Capitolo 4.

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Quando suona la sveglia, alle sei e trenta, sospiro rumorosamente e mi costringo ad alzarmi. Le mie forze sono davvero minime, ma m'impongo di non pensarci, e afferrare tutto il coraggio che possiedo per poter affrontare questa mia prima giornata qui a Roma. Spero che tutto andrà per il verso giusto. Non potrei davvero sopportare il contrario.
L'ansia del primo giorno inizia a farsi sentire, distruggendo del tutto la mia dannata tranquillità.
Con calma, esco dalla mia camera, raggiungendo a passi lenti e silenziosi la cucina.
Nel momento in cui i miei occhi si poggiano su Riccardo, una lieve scia di rabbia inizia a pervadermi piano piano. È seduto sulla sedia, con le braccia appoggiate al tavolo e lo sguardo perso. È girato di spalle, per cui non riesco a guardarlo in faccia. I suoi muscoli sono rilassati, o almeno credo che sia così.
Con la schiena dritta e lo sguardo fisso, gli passo accanto, avanzando verso i fornelli. Sento i suoi occhi scivolarmi dolcemente lungo il corpo, e quando mi giro verso la sua direzione, ne ho la conferma.
Verso il caffè all'interno della tazzina prima di avvicinarmi a lui e sedermi, con tanta ma tanta indifferenza. Adesso ho la possibilità di guardarlo in faccia. Ha un'espressione un po' assonnata, gli occhi lievemente lucidi e le labbra schiuse. Mi guarda con costanza, tenendo le sue iridi fisse nelle mie per alcuni secondi. Poi gira il capo, distogliendo lo sguardo da me e poggiarlo proprio sul vetro della finestra. Io sono ancora delusa e incazzata, mentre lui sembra un po' spaesato, quasi assente.
Non ho nessuna intenzione di guardarlo, né tantomeno di parlargli. Rimaniamo in religioso silenzio per un po', io a fissare il caffè all'interno della tazzina, e lui a fissare me.
"Hai finito di guardarmi?" Sbotto in subbuglio. Spero di non scoppiare. È la cosa che forse, mi riesce più difficile.
Lui sospira lievemente.
"Sei ancora arrabbiata con me?"
"È naturale" Rispondo completamente priva di qualsiasi emozione in volto. Sollevo soltanto le spalle, rendendomi conto di quanto sia bipolare e strano questo ragazzo? Ma come fa a chiedermi una cosa del genere?
"Ah, lo è?" Inarca un sopracciglio, guardandomi come si guardano le cose piccole.
"Direi di si. Dopo tutto quello che mi hai detto ieri, penso proprio che sia normale esserlo. Non credi?" Borbotto, bevendo un sorso della mia bevanda. Spero che bere un po' di caffè mi dia quel pizzico di forza per tenermi in piedi.
"Sbaglio o sei un pizzico permalosa?" Incrocia le braccia al petto, spingendo la schiena contro la sedia. Si siede comodamente, come se si trovasse su una poltrona. Dio, lo prenderei a ceffoni!
"Solo con la gente che merita" Affermo sicura.
"Oh, wow..."
Anche di mattina non smette di stuzzicarmi. Penso proprio che lo farà per tutta la mia permanenza qui. Ne sono più che certa.
"Sorpreso?"
"Solo un po'" Risponde normalmente.
"Passa una buona giornata, Riccardo" Gli dico, un attimo prima di alzarmi e appoggiare la tazzina all'interno del lavello. Senza dirgli nient'altro, vado via da lì e raggiungo il bagno per prepararmi.
Faccio una doccia veloce e poi indosso il mio outfit. Per questo giorno particolare ho deciso di indossare una camicia azzurra e un pantalone blu aderente, che riesce perfettamente a mettere in risalto ogni mia curva.
Nel momento in cui sto per afferrare il mio beauty per truccarmi, sento Riccardo bussare alla porta, prima che la sua voce rimbombi all'interno della stanza.
"Hai finito? Ho bisogno di usare il bagno. Sono già le sette e trenta"
Sbuffo rumorosamente, prima di girare la chiave e guardare il suo corpo proprio di fronte al mio.
"È tutto tuo" Gli regalo un sorriso falso, prima di stringere il beauty fra le mie dita e superarlo, lasciandolo entrare.
Dieci minuti più tardi, sono già fuori casa, per cui ne approfitto per fare un giro proprio nei dintorni dell'università. Per un attimo, i miei pensieri si poggiano su Riccardo. Mi rendo conto di non sapere nulla su di lui, a parte il suo nome. Non ho idea in che facoltà sia, cosa voglia fare da grande o quanti anni abbia. Non so assolutamente nulla, ma la colpa non è di certo mia. Da quando ci conosciamo non fa altro che provocarmi, e credo che i miei comportamenti attuali siano più che normali.
Obbligo la mia mente a non pensare a queste idiozie, e cerco di concentrarmi a calmare tutte le forti emozioni che mi pervadono il cuore quando varco la soglia dell'università che frequenterò.
Prendo un profondo respiro, per poi raggiungere l'aula a passi veloci. La mia quantità di ansia diminuisce nettamente soltanto quando mi siedo per seguire la prima lezione e ringrazio il cielo per questo.
Alle tredici, ritrovo il mio corpo molto più leggero e pronto per affrontare qualsiasi cosa. Aver conosciuto altra gente con il mio stesso obiettivo mi ha fatto più che bene; ne avevo proprio bisogno.
Quando metto piede fuori dalla grande struttura, sento il bisogno di chiamare mia mamma per raccontarle tutto. So quanto sia tesa e calmare tutte le sue ansie è proprio ciò che voglio.
Risponde al terzo squillo, e non appena sento la sua voce, mi scappa un piccolo sorriso. "Tesoro di mamma!"
"Ehi, sono appena uscita" Le comunico, emozionata. Condividere questo momento con lei è davvero una cosa bellissima.
"Allora? Com'è andata? Hai conosciuto qualcuno? Gli insegnanti sono bravi?" Via con la cascata di domande. Penso sia normale, dico bene?
"Dunque..." Inizio a bassa voce. "Questa prima giornata è andata alla grande, ho conosciuto diverse persone e si, gli insegnanti sono davvero bravi e gentili" Il mio cuore è attraversato da una felicità davvero immensa, quasi impossibile da spiegare. "Non vedo l'ora di tornarci"
"Sono contentissima! Davvero molto. Ho passato l'intera mattinata a pensarti. Ero davvero preoccupata" La sua frase mi fa ridere. È davvero bello sapere che qualcuno si preoccupi per me.
"Papà sta bene?" Le domando. Mi manca la mia famiglia, la mia casa e il mio paese, ma sono sicura che mi abituerò molto presto a tutto questo. Ne sono più che certa.
"Si, sta benissimo. È a lavoro; appena torna, ci sentiamo"
"Va bene, mamma"
Le racconto un po' quello che ho fatto durante la giornata, per poi salutarla e prometterle di chiamarla dopo. Prima di tornare a casa, vado a comprare un panino. Non ho nessuna voglia di cucinare, ma il mio corpo ha bisogno di assimilare un po' di cibo. Penso che un panino o qualcosa di questo tipo sia la soluzione ideale, no?
Pomeriggio dovrò studiare per qualche ora e cercherò di farmi uno schema completo come organizzarmi la settimana. Probabilmente sembrerò una pazza, ma ho così tanta voglia di fare, che mi sembra di poter sfiorare il cielo con un dito. Sembra folle, vero? Eppure non lo è. Ho soltanto bisogno di realizzare i miei sogni, tutto qui.

Preparatevi a tutto😈
-Roberta🤪

Lo sbaglio migliore - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora