Capitolo 11.

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Mentre cammino fra le affollate vie di Roma mi lascio sfuggire dei piccoli respiri dalla bocca. Cerco di rilassarmi il più possibile, anche se non smetto di sentire quella costante tensione, che non fa altro che provocarmi delle leggere scosse un po' ovunque. Saranno sicuramente dovute alla preoccupazione per l'università, oppure per tutta la strana situazione con Riccardo. Quest'ultima ha realmente confuso tutti i miei pensieri.
Nel preciso istante in cui raggiungo la grande palazzina, la prima cosa che noto è Riccardo appoggiato proprio alla parete, interamente fatta in pietra. Ha la punta del piede contro il suolo, le braccia incrociate al petto, le labbra arricciate come un bambino e gli occhiali da sole che oscurano in maniera delicata le sue iridi chiare.
Lui mi nota immediatamente, e posso confermarlo dal modo in cui muove il capo per seguire ogni mio singolo passo.
"Che ci fai qui? Non dovevi andare in quel famoso posto?" Gli chiedo una volta che ci ritroviamo uno di fronte all'altra.
Lui sospira rumorosamente, prima di staccarsi dalla parete e togliersi quei dannati occhiali. La scena sembra prodursi a rallentatore, e devo dire che riesce a sconcertarmi del tutto.
L'aria all'interno dei miei polmoni sembra dimezzarsi, mentre sento le mie labbra diventare secche all'improvviso.
I suoi occhioni possiedono un luccichio davvero molto molto incantevole.
Riescono perfettamente a provocarmi un intenso brivido proprio alla spina dorsale, che mi spezza il respiro il secondo dopo. La sua bellezza è davvero disarmante.
"Sono venuto a prenderti per portarti con me" La sua risposta non si fa assolutamente attendere, sconvolgendo del tutto la mia anima e il mio cuore.
"Ti ho detto che non posso venire, ho da studiare tante, troppe cose" Gli dico. Lui sospira rumorosamente, girando gli occhiali fra le sue dita.
"Impiegheremo poco tempo, saremo a casa fra due ore. Te lo prometto"
"Non posso, davvero. Non insistere" Ripeto, sperando che la smetta. Vedere un Riccardo dirmi queste cose è davvero un'immagine assurda e anche un po' improbabile. A dir la verità, mi confonde lievemente.
"Bene, perfetto. Ho l'auto lì, ti aspetto dentro" Indossa di nuovo gli occhiali e mi supera, allontanandosi da me di qualche metro. Io spalanco gli occhi, un po' sorpresa a causa di tutto ciò che ha appena detto.
Lo raggiungo velocemente, e quando sono proprio alle sue spalle, stringo il suo braccio soltanto per farlo girare verso la mia direzione.
"Ma hai capito cosa ti ho detto o sei sordo?"
"No, ho capito... ma chiaramente non ti ho ascoltato" Fa spallucce, calmo. Ha un'espressione molto tranquilla in viso e si comporta come se niente fosse.
"Io. Devo. Studiare." Scandisco per bene ogni singola parola, cercando di sottolineare al meglio il concetto. "Vuoi capirlo oppure no?"
"Allontanarti un po' da tutto ti farà sicuramente bene, Federica. L'università è iniziata da due giorni, smettila di fare la scansafatiche e vieni con me! Voglio portarti in un posto bellissimo e anche un po' magico, e sono più che certo che ti piacerà davvero da impazzire"
Un pizzico di curiosità si fa spazio dentro di me. Vorrei davvero eliminarla, ma purtroppo non riesco.
Le sue parole hanno acceso in me quell'immensa voglia di lasciar andare lo studio e cercare di intrufolarsi in questi luoghi, per poter archiviare almeno per un po' questa maledetta realtà.
Mi lascio sfuggire un lungo sospiro, prima di chiudere dolcemente gli occhi e cancellare le regole. Temo che la mia espressione sia più rilassata, infatti Riccardo sorride e mi afferra la mano velocemente. "Andiamo"
Mentre avanziamo verso la sua auto grigia, non posso non spostare lo sguardo sulle nostre mani incrociate. La sua stringe la mia, quasi proteggendola dal resto del mondo. Il suo pollice è appoggiato sulla mia pelle, accarezzandola con una delicatezza davvero immensa.
La mia, un po' tremante e impaurita, cerca di rimanere quanto più ferma possibile, e mi scappa un piccolo sospiro di sollievo quando ci riesco.
Mi apre la portiera, invitandomi ad entrare all'interno dell'auto. "Mi raccomando non allungare troppo le mani"
Gli faccio la linguaccia e mi siedo sul sedile immediatamente. Vengo accolta da un intenso profumo che ha una somiglianza davvero eccessiva con il suo. In un certo senso è come se mi immergessi un po' all'interno del suo piccolo mondo.
"Mmh, vedremo" Rispondo, chiaramente prendendolo in giro.
Lo vedo alzare gli occhi al cielo, prima che faccia il giro soltanto per raggiungere il lato del guidatore. Mi affianca il secondo dopo, guardandomi con attenzione e regalandomi un dolce sorriso.
"Grazie per essere venuta con me. Ne sono felice" Mi sussurra a bassa voce. Il mio cuore si gonfia all'istante.
Ho già avuto modo di conoscere Riccardo, e il fatto che mi ringrazi, penso proprio che sia una cosa super positiva.
"Anche io... ma vorrei sapere soltanto dove mi porti" La voglia di scoprire qualcosina mi sta letteralmente uccidendo. Piano piano. Lentamente.
"Beh, ti porto in un luogo dove c'è tanto verde. Lì si sta davvero benissimo, giuro che dimenticherai ogni pensiero che ti frulla dentro quella testolina" Quando queste parole lasciano le sue labbra, mi scappa una risatina. Lui ricambia, un attimo prima di girare la chiave per mettere in moto e raggiungere la nostra destinazione. Non so di che posto si tratti, ma il bisogno di rilassarmi e lasciar perdere ogni cosa inizia a farsi sentire.
Rispondo con un semplice 'va bene' prima di afferrare il suo cellulare e mettere un po' di musica. Mi permette di farlo senza rimproverarmi e devo dire che la cosa mi sorprende. Questo ragazzo non fa altro che sorprendermi da più o meno quindici ore.
Arriviamo venti minuti dopo, e prima di entrare all'interno del parco, ci fermiamo a prendere qualcosa per pranzo. Ribattiamo su chi deve pagare, dando vita ad un meraviglioso teatrino proprio di fronte al barista, che ride divertito. Alla fine, cedo, lievemente scocciata. Il pranzo lo paga lui, ma subito dopo mi promette che al prossimo incontro lo pagherò io. Mangiare un'altra volta con lui mi stuzzica davvero parecchio, infatti credo di essere arrossita alle sue parole.
"Allora, cosa ne pensi? Avevo ragione? Non è bellissimo tutto questo?" Mi chiede a bassa voce. Siamo seduti sul prato, mentre alterniamo lo sguardo dal cielo azzurro sopra di noi a tutto il verde che ci circonda. Bellissimo? Credo che un aggettivo del genere non sia all'altezza di tutto questo.
In Sardegna ci sono diversi posti così, ma questo ha qualcosa di speciale. Non so definire bene cosa sia, ma c'è. Sarà merito dei tanti alberi di diversa forma, oppure di quella grande fontana che riesce a regalare a questa meraviglia quella sfumatura fiabesca e particolare. L'acqua scorre sulle superfici in pietra, provocando quel leggero e rilassante rumore che tanto amo. Il cielo è privo di qualsiasi nuvola, e riesco perfettamente a cogliere ogni singolo centimetro di esso. È davvero una sensazione strana, meravigliosa.
"Mi piace davvero da morire. Non avevo mai visto nulla di più magico, davvero" Rispondo, lievemente stupita. Forse i miei occhi sembrano quelli di una bambina che non ha mai visto nulla di tutto ciò, e probabilmente lo sono davvero.
"Lo sapevo!" Esclama sorridente. "Tieni il tuo panino. Mangia e guarda questo spettacolo. Non pensare a nulla, Federica" Mi passa il mio pranzo che io afferro immediatamente. Sospiro e cerco di dargli retta.
Non devo pensare a nulla. A nulla. Allungo le gambe sul prato e respiro profondamente, sorridendo nel vuoto. Forse è davvero questo ciò che mi serve. Temo che io ne abbia davvero bisogno.

Spero che questo capitolo vi piaccia!
Buonanotte a tutte♥️♥️

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoWhere stories live. Discover now