Capitolo 47.

591 43 9
                                    

Ho lasciato il b&b da una settimana e due giorni, trovando rifugio nell'appartamento di Edoardo, proprio come mi aveva promesso. Chiaramente si tratta di una situazione temporanea, che finirà molto presto.
Devo ammettere che i giorni appena trascorsi sono stati particolarmente tortuosi: la nausea non mi ha abbandonato neanche per un istante e l'inizio dell'università non ha fatto altro che peggiorare la mia situazione.
Con Riccardo ci sentiamo una o due volte al giorno; durante l'intera giornata riusciamo a scambiarci soltanto qualche messaggino, perché a causa dei vari impegni, non abbiamo il tempo di parlare al telefono. Il dannato fuso orario è un vero e proprio problema per entrambi, e devo ammettere quanto questo dettaglio sia frustrante.
Riesco a sentirlo terribilmente distante anche attraverso quel maledetto cellulare, e ogni volta che attacchiamo la chiamata è un dannato crollo emotivo. Sul serio. Nonostante la sua voce è sempre riuscita a tranquillizzarmi, in questo periodo non riesce mai a farlo del tutto. Per sfortuna, aggiungerei.
Adesso mi trovo all'aeroporto di Roma da circa un'ora e attendo con impazienza la chiamata del mio volo. Tornerò in Sardegna per tre giorni, in modo da avvisare la mia famiglia su questa improvvisa gravidanza. Non so come la prenderanno, ma quando questo pensiero mi attraversa la mente, cerco di cacciarlo via all'istante. Ho sul serio paura di tutto, paura delle parole che userò, paura della loro reazione, paura che mi cacciano fuori dalla loro vita, paura che possa crollare tutto senza preavviso. In altre parole, ho paura di tutto. Credo che sia la situazione più difficile che io abbia mai gestito in tutta la mia vita, ma ho bisogno di avere almeno il sostegno della mia famiglia, adesso più che mai. Anche se andrà tutto male, non importa, ho comunque bisogno di loro. Assolutamente.
Per fortuna, la partenza del mio volo viene annunciata, e dopo una manciata di ore, mi ritrovo ad attraversare il lungo viale di casa mia. Non venivo qui da un mese o poco più. L'ultima volta è stata con Riccardo, e al pensiero, avverto un senso di malinconia davvero impercettibile agli occhi degli altri.
Una signora che conosco da quando sono piccina mi sofferma lungo la strada, esclamando un 'bentornata a casa, tesoro'.
Riesco a raggiungere i miei genitori soltanto cinque minuti più tardi, e prima di far scivolare il dito sul campanello, prendo un profondo respiro per tranquillizzare la mia anima tremante.
Mi ripeto diverse volte che tutto andrà per il verso giusto, anche se ci credo davvero pochissimo. Penso che sia assolutamente normale, no?
Non appena afferro un pizzico di coraggio, riesco a suonare il campanello, aspettando soltanto che uno dei miei genitori venga ad accogliermi.
"Arrivo!" Riesco a sentire la voce di mia madre risuonare dall'altra parte, e mi scappa un piccolo sorriso dalle labbra. Nell'attesa, lancio uno sguardo a ciò che mi circonda. Il verde che riempie questo piccolo giardino, i raggi del sole che illuminano queste piccole foglioline e questo profumino che associo tanto come il 'profumo di casa mia', mi coccolano piano piano, calmandomi.
La porta si spalanca improvvisamente, rivelando mia madre stretta nel suo grembiulino panna e con i capelli rigorosamente legati. "Federica, figliola!"
La prima cosa che fa è abbracciarmi, e io ricambio la stretta, mollando la valigia e circondando il suo bacino con il mio braccio. L'abbraccio di mia madre è una delle cose che più mi rassicurano, e anche questa volta riesce a farlo, nonostante la situazione sia già abbastanza difficile e confusa. "Cosa ci fai qui?"
"Sono venuta a trovarvi"
"Entra in casa" Esclama con un sorriso quasi commosso e al contempo trascina la mia valigia verso di sé. Io la seguo, chiudendo poi la porta alle mie spalle. "Ma Riccardo dov'è? È rimasto a Roma?"
"Si, diciamo di si"
Non appena sento il suo nome essere pronunciato, avverto un fastidioso dolore al cuore.
"In che senso? È successo qualcosa, Fede?" Lo sguardo di mia mamma diventa preoccupato improvvisamente. Credo che abbia capito qualcosina.
"Si, cioè no... più o meno"
"Cosa vuol dire 'si, cioè no... più o meno'. Vi siete lasciati?" Chiede immediatamente, cercando di ottenere le risposte che le servono.
"Federica, amore di papà! Sei tornata?" È l'ingresso di mio padre che riesce a tirarmi fuori da questa specie di interrogatorio e lo ringrazio con gli occhi.
Mi tuffo fra le sue braccia, sollevandomi sulle punte per poter raggiungere la sua altezza. Mi lascia diversi baci sulle guance, facendomi sorridere teneramente. Non appena ci stacchiamo, decido di rispondere alla sua domanda.
