XV

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«Quindi non lo sai?» chiesi a Lyor.

«No, prima di partire mi ha soltanto detto che il suo autista, cioè... l'autista dell'agenzia lo avrebbe portato direttamente a casa. I medici gli hanno detto che non deve assolutamente fare sforzi.»

«Mh... ok» dissi dispiaciuta.

Lyor sembrò notare il mio sguardo corrucciato e gli venne un'idea.

«Se vuoi posso accompagnarti a casa sua!»

«Davvero?» il mio sguardo s'illuminò dalla gioia.

Lyor annuì e io corsi ad abbracciarlo.

Durante il tragitto dal club a casa di Jungkook non riuscivo a stare ferma dall'agitazione.

«Se continui così, lo romperai» mi fece notare Lyor, lanciando un'occhiata al braccialetto che stavo maneggiando.

«Sono agitata. Lui non sa nemmeno che sto andando da lui, tutto ciò mi mette ansia. Ho caldo.» dissi, schiacciando il pulsante per tirare giù il finestrino.

«No scusami, ora ho freddo.» dissi ancora, questa volta tirandolo sù.

Lyor scosse la testa divertito.

«Ok, siamo arrivati.» mi informò, posteggiando la sua auto nel vialetto di quell'imponente grattacielo.

«Grazie dell'aiuto Lyor. Prega che io non prenda una storta prima di arrivare o che non mi blocchi in ascensore o ancora peggio che non svenga di fronte a lui quando aprirà la porta.» dissi tutto d'un fiato.

«Allora, innanzitutto calmati. Sarà contento di vederti. E poi sono sicuro che apprezzerà il tuo regalo, è davvero stupendo.» mi rassicurò.

Avevo preso una piccola pietra che ricordava molto la forma degli appigli della parete attrezzata per l'arrampicata e ci avevo costruito un portachiavi. Sul retro avevo scritto con un pennarello indelebile "Istruttore Kook". 

Speravo davvero gli sarebbe piaciuto, aveva un significato importante per me, per noi. Il nostro primo incontro, dove tutto era iniziato... e quel nomignolo con cui lo chiamavo spesso e che sembrava piacergli. 

Suonai al videocitofono. L'attesa sembrava interminabile. Passarono i due minuti più lunghi della mia vita, in attesa che mi aprisse. Poi finalmente sentii la sua voce.

«Hey! Che ci fai qui?» mi chiese sorpreso.

«Sorpresa!» dissi imbarazzatissima.

Lo sentii ridere, sembrava felice. Mi aprì ricordandomi il piano e la scala. Appena entrata in ascensore sentii il mio cuore voler uscire dal petto. Stavo finalmente per vederlo, dopo un lungo mese.

Lo trovai ad aspettarmi appoggiato allo stipite della porta con solo i pantaloni della tuta indosso e i capelli bagnati. Doveva essere appena uscito dalla doccia. 

MIO DIO.

Risparmio la descrizione delle mie fantasie in quel momento. 

Credevo di sognare, i suoi muscoli sembravano ancora più imponenti di quando era partito e il suo sorriso... beh, quello era rimasto stupendo come quando lo avevo lasciato.

Entrambi ci fermammo qualche secondo ad esaminarci con lo sguardo, come a voler essere sicuri di essere proprio noi, lì ancora una volta l'uno di fronte all'altro, dopo tanto tempo... ma eravamo impazienti di salutarci. Io gli corsi in contro felicissima e lui mi accolse tra le sue calde braccia. 

Non era soltanto un' impressione, erano davvero più grossi i suoi muscoli. Si vedeva che si era allenato duramente.

Quell'abbraccio mi portò letteralmente in un'altra dimensione. Non mi sembrava vero. Riconobbi il suo profumo, il suo calore, mi persi ancora una volta nei suoi profondi occhi marroni e il suo sorriso era bello da togliere il fiato. Quanto mi erano mancate quelle sensazioni. Non riuscivo più a staccarmi da lui.

Double Life - Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora