39 ~ Paris.

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Capitolo Trentanove - Paris.

«Allacciate le cinture di sicurezza, signori. Stiamo per atterrare all'aeroporto di Parigi» dice gentilmente la hostess, prima di prendere posto all'interno della cabina di pilotaggio.

Allaccio la cintura e torno a guardare di fronte a me. L'atterraggio è la parte peggiore di un viaggio in aereo e, per di più, hanno iniziato a farmi male le orecchie.

Il jet provato di Pierre è lussuosissimo: i sedili sono in pelle bianca con un appoggio per stendere le gambe, c'è un divano e un frigo bar, mentre le due hostess e il pilota sono molto gentili.

È stato un viaggio lungo, ma non mi sono annoiata: ho letto delle riviste, ho dormito e Pierre mi ha spiegato gli ultimi dettagli della mostra.

Alloggerò in un hotel e, questa sera, ho tutto il tempo per riposare e fare un bel bagno rilassante. Domani mattina potrò visitare la città, mentre nel pomeriggio dovrò prepararmi per la mostra.

Dire che sono nervosa è poco.

Sono nervosissima, proprio come la settimana scorsa.

Sono stata a Cambridge con Harry per visitate Harvard. È bellissima, proprio come dicono tutti.

Ho visitato il campus ed ho conosciuto una ragazza, Carly, che l'anno prossimo frequenterà i corsi di giurisprudenza. Ho frequentato una lezione di scienze politica e l'ho amata.

Harry si sentiva fuori luogo, anche se non lo dava a vedere, così ho provato a nascondere la mia felicità.

Le ruote del jet toccano terra e, dopo poco, si ferma. Slaccio la cintura e mi alzo in piedi, allungando braccia e gambe.

Indosso il cappotto, prendo il bagaglio e scendo, seguita da Pierre.

Sbrighiamo tutte le faccende all'interno dall'aeroporto e, una volta fuori, mi guardo intorno.

Ancora non ci credo... Sono a Parigi per partecipare alla mostra di un critico.

Potrei dare di matto da un momento all'altro.

«Hai avvertito la tua famiglia?» mi chiede Pierre sorridendo.

Scuoto la testa e prendo il cellulare dalla borsa. «Lo faccio subito» sorrido.

Seleziono il contatto di mia madre, di Harry e di Lisa e invio loro un messaggio.

DA: Delia.
A: Mamma, Harry, Lisa.
“Sono arrivata :*”

Riporto il cellulare al suo posto e mi accomodo nel taxi, dopo aver aiutato l'autista a sistemare la valigia all'interno del bagagliaio.

***

«Questa è la tua stanza, spero ti piaccia» dice Pierre infilando la chiave nella serratura. È la numero 421 del decimo piano.

Apre la porta, sbatto ripetutamente le palpebre e dischiudo le labbra nel guardarla. C'è un letto a baldacchino con le coperte e tende bianche, un comodino in legno, un divano, il televisore, il frigo bar e un'altra porta, molto probabilmente è il bagno.

«Mi piace» dico, ancora a bocca aperta. Mi avvicino alla porta-finestra, la apro e vedo la Torre Eiffel davanti a me.

Wow, è bellissima.

«Molto bene. Ora ti lascio fare le tue cose. Per qualsiasi bisogno non esitare a chiamarmi»

«Certo. A domani » lo saluto con un sorriso, prima che chiuda la porta.

Prendo il cellulare, torno in terrazza e mi scatto una foto, per poi mandarla ad Harry. Chiudo la porta-finestra, mi avvicino al letto e, dopo essermi sfilata le scarpe, mi stendo su di esso.

Ricordati di noi. |H.S| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora