Capitolo 6.

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"Vuoi una birra?" Mi domanda Riccardo, mentre io appoggio due piatti di vetro sul tavolo.
"Si, grazie"
Afferra due bottiglie di birra dal frigo, sistemandole proprio accanto ai piatti. Mi perdo a fissare ciò che si presenta di fronte a me. Un tavolo apparecchiato per due. Me e Riccardo. È il nostro primo pranzo insieme, e nella sua semplicità ha davvero qualcosa di speciale.
Mi raggiunge qualche secondo dopo con la pentola colma di pasta al ragù e un enorme sorriso fra le labbra.
Quando ci sediamo per mangiarla, devo dire che inizio a sentirmi un po' più leggera rispetto prima. Non appena assaggio il primo boccone, mi scappa un leggero mugolio dalla bocca. Il sapore è davvero buono, mi piace tanto.
"Allora? Cosa ne pensi? Promosso o bocciato?" Mi chiede curioso di sapere il mio verdetto.
"Direi promosso. È buona" Rispondo, non appena mando giù il boccone. "Sei stato bravo" Mi congratulo, educatamente.
"Beh, ti ringrazio"
"Di niente" Faccio spallucce. Lui mi guarda.
"Quindi? Cos'hai da dirmi su di te, a parte che sei una ragazza che ama studiare, mettere il ordine la casa ed essere terribilmente permalosa?"
"Io non amo essere permalosa... lo sono soltanto con la gente che mi infastidisce" Spiego con serenità. È assolutamente vero.
"Io sono uno di questi, immagino..." La sua affermazione è un po' insensata, ma decido di non ribattere.
"Già, lo sei"
"Quindi?" I suoi occhi si incrociano ai miei immediatamente.
"Cosa?"
"Dimmi qualcosa su di te"
"Che cosa vuoi sapere?" Con le punte delle dita giro la forchetta fra gli spaghetti, per mangiarne un altro boccone.
"Tutto ciò che non so"
Sospiro e chiudo dolcemente le labbra, pronta per dirgli qualcosina.
"Dunque, ho vent'anni, il mio colore preferito è il rosso, preferisco la pizza al sushi, alcune volte riesco ad essere davvero tanto dolce e tenera... ma sottolineo, soltanto alcune volte. Mi piace scrivere ciò che mi succede durante la giornata, odio la gente che si prende gioco di me, mi arrabbio molto difficilmente, mi stuzzica molto cercare di risolvere i problemi della gente, infatti mi sono iscritta all'università di psicologia proprio per questo motivo" Mi fermo un istante soltanto per riprendere fiato, ma non smetto di guardarlo. "E poi, non so... non amo molto le discoteche, non ho né fratelli e né sorelle, vengo da un paesino della Sardegna e la cosa che più mi piace di lì è proprio il mare. Ci vado molto spesso, e resto seduta sulla spiaggia per ore. Ascolto con cura il rumore delle onde infrangersi sugli scogli, e m'innamoro sempre di più. Quel posto mi rilassa, ma al tempo stesso mi fa sentire viva. Forse più di qualsiasi altra cosa"
Lui ascolta con attenzione e interesse ogni mia parola. Mi sembra un altro Riccardo rispetto ieri. È tutto così maledettamente assurdo, dannazione!
"Wow, quindi hai detto che vorresti fare la psicologa?" Incrocia le braccia al petto, inclinando la testa lievemente verso destra.
"Se ci riesco, si"
"E com'è andato il primo giorno? Che impressione hai avuto?"
"Una bella impressione. Mi piace tutto quanto" Rispondo velocemente.
"Ottimo, questa mi sembra la cosa essenziale" Sorride, poi beve un sorso della sua birra, prima di continuare a mangiare la pasta che ha preparato.
"Tu invece? Raccontami qualcosa, forza" Lo incito, indicandolo.
"In realtà non c'è molto da sapere su di me" Si tampona gli angoli delle labbra con un tovagliolo, sollevando poi lo sguardo verso di me. "Sono un ragazzo un po' strano e confuso in tutto, ma non riesco ad essere allo stesso modo quando si tratta dei miei sogni e di tutti gli obiettivi che ho da raggiungere. Ho venticinque anni, di cose sbagliate ne ho fatte tante, ma essermi iscritto alla facoltà di chirurgia, penso che sia stata la cosa più giusta e lineare che io abbia fatto. Abitavo a Milano, ma mi sono trasferito a Roma da esattamente cinque anni, ho cambiato cinque appartamenti, conosciuto tanta gente e fatto un milione di cazzate. Diciamo che negli ultimi mesi va meglio, sono ormai diventato un uomo, e penso che commettere certi errori alla mia età non sia più tanto normale" Alla fine, si lascia scappare un piccolo sospiro dalle labbra.
"Che genere di errori?" La mia curiosità aumenta improvvisamente. I suoi muscoli si irrigidiscono e posso immediatamente notare che quel lieve accenno di sorriso che aveva è del tutto sparito.
Questo piccolo dettaglio mi fa immediatamente rattristare.
"Forse non è il caso che tu lo sappia... e poi non mi va di parlarne"
"Oh" Mormoro soltanto. Riesco a sentire un pizzico di delusione varcare la soglia del mio cuore, ma cerco di non farci molto caso.
"Da bambino non fai altro che sognare, poi cresci... capisci come vanno realmente le cose, conosci il vero lato della gente e anche quello del mondo. Magari, cerchi di costruirti la vita per anni, ma niente va per il verso giusto. Sarà sempre così, è inutile negarlo" Le sue parole hanno un reale fondo di verità, e devo dire che riescono a segnarmi. Come posso dire il contrario?
In fondo, ho solo vent'anni ma di cose ne ho affrontate davvero molte. Ho ricevuto diverse batoste da tanta, troppa gente. Ho sofferto per la perdita del primo amore e anche per le mie dannate amicizie. Ho sempre sofferto. E mai smetterò di farlo, ne sono più che sicura.
"Concordo con te, pienamente" Cerco il suo sguardo, ma purtroppo non lo trovo.
"Già"
"Tu ed Edoardo vi conoscete da molto?" Gli domando dopo qualche secondo, cercando di cambiare argomento e riportare il sorriso fra le sue labbra.
"Già da un po', circa due anni più o meno" Mi risponde, poi abbassa lo sguardo proprio sulle sue mani. Passa qualche secondo, fin quando solleva la testa e mi guarda. "È stato lui a dirmi di comportarmi meglio con te"
La frase che ha appena detto mi rimbomba più volte nella testa, rendendo teso ogni mio muscolo.
"Gli hai seriamente detto del mio arrivo?" Gli domando un po' incredula. Mi ha stupita. Letteralmente.
"Si, e gli ho anche detto del comportamento di merda che ho avuto te" Continua. "Lui mi ha consigliato di essere più gentile... e io mi son reso conto quanto abbia ragione, per cui lo sto facendo, o almeno ci sto provando" Spiega, facendo spallucce molto cautamente. Sarei stata molto più contenta se quest'idea fosse partita da lui, ma va bene così. Non ne faccio un dramma o niente del genere.
"Okay" Rispondo semplicemente. Non aggiungo nient'altro. Non è il caso.
Segue qualche altro minuto di puro silenzio. Entrambi terminiamo di mangiare la nostra pasta con una trasparenza davvero inspiegabile. Questa cosa non mi rende molto a mio agio, ma non ci faccio molto caso. Se c'è una cosa che odio, è proprio la tensione tra due persone.
Ma fortunatamente, ad alleviarla almeno un po', è lo squillo costante del suo cellulare che riempie la stanza all'istante. Riccardo risponde alla chiamata senza esitare e poco prima di riattaccare, mormora un semplice 'okay, arrivo'. Quando appoggia l'aggeggio sul tavolo, solleva la testa verso di me, guardandomi con un'espressione strana. Il suo sguardo è freddo, ghiacciato, poco limpido. Dopo questa telefonata, ha subito un cambiamento davvero radicale.
"Devo andare" Dice improvvisamente, poi afferra le chiavi di casa velocemente.
"Adesso? Dobbiamo ancora mangiare la frutta" Gli rispondo un po' dispiaciuta. Lui mi guarda, pressando le labbra in una linea sottile e leggera.
"Si, devo andare adesso. Per forza." Risponde freddo. Il timbro della sua voce mi provoca un brivido. Un lungo ed intenso brivido proprio alla spina dorsale. "Ci vediamo nel pomeriggio"
Annuisco lentamente, prima che lo veda sparire proprio dietro la porta d'ingresso.

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoKde žijí příběhy. Začni objevovat