35 ~ Drunk.

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Capitolo Trentacinque - Drunk.

Sento la porta principale aprirsi, per poi richiudersi subito dopo. Apro gli occhi, allungo una mano verso la lampada sul comodino e l'accendo. Mi alzo con il busto, sbadiglio portandomi una mano davanti alle labbra e controllo l'ora sul cellulare.

Sono le tre e cinquantaquattro minuti.

Sposto lo sguardo al mio fianco e vedo la parte del letto, in cui Harry è solito a dormire, intatta. Deve essere lui.

Un forte tonfo mi fa sussultare e sposto le coperte dal mio corpo. M'infilo le pantofole, indosso la vestaglia nera per corpirmi dal freddo e riporto il cellulare sul comodino.

Esco dalla stanza e, quando accendo la luce del corridoio, in fondo alle scale vedo Harry, che prova ad alzarsi con difficoltà.

È ubriaco?

«Harry?» lo chiamo piano, cercando di non svegliare Anne e Robin. Alza lo sguardo di scatto quando sente la mia voce e si alza, barcollando all'indietro, ma riesce ad appoggiarsi alla ringhiera.

«Scusa, D. Ho provato a non fare rumore, ma vedo doppio» ridacchia, coprendosi le labbra con una mano.

Sospiro e scendo le scale, avvicinandomi a lui. «Perché sei ubriaco? E, dove sei stato, comunque?» gli chiedo circondando la sua vita con un braccio, per aiutarlo a salire.

«Uhm, ah» si scosta i capelli dal viso e si passa la lingua sulle labbra. «Non ricordo» scoppia a ridere, prima di scivolare a terra, trascinandomi con sè.

«Ouch, Harry!» per metà urlo per metà sussurro. «Tua madre e Robin stanno dormendo» lo rimprovero e lui mette il broncio guardandomi con i suoi occhioni verdi.

«Dai, alzati» gli do una leggera spinta sulla schiena. Appoggia le mani sullo scalino aiutandosi ad alzarsi e saliamo al piano di sopra, cercando di non fare rumore.

Spengo la luce del corridoio ed entro nella nostra stanza, chiudendomi la porta alle spalle. Sospiro chiudendo gli occhi e mi volto verso di lui, che si è steso sul tappeto.

«Harry, che cosa stai facendo?» gli chiedo cercando di trattenermi dal ridere. Non devo farlo, sono arrabbiata con lui.

«Il tappeto è morbido, voglio dormire qui» indica il tappeto sotto di se, chiudendo gli occhi.

Quanto ha bevuto per ridursi così?

Scuoto la testa e mi avvicino al cassetto della sua biancheria intima per prendere dei boxer puliti.

«Devi cambiarti, non puoi dormire vestito» dico, ma non ha intenzione di ascoltarmi.

«Invece posso» borbotta con la voce impastata dal sonno.

Sembra un bambino.

«Prometto che sarò veloce» gli dico scuotendolo leggermente, ma lui si volta infastidito. «Per favore»

Sbuffa e si alza in piedi, senza aprire gli occhi. Gli sfilo la giacca appoggiandola sulla sedia, slaccio la sua camicia - che fa la stessa fine della giacca - e passo alla cintura.

Vedo una scia di brividi comparire sul suo torso, alzo lo sguardo e lo trovo impegnato ad osservare ogni mio movimento.

«Hai le dita fredde, D» sussurra con voce roca.

Roteo gli occhi e slaccio il bottone dei suoi jeans scuri. «Scusa se non le ho riscaldate» borbotto abbassandoglieli fino alle caviglie.

«Cattiva ragazza» posa le mani sulla mia mascella, costringendomi ad alzare lo sguardo e posa le labbra sulle mie. Rimango impassibile suo gesto e, quando prova ad approfondire il bacio, mi allontano di scatto.

Ricordati di noi. |H.S| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora