7 ~ Sydney.

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Capitolo Sette – Sydney.

La suoneria della sveglia del mio cellulare mi arriva alle orecchie, strizzo gli occhi e mi stiracchio allungando braccia e gambe. Apro gli occhi mettendo a fuoco le immagini che mi circondano, allungo una mano verso il comodino, afferro il cellulare e spengo la sveglia.

Mi tiro su a sedere, rimetto il cellulare al suo posto e sbadiglio, coprendo la bocca con una mano. ieri, le ultime due ore a scuola sono andate molto bene; ho avuto alcune lezioni in comune con le ragazze e in questo modo ci siamo conosciute meglio. Sono simpatiche e mi ha invitato a sedermi di nuovo con loro oggi, per pranzo. Ne sono molto felice, mi chiedo se più avanti potrà formarsi un’amicizia solida.

Sorrido pensando ai miei nuovi amici, mi tolgo le coperte di dosso e mi alzo in piedi per raggiungere il bagno, davanti alla mia stanza.  Mi lavo i denti, il viso e poi mi pettino i capelli, cercando di dominare la mia chioma bionda. Una volta sistemati, riporto la spazzola al suo posto e ritorno nella mia stanza per scegliere che cosa indossare.

Apro le ante dell’armadio, osservo i vestiti e faccio una smorfia. A scuola la maggior parte delle ragazze indossano dei vestiti, o gonne, ma non sono proprio il mio genere perciò opto per dei pantacollant neri, una canottiera nera con il collo alto e una giacca college rossa. Indosso tutto velocemente, mi avvicino alla scarpiera accanto all’armadio e prendo le Vans rosse.

Infilo i lacci all’interno delle scarpe, prendo il rimmel nero da sopra la scrivania e ne metto un po’ sulle ciglia, per far risaltare il colore dei miei occhi. Non mi piace truccarmi eccessivamente, sembrando che voglia apparire, preferisco essere al naturale.

Prendo lo zaino da terra, mettendomelo sulle spalle e scendo al piano di sotto mentre sistemo i capelli in una coda di cavallo. Entro in cucina, dove trovo mio padre e mia madre dietro al bancone impegnati a preparare la colazione, e mi accomodo su una sedia intorno al tavolo.

Estraggo il cellulare dalla tasca della giacca, lo sblocco e noto che ho due messaggi. Li apro subito e vedo che uno è di Noel e l’altro è da parte di Liam, il mio migliore amico.

Da: Noel.

“Buongiorno piccola <3 xx

A: Noel.

“Buongiorno piccolo. Come stai? <3

Rispondo. M’imbarazza chiamarlo “piccolo”, ma a lui piace perciò ce lo chiamo.

Chiudo la conversazione, senza aspettare una risposta, e apro quella con Liam.

Da: Liam.

Deliaaa! Mi manchii! :’( </3”

Ridacchio per ciò che ha scritto e rispondo. Noel, Liam ed io siamo amici dal primo anno di scuola elementare, non ci siamo mai separati fino a quest’anno. Al liceo ci chiamavano I tre della tavola rotonda, era un nome buffo, per questo quando lo sentivo dire ai miei compagni scoppiavo a ridere. Ancora se ci penso, lo faccio.

«Voi ragazzini state sempre al cellulare» dice mio padre attirando la mia attenzione e alzo lo sguardo dall’oggetto tra le mie mani. «Il mondo sta andando in rovina a causa di quegli aggeggi» borbotta roteando gli occhi e appoggiando un piatto di uova e bacon davanti a me. Lui è un uomo all’antica; usa il computer solo per scrivere dei documenti per le lezioni, non sa andare su internet -e quando deve andarci chiede il mio aiuto- ed ha un cellulare vecchio stile, uno di quello con i numeri enormi.

Scuoto la testa ridendo e riporto il cellulare al suo posto, mentre vedo mia madre comparire nella mia visuale. Ha i capelli raccolti in uno chignon e indossa la sua divisa da infermiera azzurrina. Da quando siamo arrivati qui –all’incirca un mese fa- si è messa subito a cercare un lavoro e, dopo aver mandato il suo curriculum all’ospedale, l’hanno assunta come infermiera.

Ricordati di noi. |H.S| Where stories live. Discover now