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Capitolo Dodici - Search.

È passata una settimana e sono più in forma che mai. L'influenza è passata, sono tornata a scuola, ho recuperato le lezioni mancate ed ho firmato i moduli per il tirocinio nel reparto neonati dell'ospedale di Seattle, dove lavora mia madre. Avrei preferito andare nello studio di un avvocato, o in uno studio d' arte ma entrambi sono dall'altra parte della città. I miei genitori non possono accompagnarmi e di prendere l'autobus non se ne parla, non sono ancora in grado di orientarmi e ho paura di perdermi.

Sydney ormai è partita ed ha organizzato una festa d'addio per salutare tutti i suoi amici, ovviamente Harry ed io non siamo stati inviati e non ne capisco il perché. Non ricordo di essere stata arrogante nei suoi confronti, ma a chi importa? Non mi sarei presentata comunque, detesto le feste.

Lisa e Sean sono rimasti con noi e abbiamo deciso di fermarci a mangiare in un ristorante cinese. Harry non ne era molto entusiasta ed è stato divertente prenderlo in giro quando provava a mangiare i suoi nighiri con le bacchette. Tra noi le cose sono come prima, il "quasi bacio" sembra non esserci mai stato e sono sollevata di questo, non volevo perdere la sua amicizia a causa di una sbagliata tentazione.

Il rapporto tra me e Noel è rimasto sempre uguale e spero che durante le nostre telefonate non abbia notato il mio nervosismo. Non ho più quella voglia di sentire la sua voce, di passare ore al telefono con lui e... Di vederlo. Lo so, è cattivo da parte mia, ma Harry è entrato nella mia vita ed ha scombussolato tutto.

Con lui mi sento bene, felice e non ho preoccupazioni. Sono tutte sensazioni che provavo agli inizi della storia con Noel che ora non sento più. Ma probabilmente sarà a causa della distanza, quando lo rivedrò sarà tutto come prima.

Osservo i bambini oltre il vetro e sorrido dolcemente. Accanto a me c'è una coppia che indica sorridendo una neonata con il berretto rosa, la chiamano anche sapendo che non può sentirli e ridono, felici.

«Delia, tesoro, ti disturbo?» chiede una voce facendomi distogliere lo sguardo dalla coppia e al mio fianco vedo Cherry, una dolcissima donna sulla sessantina che lavora in questo reparto. Ha i capelli bianchi raccolti in uno chignon, che le ha fatto sua figlia prima di venire in ospedale, le labbea sono ricoperte da un rossetto rosso e indossa un camice bianco, come quello che hanno assegnato a me.

«Nessun disturbo, Cherry. Che cosa posso fare per te?» sorrido dolcemente. Il suo vero nome è Chantal, ma non le è mai piaciuto e così dal college ha preso quel soprannome.

«Potresti sistemare queste cartelle negli archivi? Io ho dimenticato gli occhiali da vista e combinerei un guaio» fa una faccia dispiaciuta abbassando lo sguardo sui documenti sulle sue mani.

«Nessun problema» li stringo al petto e lei mi ringrazia abbracciandomi. Mi indica la strada per arrivare agli archivi, cammino lungo il corridoio e arrivo alla porta che mi ha indicato Cherry, sulla quale c'è scritto "riservato al personale".

Ci sono diversi scaffali con delle etichette di date e mi avvicino a quello del 2013. Comincio a sistemare le cartelle dei bambini nati in questa settimana in ordine alfabetico e, una volta finito, richiudo il cassetto e sospiro sollevata.

Si muore di caldo qui dentro.

Sventolo una mano davanti al viso per darmi aria e il mio sguardo finisce sugli archivi del 1994. Mi mordo il labbro inferiore e gioco con le dita.

In questi giorno non ho fatto altro che pensare a come possa essersi sentito Harry in questi anni senza suo padre e, quando penso a lui da bambino che chiede dov'è, mi vengono le lacrime agli occhi. Io ho avuto la fortuna di avere dei genitori che mi amano e vorrei fare qualcosa per far si che le sue richieste da bambino diventino realtà.

Ricordati di noi. |H.S| Where stories live. Discover now