"Si, papà... ma solo per tre giorni. Sono venuta qui soltanto per salutare la famiglia"
"Stronzate! Ci siamo visti un mese fa più o meno, e questo ritorno improvviso mi puzza un po'. E poi ti è anche iniziata l'università, non dovresti essere qui" Esclama mia mamma. Merda. Un senso di ansia mi pervade ogni singolo centimetro del corpo, per cui faccio un profondo respiro. Come diavolo dovrò dire la verità ad entrambi? Non ne ho il coraggio. Assolutamente.
"Maria, calmati un attimo. Qual è il problema, figliola?" Sussurra mio papà, cercando di far calmare mamma, che sta iniziando ad agitarsi lievemente.
"Nulla di eccessivamente preoccupante... Riccardo è partito per l'America circa due settimane fa, e io sono venuta qui per poter stare un po' con voi"
"È partito per l'America? E per fare cosa esattamente?" Indaga mia madre, lievemente smarrita e posso notarla anche un po' sconvolta. Come biasimarla?
"Per un corso specialistico. Non so quando tornerà"
"E state ancora insieme?"
"Si, diciamo di si... anche se ci sentiamo davvero pochissimo. Questa situazione sta iniziando un po' a pesarmi, ma va bene così... passerà presto" Affermo. Non riesco a guardarli negli occhi, infatti alzo lo sguardo verso il soffitto, sperando che non leggano da soli ciò che sta succedendo realmente.
"Avete intenzione di lasciarvi? Cerca di farmi capire meglio, perché onestamente, non riesco a farlo" Chiarisce mio papà, sollevando dolcemente le spalle e incrociando le braccia proprio al petto. Entrambi guardano me, io guardo la parete. Mi sento morire. Letteralmente.
"Non lo so, non ne ho idea... siamo confusi entrambi" Non so se sia la verità. Onestamente non riesco a comprenderlo neanche io.
"Non lo metto in dubbio, penso sia normale, figliola" Mi rassicura mia mamma con dolcezza. "Ma tu non disperarti... risolverete presto, ne sono certa. Quando tornerà chiarirete ogni cosa e tutto ritornerà proprio come prima"
"Non lo so, temo che tutto questo finisca molto presto. Ho intenzione di lasciarlo" Lo dico all'improvviso, senza badare a niente e a nessuno. Penso che sia stata la scelta più giusta. Mia mamma spalanca gli occhi improvvisamente, invece mio papà, rimane in silenzio.
"Perché hai intenzione di lasciarlo, Federica? Non potete mettere fine alla vostra storia solo perché lui si trova dall'altra parte del mondo, Dio mio! Oggi ci sono tanti modi per sentirsi più vicini, potete fare delle videochiamate, potete parlare ventiquattro ore su ventiquattro con i messaggini e potete inviarvi i vostri regali o qualsiasi altra cosa con dei pacchi postali! Non puoi sul serio, finirla qui. Penso che il vostro sia un legame troppo intenso per poter terminare in questo modo. Non ne vale la pena, Federica. Ascoltami per una buona volta! Non fare cazzate, perché sono certa che te ne pentiresti subito dopo"
Le sue parole arrivano dritte dentro il mio cuore, facendolo scoppiare piano piano. Ha ragione, ma se solo sapesse la verità, il suo pensiero si ribalterebbe immediatamente.
"Ha ragione tua madre, figliola. Pensaci bene... è una scelta importante, e poi Riccardo ti ama. Al giorno d'oggi, trovare un ragazzo come lui è davvero difficile, quasi impossibile direi" La appoggia mio papà, guardandomi sinceramente.
I loro occhi sono attraversati da una lieve scia di tristezza, e mi rendo conto che la causa di tutto ciò sono solo io. Solo ed esclusivamente io.
"Voi non capite..." Sussurro, sospirando. Poi appoggio una mano proprio sulla fronte, percependo di essere quasi sull'orlo di scoppiare a piangere. Il labbro inferiore mi trema, mentre il cuore è attraversato da una lieve scossa di dolore che mi fa quasi perdere la connessione di tutto l'organismo. È come se fossi appena stata investita da un camion.
"Cosa? Cosa non capiamo? Spiegaci, no? Mi sembra la cosa più giusta da fare" Fa spallucce mia madre, cercando di rimanere calma e trasparente. I miei genitori si guardano negli occhi, non trovando la giusta motivazione a questo mio pensiero, a questa mia scelta.
Una lacrima riga la mia guancia dolcemente, bagnandola con una lentezza quasi esasperante. Essa è seguita da un'altra e un'altra ancora, riuscendo a farmi sentire ancora più debole del previsto. "Fede, perché stai piangendo? Per piacere, vuoi spiegarci cosa c'è che non va?" Anche mia madre sta per esplodere in un pianto improvviso, posso perfettamente notarlo dai suoi occhi lucidi e cristallini.
"Mamma, i-io... sono i-incinta" Lo sussurro a bassa voce, per poi crollare con le spalle contro la parete, e piangere. Piangere, forse come non ho mai fatto di fronte ai miei genitori.

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoWhere stories live. Discover now