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Come promesso a Jungkook, il giorno seguente mi presentai al club. Lynda aveva insistito per accompagnarmi, pensava che il mio "non-ragazzo", come amava definirlo lei, fosse instabile mentalmente e voleva assicurarsi che non mi desse buca.

Lo stavamo cercando ormai da una decina di minuti, ma di Jungkook non c'era traccia. Nemmeno Lyor lo aveva visto. A quel punto iniziai a preoccuparmi. Davvero non si era presentato?

«Io lo sapevo! - gridò Lynda - Giuro che se si azzarda a ripresentarsi a casa mia non troverà affatto la stessa accoglienza gentile di ieri!»

«Ti immagino già armata con tanto di mestolo e padella» Risi.

Era meglio sdrammatizzare, altrimenti mi sarei affogata nel lago.

«Provo a controllare al campo da basket, tu prova ad andare al parcheggio... magari è in ritardo» dissi a Lynda.

«Lo spero per lui, che sia in ritardo!»

Non ricordavo che la strada per raggiungere il campo da basket fosse così tanto lunga. Ripercorrendola mi tornò alla mente quella volta in cui decisi stupidamente di sfidare Jungkook in una gara di corsa e lui mi aveva spaventata a morte nascondendosi tra gli alberi. Quei ricordi mi fecero inevitabilmente sorridere, mi mancava tutto ciò.

Mi avvicinai all'entrata del campo, Jungkook si trovava propio lì, ma per la prima volta non mi stava aspettando con il suo enorme sorriso, anzi sembrava stesse litigando fortemente con qualcuno al telefono.

«No, non posso! È stata una mia scelta e non posso fare altro che-» si bloccò non appena mi vide e decise di terminare velocemente la chiamata.

«Devo andare.» disse, lasciando poi il telefono nello zaino.

«Hey, tutto bene?» gli chiesi avvicinandomi a lui.

«Si, tutto bene. - Non andava niente bene!  - Scusami, ma mi ha chiamato l'agenzia... devo andare.»

«Oh... - mi mostrai dispiaciuta - ti posso accompagnare all'uscita?»

«Si» mi rispose distrattamente, mentre raccoglieva le sue cose.

Era talmente arrabbiato che non riusciva a mantenere un'andatura sostenibile per qualsiasi essere umano, eccetto lui ovviamente. Sembrava un terminator, aveva lo sguardo fisso davanti a sé e avrebbe calpestato qualsiasi cosa gli si fosse presentata lungo il cammino. Io dovetti necessariamente fermarmi un secondo per riprendere fiato, lui non sembrò neppure accorgersene.

Ma che diamine stava succedendo? Esattamente il giorno prima era venuto fino a casa di Lynda per dirmi che sarebbe rimasto qui ancora per due settimane e che voleva davvero mantenere un rapporto di amicizia e poi non mi degnava neanche di uno sguardo? Non lo capivo proprio, certe volte.

«Hey! Aspettami.» gli gridai, distraendolo dalla sua marcia.

Lo raggiunsi e lo esaminai con lo sguardo per qualche secondo. Aveva i nervi a fior di pelle, potevo addirittura vedere la vena del suo collo gonfiarsi. Aveva lo sguardo corrucciato e i muscoli completamente tesi. Così non andava bene.

«Puoi dirmi che succede, per favore?» gli domandai.

«Ti ho già detto che va tutto bene, non è successo niente.»

«Non è vero. Pensi che sia stupida?»

Jungkook alzò gli occhi al cielo facendo un respiro profondo e tornò a fissarmi.

«Questa tua comunicazione non verbale cosa dovrebbe suggerirmi? Di farmi i fatti i miei? Beh, non è questo che gli amici fanno.»

Si, avevo appena usato le sue stesse parole contro di lui.

Double Life - Jeon JungkookWhere stories live. Discover now