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Inutile dire che dopo quel evento mia madre chiudeva a chiave la loro stanza ogni volta che non era i casa, non aveva fatto parola sull'accaduto e neanche mio padre, sapevano che non l'avrei mai più fatto perché dopo essermi ripreso piansi come un poppante.

Si era fatto lunedì e —ancora una volta— feci un'assenza facendo preoccupare Namjoon che mi scrisse poco dopo le dieci. Gli dissi che stavo bene e che avevo solo bisogno di riposare.

Ma quel piano andò in fumo quando improvvisamente sentii il citofono suonare proprio quando stavo per prendere sonno. Decisi di ignorarlo, non avevo di certo voglia di alzarmi ma quel suono si riprodusse per altre cinque volte non lasciandomi altra scelta.

E quando alzai la cornetta per chiedere chi fosse ci fu del silenzio per qualche secondo, al che credetti avessero sbagliato, ma poi una voce tremendamente familiare mi fece bloccare dal mettere giù.

«Apri?»

Lo so, so perfettamente che non avrei dovuto farlo, eppure con titubanza cliccai quel piccolo pulsante che segnò la mia completa fine.

Ci sedemmo sul divano —a una dovuta distanza— e quando incontrai i suoi occhi colmi di tristezza mi sentii uno schifo.

Sembrò ricordarsi di qualcosa e infatti prese il suo portafoglio dalla tasca tirando fuori delle banconote stropicciate.

«Sono tuoi —disse e lo guardai— non ne ho usato neanche un centesimo.»

«Taehyung—»

«Prendili —li afferrai fissandoli per qualche motivo e lui continuò— non comprerò mai più quella merda, posso giurartelo. Questa volta dico sul serio.»

Posai quei soldi sul tavolino davanti a noi e non risposi, mi alzai senza dire nulla per andare in cucina e lui mi seguì immediatamente.

«Ho buttato tutto quello che avevo, ogni singolo grammo.»

«Come faccio a crederti?»

Gli davo le spalle e mi ero bloccato dal versarmi dell'acqua nel bicchiere di vetro. Lo sentii avvicinarmi, i miei muscoli si irrigidirono e mi voltai immediatamente per controllare quanto stesse vicino.

«Devi fidarti di me.»

Serrai la mascella, scossi la testa e lo superai a passo veloce, avevo intenzione di chiudermi in camera ma mi dimentico sempre che Taehyung è molto più scaltro e veloce di me.

Mi si piazzò davanti.

«Jungkook, ti prego. Tu non sai com'è infernale smettere.»

«So quanto è infernale essere picchiato e quasi ucciso dal tuo stesso ragazzo.» Mormorai guardandolo con gli occhi rossi e una voce tremante e furiosa.

«Per questo voglio cambiare. Per te.»

Perché doveva sempre farmi sentire in quel modo? Riusciva a manipolarmi così bene, riusciva a farmi sentire in colpa quando io non facevo nulla.

Mi prese le mani e io abbassai lo sguardo su di esse.

«So di aver infranto una promessa ma non posso smettere da un giorno all'altro, lo capisci vero? Ora sono tre giorni che non la prendo, posso continuare solo se so di avere te al mio fianco —mi costrinse a guardarlo— ti prego.»

Non potevo piangere, non potevo assolutamente farlo. Mi morsi la guancia e sentii il sapore del sangue sul palato che non mi dispiacque affatto, mi distraeva dal dolore che provavo in gola per quel pianto soppresso.

house of cards。vkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora