Capitolo 58.

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L'unico colore che riesco a vedere in questo momento è il bianco. Sono spaventata e ansiosa, ma al tempo stesso, luminosa e raggiante.
Ho paura di svenire da un momento all'altro. Le contrazioni arrivano ogni cinque minuti e sono in travaglio da questa notte, precisamente da circa dodici ore. I medici mi hanno consigliato di fare l'epidurale per il dolore, e devo dire che la situazione è nettamente migliorata. Sono le undici del diciannove Maggio, la situazione traballa parecchio, e sono in bilico tra la felicità e le lacrime.
La paura che tutto possa andare male mi sta uccidendo, e non faccio altro che tremare da praticamente tutto l'intero travaglio. Le infermiere mi hanno assicurato che fra poche ore sarà tutto finito, poiché ho una dilatazione di circa sei centimetri. Non vedo l'ora che tutto questo finisca, così potrò finalmente abbracciare il mio piccolo Matteo.
Ad ogni contrazione stringo intensamente la mano di mia madre, per poi lasciar andare la testa contro il lettino, in lacrime. Sono letteralmente stremata, e anche respirare mi risulta molto più difficile del previsto.
In questo momento vorrei avere Riccardo proprio al mio fianco, vorrei avere il ragazzo con cui ho fatto questo bambino, e sono certa che tutto andrebbe sicuramente meglio. Ho bisogno di lui più che mai, ma devo cercare in tutti i modi di non crollare. Non adesso. Non posso permettermi di farlo. Basta un pizzico di forza e il risultato sarà splendido. Ne sono più che sicura.
"Fede, allora... ti sei dilatata di altri due centimetri, alla prossima contrazione, inizia a spingere. Facciamo nascere questo bambino" Esclama l'infermiera, accarezzandomi la mano dolcemente. "Se collabori, entro dieci minuti avrai il tuo piccolino fra le braccia"
Le sue parole mi fanno sorridere, il bisogno di incontrarlo per la prima volta aumenta e la vita sembra darmi una lieve scossa.
"Okay... okay"
Il dottor Rossi si avvicina, indossando dei nuovi guanti in lattice e facendo una leggera pressione sul punto fra le mie gambe. Sussulto all'istante, mordendomi il labbro per non urlare come se fossi una pazza. Istintivamente appoggio una mano sul pancione, accarezzando Matteo con le lacrime che iniziano a posizionarsi proprio sugli angoli dei miei occhi. "Ti prego, amore... non farmi più soffrire" Glielo sussurro con un filo di voce, stringendo poi la mano a mia madre, che prende ad accarezzarmi la fronte dolcemente.
"Il battito del bimbo è regolare e anche quello della madre" Osserva l'infermiera, guardando il medico. Lui annuisce, sospirando dolcemente.
"Federica deve iniziare a spingere... forza, so perfettamente che può farcela" La voce rassicurante del medico che mi ha seguito durante tutta la gravidanza riesce a farmi rilassare per un secondo. Sono in buone mani, devo soltanto mettere un po' di forza, giusto?
Annuisco ripetutamente, e non appena arriva l'ennesima contrazione, respiro con tranquillità e butto giù ogni singolo grammo di energia. Spingo lentamente ma con una potenza davvero intensa. Mi lagno per il dolore, sentendo un sospiro di impazienza scappare dalle labbra di mia madre. "Brava, si... così. Continua in questo modo"
Spingo un'altra volta, per poi lasciar scivolare la testa all'indietro.
"Amore, forza. Respira e spingi" Farfuglia mia madre, un po' preoccupata.
L'altra contrazione arriva troppo in fretta, e molto più intensa della precedente. Così intensa, che riesce perfettamente a farmi urlare. Dio mio, mi sento morire. "Voglio Riccardo! Dannazione, in questo momento vorrei solo lui qui" Piagnucolo, disperata. Tiro fuori i miei sentimenti, e penso che in un momento di debolezza di questo genere sia assolutamente normale. "Mamma, voglio Riccardo"
Mi dimeno, ma al tempo stesso spingo, cercando di far nascere il capolavoro che abbiamo fatto insieme.
"Lo so, tesoro. Non ci pensare, ci sono qui io. Tranquilla e respira"
"Mi manca da impazzire" Mi sembra di star piangendo, infatti quando socchiudo gli occhi, una lacrima sbuca dall'angolo di uno dei miei occhi, guizzando giù per la mia guancia.
"Fede, amore... stai tranquilla, non dovresti farti del male adesso. Pensa invece al tuo piccolo principe, fra qualche secondo lo vedrai" La carezza di mia madre, caccia via ogni lacrima.
Annuisco ripetutamente, spingendo ancora una volta, mentre l'ennesima fitta alla pancia, mi fa strappare un vero e proprio gemito di sofferenza.
"Federica, l'ultimo sforzo! La testolina è già uscita. Ci siamo" Mi informa l'infermiera, afferrando il telo verde per avvolgere il piccolo fagottino che sto per fare nascere. Questo piccolo dettaglio mi fa realmente capire che il fatidico momento sta per arrivare, e per un attimo, metto da parte ogni cosa, angoscia compresa, prima di spingere un'altra volta e un'altra volta ancora, per poter far incontrare la luce del giorno al mio piccolo tesoro.
Respiro e spingo. Spingo e respiro. Un'ultima fitta mi pervade la pancia e l'istante successivo mi sembra di sfiorare il cielo con un dito per la forte sensazione che mi ha appena attraversato il corpo. Mi sento leggera come una piuma, e per un attimo non riesco a credere a ciò che è appena accaduto. Un pianto improvviso e delicato riempie le mie orecchie, ma il mio organismo non reagisce. Rimango immobile. Poi lo vedo. Vedo il piccolo Matteo, stretto fra le braccia del medico, che lo guarda orgoglioso ed emozionato.
Rimango ad osservarlo per dei secondi interi, vedendo le sue manine muoversi dolcemente, il cordone ombelicale scivolare lungo le sue gambe e i suoi piedini chiudersi con una dolcezza davvero incredibile. È ricoperto interamente da quella sostanza bianca, e Dio mio, sembra un piccolo batuffolo. È uno spettacolo meraviglioso. Non ho mai visto nulla di più bello.
Dimentico tutte le sofferenze di questo lunga attesa: nausee, vomito, contrazioni continue e dolori praticamente ovunque. Dimentico tutto, lascio che il mio mondo giri attorno a lui. Perché lui è l'unica cosa preziosa della mia vita, la mia unica luce in questo immenso buio, la mia conquista, mia piccola stellina.
Lui piange, volendo disperatamente ricevere delle coccole e trovare rifugio fra le mie braccia. Scoppio a piangere all'improvviso, per la forte emozione che ha appena varcato la soglia del mio cuore. È un'emozione troppo intensa per poter essere vera. Sono diventata mamma e lui è il mio bimbo. È mio figlio.
Il medico mi affianca a passi veloci, poggiando Matteo sul mio seno lievemente scoperto. La nostra pelle entra a contatto all'istante, e per la prima volta in questi ultimi nove mesi, posso realmente dire di essere felice. Felice per davvero. È una creatura così piccola, così indifesa, così sensibile, così mia. Il suo corpicino umido scalda il mio, tremante e spaventato.
Guardo il suo visino perfetto, i suoi lineamenti, riuscendo a perdermi all'interno dei suoi occhietti. Sono blu, proprio come quelli del suo papà.
Dio mio, sembra il protagonista di un quadro. È di una bellezza davvero immensa. Perdo completamente il senso del tempo e continuo a guardarlo, ad ammirarlo, ad amarlo, in silenzio e con le lacrime che mi rigano le guance senza fermarsi.
"Ciao, piccolo puffetto blu... sono la mamma. Piacere di conoscerti" Glielo sussurro all'orecchio, e non appena percepisce le vibrazioni della mia voce, i suoi piagnucolii cessano improvvisamente. "Non vedevo l'ora di vederti, amore mio"
Le mie labbra si poggiano proprio sulla sua fronte, lasciando un bacio sulla pelle sensibile e delicata.
"Oddio... è una meraviglia, Fede" Esclama mia madre, accarezzando il piedino di Matteo con dolcezza. Io la guardo, notando i suoi occhi pieni di emozione incrociarsi ai miei. Sta piangendo, proprio come me. "Auguroni, figlia mia"
"Grazie, mamma"
Appoggio la testa sulla sua spalla, esausta ed emozionata di aver finalmente vissuto anche io questo momento. Ogni minuto nascono circa centoquaranta bambini, e fra di loro, oggi c'è anche Matteo. C'è anche lui. Finalmente anche lui ha incontrato la sua mamma dopo nove lunghi mesi d'attesa. Adesso è qui con me e nessuno lo porterà via.
"Vuoi provare ad attaccarlo al seno?" Mi domanda l'infermiera, accarezzandomi la spalla. Io annuisco lentamente, cacciando via le lacrime per poter vivere questo momento con tutta me stessa.
Mi aiuta a sistemarlo sul mio seno, e poi mia madre appoggia il telo verde sul suo corpicino per coprirlo. La sua boccuccia scivola lungo il mio capezzolo, prima di chiudersi con lentezza e iniziare a ciucciare il latte. I suoi movimenti sono istantanei, veloci, ritmici, come se fosse una cosa normalissima, che ha sempre fatto. Dio mio, la natura è davvero pazzesca.
La sua piccola lingua mi provoca una lieve e felice risata, ma non riesco a distogliere lo sguardo da lui; continuo a guardare le sue guance gonfiarsi e poi sgonfiarsi lentamente, i suoi occhietti schiudersi piano piano e le sua manine muoversi sul mio petto, con l'obiettivo di conoscere il mio corpo passo dopo passo.
"Se tuo padre fosse qui, non smetterebbe di piangere un istante" Gli mormoro, accarezzando i pochi capelli che ricoprono la sua testolina.
"Federica, adesso taglio il cordone. Okay?" Mi informa il medico, afferrando un paio di forbici. Io lo guardo, annuendo, per poi abbassare il capo verso Matteo, che continua a bere dolcemente il suo latte. È una scena troppo bella per non essere ammirata.
Io e mia madre abbiamo lo stesso identico sguardo. Lei è diventata nonna, ma io... io sono finalmente mamma, e ancora non realizzo.
Il dottor Rossi taglia il cordone, avvicinandosi per regalarmi una carezza sul viso. "Sono felice che tu ce l'abbia fatta. Sei la ragazza più forte che io abbia mai conosciuto"
Lui è a conoscenza della mia storia. Di tutta la mia storia. Ho voluto raccontargliela dopo qualche mese dal nostro primo incontro.
"La ringrazio di cuore. Davvero"
Lui mi sorride educatamente, sfiorando il viso del piccolino con le punte delle dita. "Bisogna visitare il bambino, portatelo di là. Io devo controllare la neomamma" Ordina, sistemandosi in piedi proprio di fronte a me.
L'infermiera annuisce, allungando le braccia verso Matteo per prenderlo in braccio. Io lascio un bacio sulla sua testolina, staccandolo dal mio seno con una tristezza immensa. Mi manca di già.
La donna lo stringe, avvolgendolo in un altro telo pulito.
"Come si chiama questo principino? Dobbiamo mettergli il braccialetto"
"Matteo... Matteo Carta" Rispondo all'istante.
Avverto un lieve dolore al cuore, ma lo ignoro, provando ad essere forte. È davvero una situazione difficile.
"Va bene. Giuro che te lo riporto tra poco, Fede"
Le faccio un cenno con la testa alla donna e guardo il mio piccolino per l'ultima volta, prima di vederlo andare via da me. Appoggio la testa sul lettino e bacio il dorso della mano a mia madre, ringraziandola immensamente per tutto il sostegno e la forza che mi ha dato. Penso che un semplice ringraziamento non possa bastare per una cosa così.
Lo so, ho trascorso nove mesi d'inferno, ma tutto il dolore provato porta ad un'unica gioia davvero immensa: il mio bambino. L'ho atteso per tanto, troppo tempo, e pensare che lui sia qui con me mi fa scoppiare a piangere. Dio, sono così felice, forse come non lo sono mai stata.
Adesso ho lui, so di non essere sola. So che comunque andrà, lui ci sarà. Ci sarà per sempre. Proprio come io ci sarò per lui.

Bene, mi sono commossa...💔😭
È nato Matteo! Finalmente!🧸
Siete contente?♥️
Vi auguro una buona domenica!
-Roberta

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu