Capitolo 5.

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La prima cosa che mi sorprende quando entro in casa, è un intenso profumino di ragù. Poggio la borsa sul mobiletto all'ingresso, raggiungendo la cucina, un po' sorpresa. Sento la voce di Riccardo riempire tutte le pareti di questa casa con un pizzico di delicatezza, e nel preciso momento in cui mi ritrovo proprio nella stanza, i suoi occhi si incastrano ai miei in un batter d'occhio. Sono cristallini e sereni, e questo rende serena un po' anche me.
Non è da solo, proprio accanto al tavolo c'è un ragazzo più o meno della sua età, che mi guarda attentamente per qualche secondo.
"Ciao, Federica" Mi saluta il mio coinquilino.
"Umh, c-ciao" Sollevo il braccio verso la sua direzione, ricambiando il saluto, ma subito dopo distolgo lo sguardo da lui.
"Lui è Edoardo, un mio amico" Mi informa indicando il ragazzo. Ha i capelli neri, la carnagione olivastra e gli occhi di un verde davvero molto intenso. Anche lui ha lo stesso stile molto simile a quello di Riccardo. Indossa una maglia bianca, un pantalone nero e degli anfibi dello stesso colore. Devo dire che non è male.
Cancello del tutto le mie osservazioni, schiudendo lievemente le labbra per rispondergli.
"Piacere, sono Federica"
"Il piacere è tutto mio. Credimi" Mi sorride, educatamente. Mi scappa una piccola risata, prima che raggiunga la cucina soltanto per bere un po' d'acqua. Riccardo sposta lo sguardo da me ad Edoardo, stringendo con costanza un cucchiaio fra le dita.
Noto immediatamente il ragù all'interno della pentola e degli spaghetti completamente sommersi dall'acqua che bolle. "Hai fatto la spesa?" Gli chiedo gentilmente.
"Si, ho comprato solo qualcosina. Niente di che" Risponde senza degnarmi di uno sguardo.
"Okay"
Sospiro lievemente e quando sto per girare i tacchi e ritirarmi in camera mia, la sua voce mi fa bloccare all'istante.
"Ti fermi a pranzo o mi lasci da solo?" La sua domanda mi sorprende all'istante. L'ha detto davvero? Perché lo sta facendo? Forse, per essere gentile di fronte al suo amico. Onestamente non ne ho idea.
Sposto lo sguardo sui suoi occhi, fissando le sue iridi chiare e davvero bellissime.
"C'è Edoardo. Rimane lui con te" Rispondo con voce ovvia. Dopo tutto ciò che mi ha detto non mi aspettavo assolutamente una domanda del genere.
"Oh no, io sto andando via. Ho un appuntamento" Si intromette l'amico, sollevandosi dalla sedia, e disegnando un piccolo sorriso fra le labbra. "Riccardo, ti chiamo in serata. Va bene?" Esclama, stringendo amichevolmente la sua spalla. Lui annuisce, abbassando poi lo sguardo proprio sui fornelli. "Ciao Federica, ci becchiamo in giro"
"Certo, ciao!" Lo saluto educatamente, cercando di essere quanto più gentile possibile.
Aspetto che lui esca dall'appartamento, prima di guardare Riccardo un po' confusa e spaventata. "Cosa fai? Hai imparato adesso come ci si comporta con la gente che non conosci o è soltanto una dannata presa per il culo?" Il mio tono di voce è freddo. Tanto freddo, quasi distaccato.
"Può essere..." Risponde vago, con un piccolo sorrisino che curva un angolo delle sue labbra, che si presentano rosse e gonfie.
"Ecco appunto, immaginavo... vado in camera. Ho comprato un panino, mangerò quello per pranzo" Ritorno all'ingresso soltanto per afferrare la mia borsa, ma quando sto per farlo, sento una pressione proprio sul braccio. Le sue dita sono appoggiate sulla mia pelle nuda. Sono ferme. Immobili.
La mia temperatura corporea inizia a salire rapidamente, ma riesco ad avere un pizzico di forza soltanto per girarmi lievemente e incrociare i suoi occhi ai miei.
"Sto scherzando, scema! Mangiamo insieme, forza. Ho fatto gli spaghetti al ragù e sono davvero un mago nel farli. È l'unica cosa che mi riesce bene" Mi dice con un sorriso. La sua mano è ancora appoggiata su di me.
Prima di rispondergli, abbasso lo sguardo, notando la mia pelle sensibile e priva di qualsiasi forza.
Impacciato e un po' imbarazzato, si scosta, per poi sfregare i suoi palmi e sospirare dolcemente.
Faccio davvero fatica a capire cos'è appena successo, ma in questo momento non voglio pensarci, perciò lo guardo.
"Me lo stai chiedendo sul serio?"
"Si, sul serio" Risponde velocemente, poi continua "Che cosa c'è di strano?"
"Beh, tutto" Affermo senza nessun problema. Probabilmente ha realmente capito di aver sbagliato tutto. Come può una persona avere un cambiamento del genere in così poche ore? È tutto così folle, Dio mio.
"Perché?" Incrocia le braccia al petto, guardandomi attentamente.
"Beh, io mi sono trasferita qui soltanto ieri. Al mio arrivo, tu sei stato tutt'altro che gentile, ieri sera ti ho mandato a fanculo, questa mattina volevamo ucciderci con gli occhi. Dimmi se tutto questo è normale, e giuro che ti crederò" Gli dico, cercando di essere quanto più sintetica possibile.
"Beh, non è normale... però mi piace non esserlo" Risponde tranquillamente, alzando le spalle.
Io sospiro, non sapendo come prendere le sue parole. "Sono un po' strano, me ne rendo conto..."
"Sei tanto strano" Lo correggo, con un piccolo sorrisino. "Forse sei il ragazzo più strano e particolare che io abbia mai incontrato"
"Davvero?" Posso vederlo un po' sorpreso. Ma... come biasimarlo?
"Eh beh, credo di si"
"La tua vita è terribilmente entusiasmante, Federica"
"Lo so"
"Era una battuta" Vedere un Riccardo così giocherellone mi stupisce. Penso proprio che aspettarsi una cosa del genere da lui, sia davvero impossibile. Lui è così strano, così misterioso, così maledettamente insolito.
"So anche questo" Decido semplicemente di sostenere questo strano giochetto. Faccio bene, giusto? Non so quanto durerà, ma penso che per iniziare a stare bene, dovremmo farlo. Non c'è un perché. Dovremmo farlo e basta.
"Allora?" I suoi occhi hanno un accenno di felicità che non hanno mai avuto. E l'angolo delle sue labbra che è curvato verso l'alto riesce a darmi la conferma che forse qualcosa tra di noi sia realmente cambiata.
Per me è tutto nuovo qui, e avere una persona con cui parlare, scherzare e giocare, è davvero bello. Direi unico, no?
"Allora cosa?"
"Pranzi con me o vai in camera?" Mi domanda a bassa voce. I nostri sguardi sono incrociati.
"Si, okay. Pranzo con te"
"Ottimo" Esulta, vittorioso. "Darti il benvenuto in quel modo non è il massimo. Per cui bisogna rimediare non credi? È giusto che tu abbia un coinquilino normale, non un pezzo di merda con le palle completamente girate" Ignoro la sua finezza, e scoppio a ridere divertita. "Quindi... piacere, io sono Riccardo Marcuzzo" Allunga una mano verso la mia direzione, aspettando che io la stringa.
Per un attimo ritorno indietro di qualche ora, immaginando il nostro primo incontro in questo modo. Non è il massimo lo so, ma è molto meglio del precedente.
"Federica Carta, piacere mio" Gli rispondo con un sorriso, poi stringo la sua mano dolcemente, vivendo questo momento con un'estrema felicità.

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora