Messaggi notturni e civette impazienti

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Piccolissimo P.S. prima di cominciare, siccome con questi salti temporali che durano un po' di capitoli, mi rendo conto che qualcuno possa perdere un po' il filo, volevo dirvi che qui ripartiamo esattamente dalla notte che segue alla piccola riunione a Grimmauld Place tra Sirius, Arya, Orion, Regulus e Remus. Detto ciò:

❤️ B U O N A L E T T U R A ❤️

La spietata tortura. L'uomo ucciso. Il marchio oscuro. L'implacabile lampo verde.

E poi di nuovo, ancora e ancora e ancora. Arya rivedeva quelle immagini a ripetizione, confuse eppure così vivide da farle male. Sembrava un incubo ed in effetti lo era davvero: dopo quella che le era sembrata un'eternità, finalmente Arya riaprì gli occhi, le mancava il fiato come se avesse corso per miglia nel tentativo di sfuggire a quell'agonia.

Era nel salotto sul retro di casa Potter, ma
c'era qualcosa di strano, anche se Arya non riusciva a capire cosa le sembrasse così fuori posto in quell'ordine rassicurante. Poi percepì un suono, debole all'inizio ma che diventò sempre più intenso, come un sibilo o un fischio fastidioso: si guardò intorno, ma non vide nulla oltre alle ombre dei libri sugli scaffali.
Poi qualcosa le sfiorò il braccio ed Arya sobbalzò, finché girandosi non si ritrovò di fronte a Sirius e nel vedere quei suoi occhi grigi si sentì sollevata di non essere sola e che lui fosse lì con lei. Allungò una mano verso di lui, voleva rifugiarsi tra le sue braccia, ma quando lo raggiunse si ritrovò a stringere tra le dita la stoffa logora e sporca della divisa orribile che era stato costretto a portare per anni, ingiustamente.
Arya tuttavia cercò di non farci caso, lo attirò a ugualmente a sé perché non le importava di quella divisa, lei sapeva che lui era innocente e questo le bastava.

Si strinse a lui, ma si rese conto che Sirius era immobile, freddo e distante, come se non fosse lì. Arya allora si scostò, gli circondò il viso coperto dalla barba incolta con entrambe le mani e lo supplicò di parlarle, di dirle qualcosa, qualsiasi cosa, ma lui rimase a guardarla, con quegli occhi grigi vacui e spenti. Cercò di chiamarlo ancora e ancora, lo prese persino per le spalle e lo scosse, ma non servì a nulla.

Poi, quasi per sbaglio, lo sguardo le scivolò oltre la spalla di suo marito e con orrore vide il corpo di un enorme serpente ricoperto di scaglie lucenti che strisciava infimo e silenzioso verso di loro. Arya si fece prendere dal panico, perché l'animale puntava dritto verso lei e Sirius, e tuttavia quest'ultimo non accennava a muoversi, né ad ascoltare le sue suppliche di scappare, eppure Arya non riusciva a convincersi ad andarsene senza di lui.

"Ora stai tu a guardare, Arya Ellis-Miller: confido che questo ti serva da lezione"

Le sibilò quella voce beffarda, quasi divertita della sua disperazione. Arya sentì il cuore accelerare, proprio come quella notte, sapeva cosa stava per succedere, sapeva che avrebbe dovuto chiudere gli occhi, ma le fauci implacabili di quell'animale non gliene diedero il tempo e Arya urlò, perché era l'unica cosa che le era rimasta da fare.

Quando riaprì gli occhi, per un attimo non si rese conto di cosa la stesse trattenendo per le spalle e ancora persa nel ricordo dell'incubo appena vissuto cercò di allontanarsi, tentò di divincolarsi piangendo e chiamando il nome di suo marito.

Il serpente. Il serpente li aveva attaccati, ma lei non avrebbe lasciato Sirius e così cercò di nuovo di liberarsi, ancora e ancora, finché non si rese finalmente conto di non essere più nell'accogliente biblioteca di casa Potter.

Guardò di fronte a sé e vide Sirius: non indossava la divisa di Azkaban e l'espressione vacua che aleggiava nei suoi bellissimi occhi grigi era sparita lasciando il posto ad una chiara nota di preoccupazione.
Nonostante fosse tornata alla realtà, provò ugualmente l'impulso di stringerlo a sé e così senza dire nulla gli allacciò le braccia attorno al collo, lasciando che lui l'avvolgesse a sua volta, e solo allora Arya ebbe la certezza che, almeno per un po', quell'incubo fosse finito davvero, che fosse tornato a depositarsi in un angolo remoto e buio della sua mente.

LumosWhere stories live. Discover now