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Pills Joji                   .
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«Noi andiamo a fare un giro.»
Questo avevo detto ai miei genitori dopo essere uscito da quel bagno decisamente troppo stretto e soffocante, avevo afferrato Taehyung per mano e lo avevo trascinato fuori non aspettando neanche che si ribellasse.

Non facemmo chissà quale passeggiata, anzi, semplicemente ci sedemmo nel piccolo giardino del mio condominio, che era illuminato da piccole luci piantate a terra. L' erba era umida e bagnava i nostri vestiti ma a nessuno dei due sembrò interessare molto.

«Ora puoi dirmi perché succede perché non ci sto capendo nulla.» Domandai guardando il ragazzo al mio fianco, il quale ammirava il cielo notturno con la sua amata luna.

«Vorrei andarci un giorno.» Disse sussurrando con quella luce bianca che gli illuminava il volto. «Fluttui come una foglia e sei completamente solo, nessun rumore, nessuna preoccupazione. La terra sembrerebbe così insignificante da lì.»

Portai anch'io i miei occhi sulla luna e alzai leggermente l'angolo della bocca. «A me terrorizza. —Confessai stringendomi le ginocchia al petto, Taehyung mi guardò curioso.— Intorno a te non c'è il nulla, nessuno sentirebbe le tue urla di dolore.»

«E non è una cosa buona?»
«Affatto. L'essere umano non può stare da solo a lungo, così come non può soffrire da solo. Rischierebbe di impazzire.»

Rimanemmo in silenzio per un po' ed il primo a riparlare fu lui. «C'è un filosofo in cui mi rispecchio molto. Spiega come secondo lui esistano due tipi di solitudine, quella cosmica e quella individuale. Io mi sento sospeso su questa terra, incapace di adattarmi ad esso. Come se il mondo avesse perduto il suo splendore ormai da tempo e si è trasformato tutto in un cimitero. Ho rinunciato a tante cose, perché non dovrei fare la stessa cosa con me stesso? Perdermi nel cosmo dove nessuno può vedermi morire, dove non giunge nemmeno il frastuono della mia tristezza?»

Smisi di guardare la luna che mi sembrò improvvisamente una presenza malvagia e guardai Taehyung con l'espressione crucciata. Non riuscivo a capire quelle sue parole o forse non volevo farlo, era così strano sentirlo parlare così, un ragazzo che viveva la vita al massimo degli eccessi e senza paura di nulla.

«Perché stai dicendo così?»

«Pensaci Jungkook. Non facciamo altro che vivere nell'agonia. Qualunque cosa facciamo, dopo qualche istante siamo tristi. Quando ci ubriachiamo, quando facciamo l'amore.»

Si sistemò sull'erba così da essere disteso, mettendosi le braccia dietro la testa.

«Sono le due cose che fanno sfogare ogni nostro brutto pensiero, non sono lacrime di tristezza ma di gioia perché siamo finalmente liberi da quei macigni.»

Mi guardò per un lungo momento e poi sorrise tristemente. «Continuo a pensare che con l'oblio si risolverebbe ogni cosa. Immagina che bello, dimenticare tutto di me stesso, non sapere più niente né di me né del mondo. Non riuscire a pensare più al passato, al presente e al futuro.»

«Preferirei vivere per sempre in agonia piuttosto di dimenticare tutto questo, Taehyung. La mia anima può sopportarlo perché ha trovato la tua a completarla.»

Lo sentii sospirare piano, non capivo il motivo di quella tristezza improvvisa e mi dispiaceva come un matto pensare che stava talmente tanto male da voler scomparire.

«Vieni qui.» Mi disse e io mi avvicinai quasi subito stendendomi e posando la testa sul suo petto, riuscivo a sentire il suo cuore battere insieme al mio. Un bacio si posò tra i miei capelli ed io socchiusi gli occhi godendomi quel tocco delicato.

house of cards。vkookWhere stories live. Discover now