto d'un fiato cercando di sorpassarlo.

Lui mi bloccò per il braccio.

«Hazel, aspetta. Per favore»

Spostai lo sguardo dalla sua mano, che teneva fermo il mio braccio, al suo viso. Nel momento stesso in cui incontrai i suoi occhi, il mio cuore perse un battito. Mi faceva ancora quell'effetto e non lo sopportavo.

«Ti chiedo solo di ascoltarmi, per l'ultima volta. Poi se deciderai di non volermi più vedere, non ti infastidirò più»

La crepa sul mio cuore si allargava sempre di più.

Sapevo che non mi avrebbe lasciata andare facilmente, perciò acconsentii. Maledetta me.

Il tragitto in macchina fu silenzioso. Jungkook non perdeva occasione per guardarmi, ma io feci del mio meglio per ignorarlo. Avevo imparato a memoria come era fatta quella superstrada che osservavo dal finestrino.

Stare seduta lì mi metteva agitazione, quella macchina mi rievocava troppi ricordi.

Stavo anche progettando un'adeguata vendetta per la mia "amica" che mi aveva teso una trappola.

«Hai passato un po' di tempo con la tua famiglia?» mi domandò.

Strangolamento?

«Spero tu abbia passato una settimana migliore della mia»

O forse ghigliottina? Stupida ragazza.

Non lo stavo minimamente ascoltando.

«Hazel... probabilmente non mi crederai e penserai che sono un bugiardo, ma i miei sentimenti per te sono sempre stati sinceri, fin dal primo secondo»

Parcheggiò la macchina nello stesso posto in cui mi aveva fatto assaggiare il mio primo bubble tea.

Scesi sbattendo la portiera e mi incamminai velocemente verso una meta indefinita.

Ci ritrovammo ancora su quel maledetto ponte. Probabilmente prima o poi mi sarei buttata in quel fiume Han, tutte le disgrazie riconducevano sempre a quel posto.

Proseguii la mia marcia, finché Jungkook non mi fermò.

«Vieni» mi trascinò verso un parco isolato in cui non ero mai stata.

Double Life - Jeon JungkookWhere stories live. Discover now