XXXV

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Mi svegliai con un mal di testa indescrivibile. Mi diressi verso la cucina per fare colazione e prendere una qualsiasi medicina che avrebbe potuto farmelo passare.

Dopo pochi minuti mi raggiunse Lynda.

«Hazel, ti prego... dimmi che sei consapevole di ciò che hai fatto ieri»

Consapevole? Di cosa esattamente?

«Non so di cosa tu stia parlando, so solo di aver fatto un sogno terribile... Jungkook diceva a Lyor di non voler avere più niente a che fare con me, ma poco dopo ci siamo incontrati in circostanze ambigue e ci siamo baciati e detti delle cose bellissime, anche se non ricordo cosa esattamente»

«Vi siete anche baciati?» gridò.

«Ti ricordo che non stai guardando un drama, è solo il mio sogno» sempre la solita esagerata.

«Sogno dici, eh? Come se ieri sera Jungkook non ti avesse portato qui tra le sue braccia perché eri ubriaca da far schifo!»

Un attimo. Cosa? Era successo davvero?

«Ti prego dimmi che è uno scherzo... ho dei ricordi molto confusi»

«Non è uno scherzo, idiota! Te lo avevo detto che te ne saresti pentita»

Passai tutta la mattinata a cercare di ricordare cosa avevo combinato la sera prima e più riaffioravano i ricordi, più mi volevo nascondere in un buco nero.

Riuscivo a pensare solo a lui e a ciò che mi aveva detto, tralasciando la me ubriaca al quanto pietosa.

Dopo tutto ciò che era successo, non potevo far finta di niente. Dovevo vederlo.

Decisi di mandargli un messaggio e sorprendentemente mi rispose.

"Hey... scusa per ieri. Non ci vediamo da molto tempo e non volevo sicuramente incontrarti in quel modo"

"Non ti preoccupare, so che non eri in te... ho cercato di assecondarti per non farti cadere in una crisi isterica, ma non è cambiato niente tra di noi, perciò puoi stare tranquilla"

Non mi aspettavo assolutamente una risposta del genere. Dal nervoso scaraventai il telefono contro al muro.

Pensava che non ero in me, ma lo ero eccome. Ero convinta di tutto quello che gli avevo detto.

Io non ci volevo credere. Non poteva avermi detto quelle cose se non le pensava davvero. Si era preso cura di me e continuava a ripetermi di non fare niente di avventato perché non sarebbe riuscito a trattenersi.

Le sue doti da bugiardo mi avevano già stupita una volta, ma in quel momento ero sicura non stesse mentendo.

«Lynda puoi chiamare Jungkook al telefono per favore?» chiesi tornando in cucina.

«Perché dovrei chiamarlo io?»

«Perché a me non risponderebbe»

Lynda roteò gli occhi al cielo, poi, senza dire una parola, mi porse il suo telefono.

«Dimmi Lynda»

Ok aveva risposto. Con calma.

«No, sono io... ci possiamo vedere oggi? Vorrei parlarti»

«Sono impegnato, tra due giorni inizia il tour»

Perché si ostinava così tanto a fingere che non gli importasse niente?

«Mi bastano cinque minuti»

«Non posso»

Chiuse la telefonata senza darmi il tempo di rispondere.

Double Life - Jeon JungkookWhere stories live. Discover now