0 ~ Prologo.

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Prologo.

La suoneria del mio cellulare risuona nella mia stanza svegliandomi, interrompendo i miei sogni. Allungo una mano verso il comodino, afferro il cellulare, a occhio digito il pulsante verde e me lo porto all'orecchio.

«Pronto?» chiedo con voce assonnata mentre mi stropiccio un occhio con la mano chiusa in un pugno. Sono riuscito ad addormentarmi qualche ora fa, dopo le settimane insonnie, qualche ora fa.

«Harry» appena riconosco la voce di Lisa mi tiro su a sedere lasciando che il piumone scenda a coprirmi dalla vita in poi. Sono le tre del mattino, se mi ha chiamato a quest'ora, significa che ci sono delle novità, penso mentre il cuore comincia a battermi forte contro il petto.

Provo a parlare, ma dalla mia bocca non esce alcun suono. È come se all'improvviso si fosse seccata.

«Delia» deglutisce con fatica. «Delia si è svegliata. Corri in ospedale!» dice frettolosamente prima di chiudere la chiamata. Senza farmelo ripetere un'altra volta, scendo dal letto, indosso la prima cosa che mi capita tra le mani e afferro le chiavi della macchina, prima di uscire di casa.

Salgo in macchina e metto in moto partendo a tutta velocità verso l'ospedale. Quanto è passato dall'ultima volta che i suoi occhi marroni si sono aperti? È stata quattro lunghissimi mesi stesa su quel letto d'ospedale, immobile e fredda. Ogni giorno, da quel brutto incidente, sono stata accanto a lei a stringerle le mani, a dirle di non lasciarmi, di lottare.

Non so cosa potrei fare senza di lei.

La fede al dito della mano sinistra viene illuminata dai lampioni in strada, l'accarezzo con il pollice e mi mordo il labbro inferiore mentre delle lacrime rigano le mie guance. Non posso credere che, finalmente, mia moglie tornerà a casa nostra e potremmo ricominciare tutto da capo, dimenticando quell'incidente.

Parcheggio l'auto davanti all'ospedale, corro verso l'entrata ignorando i dottori che mi richiamano ed entro in ascensore digitando il pulsante del piano in cui si trova Delia. Dio, sono così agitato che non riesco a stare fermo.

Le porte si aprono e cammino velocemente verso la stanza. Davanti ad essa trovo Lisa, che si guarda le punte dei piedi e si mangia le unghie -o quello che c'è rimasto- e i genitori di Delia. Che cosa ci fanno loro qui? Non dovrebbero avvicinarsi a lei.

Riduco gli occhi a due fessure e stringo le mani in due pugni, quasi fino a far diventare le nocche bianche.

«Harry!» esclama Lisa quando mi vede accennando a un sorriso e facendo alzare lo sguardo a Christian e Robin, incontrando il mio.

«Che cosa ci fate voi qui?» Chiedo cercando di restare tranquillo. Dopotutto ciò che è successo, l'ultima cosa che dovrebbero fare, è presentarsi qui come se nulla fosse.

«È nostra figlia» Risponde Robin guardandomi mentre si asciuga le guance.

«Non ci credo. Non vi siete fatti vivi per mesi e ora, vi presentate qui come se nulla fosse successo, siete ridicoli!» alzo il tono della voce attirando l'attenzione di qualche infermiere che cammina intorno a noi.

Christian sorregge il mio sguardo, mentre Robin lo abbassa, si appoggia contro il petto del marito e riprende a piangere. Le sue lacrime non mi fanno né caldo né freddo.

«Harry, smettila» Dice Lisa afferrandomi per un braccio allontanandomi dai due. «Sono i genitori di Delia; anche se hanno commesso degli sbagli resteranno i suoi genitori e smettila di alzare la voce, siamo in ospedale» sussurra guardandosi intorno mentre si rigira le dita.

Mi passo una mano tra i capelli respirando profondamente e chiudo gli occhi. Non devo pensare a loro, mia moglie è viva, si è svegliata e ritornerà a vivere con me. Sento la porta della stanza aprirsi, apro gli occhi puntandoli su di essa, vedo due dottori uscire e avvicinarsi ai genitori di Delia.

Ricordati di noi. |H.S| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora