LII

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Jungkook's P.O.V.

Ero su quella maledetta sedia da più di due ore. Da quando era arrivata l'ambulanza a casa non avevo mai lasciato la mano di Hazel, aveva bisogno di me e io pregavo che lei e il bambino stessero bene.

Arrivati in ospedale, mi avevano separato da lei con la forza e chiesto di aspettare in quella piccola sala d'attesa.

Odiavo aspettare, era una tortura per me stare lì seduto senza poter fare niente.

Dopo poco mi raggiunsero anche Lynda e Lyor. Nessuno osava dire niente, ogni tanto mi posavano una mano sulla spalla o cercavano di rassicurarmi con lo sguardo, ma nulla di più. Eravamo tutti tesi e preoccupati.

I miei hyungs non potevano stare al mio fianco in quel momento perché sicuramente sarebbero stati seguiti o fotografati e non potevo correre nessuno rischio, nessuno sapeva della gravidanza.

Nonostante non potessero essermi vicini fisicamente, però, non avevano esitato neanche un secondo a rimandare le prove per telefonarmi.

Avevano cercato di darmi conforto, ma ogni tentativo era inutile, riuscivo solo a pensare ad Hazel e a sperare che non stesse succedendo niente di grave, ma più aumentava l'attesa, più era inevitabile non pensare al peggio.

Improvvisamente vidi un dottore camminare nella mia direzione, non riuscii nemmeno a raggiungerlo, il mio corpo era immobilizzato dalla paura.

«Signor Jeon, mi dispiace. La signorina ha avuto un aborto spontaneo, le stia vicino.»

Quelle parole mi colpirono come una freccia che finisce dritta al centro del bersaglio, scoccata con una precisione e una potenza tale da non sembrare reale. Il mio cuore era appena stato trafitto e distrutto in meno di qualche secondo.

Era come se mi fosse crollato il mondo addosso, il mio mondo. Non mi ero reso conto di quanto tenessi a quel bambino fino a quel momento, fino a quando realizzai che non lo avrei mai potuto vedere o toccare, non avrei potuto insegnargli tanti sport o cantargli una canzone, non avrei potuto raccontargli come io e la sua mamma ci eravamo conosciuti e innamorati perdutamente l'uno dell'altra.

Non avrei potuto vederlo crescere, notare a chi assomigliasse di più tra me ed Hazel... avrebbe sicuramente avuto dei tratti di entrambi, un miscuglio prefetto come lo eravamo io e sua madre.

Non avrei potuto proteggerlo, cullarlo tra le mie braccia fino a farlo addormentare e soprattutto non avrei mai più potuto sussurrargli quanto lo amassi.

Quel giorno era morta anche una parte di me ed ero sicuro fosse lo stesso per Hazel.

Hazel. Non osavo immaginare quanto ancora più profondo potesse essere il suo dolore. Il dolore di una madre che sente crescere il proprio figlio dentro di lei e che dentro di lei morirà.

Dio perché ci fai questo? Ammesso che esistesse qualcuno che decidesse per le nostre vite.

«Lei come sta? Lo sa?» chiesi al medico dopo essermi ripreso dallo shock.

«È ancora sotto anestesia, abbiamo dovuto addormentarla per cercare di salvare il bambino, ma purtroppo non c'è stato niente da fare»

Avrei dovuto darle io la notizia. Mi sembrava di star vivendo nel peggiore degli incubi. Come avrei potuto solo trovare le parole per dirglielo?

«Come è potuto succedere?» intervenne Lynda, aveva la voce rotta dal pianto.

«Il bambino non stava crescendo nella posizione corretta. - spiegò, poi si rivolse a me - Da quanto tempo la signorina Foster aveva quei dolori alla schiena?»

Double Life - Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora