Lo squarcio nella tela

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Quando Harry lasciò l'infermeria, salutandola con un sorriso sincero, Arya ebbe come l'impressione che in realtà quei dodici anni che avevano trascorso lontani si fossero completamente azzerati: aveva tenuto da parte quelle foto per lui già molto tempo prima ripromettendosi che, prima o poi, avrebbe trovato il coraggio di andare a bussare al numero 4 di Privet Drive per portare Harry via da quella casa in cui Silente l'aveva costretto a crescere, ma nella quale, Arya ne era certa, non ci sarebbe mai stato abbastanza posto, né tanto meno abbastanza affetto per lui. Alla fine, non aveva fatto nulla di tutto questo, non tanto perché temesse che Silente lo venisse a sapere, quanto perché non si era mai sentita abbastanza pronta a spiegare ad Harry il perché lui fosse finito a vivere con i Dursley, perché in fondo ci aveva provato mille volte, ma ancora non riusciva a spiegare nemmeno a sé stessa il vero motivo per cui James e Lily non c'erano più.

Sospirò, fissando qualche istante il proprio sguardo fuori da una delle ampie finestre dove il cielo stava pian piano mutando colore, passando dall'azzurro limpido ad un blu intenso, prima di alzarsi e raggiungere la scrivania. Si accomodò, avvicinando una pergamena intonsa ed il calamaio, nel quale intinse la propria piuma, che virò rapidamente dal viola ad un giallo vivo e corposo. Non avrebbe voluto scrivere a Marlene McKinnon, supplicandola di tornare in patria, ma Arya dentro di sé sapeva che era necessario, dato che Harry allo stato attuale delle cose si ritrovava con due tutori incapaci di occuparsi di lui ed un padrino ricercato per essere un pluriomicida seguace del Signore Oscuro.

"nonostante tra noi ci siano state..."

Arya esitò un secondo con la piuma sollevata a mezz'aria sul foglio, nel tentativo di trovare il termine adatto da inserire tra quelle righe

"... delle divergenze, ti chiedo di tornare in Inghilterra, di farlo per Harry se non altro: ha bisogno di qualcuno che decida al meglio per lui e tu, al momento, sei l'unica che può farlo. Con la speranza che tu stia bene, Arya"

Arya rilesse solo una volta le poche, concise righe che aveva scritto di getto, ripiegando quindi la pergamena ed infilandola in una busta, poi sospirando, si alzò cacciando la lettera in una delle tasche posteriori dei propri jeans e partendo quindi alla volta della guferia: se non l'avesse spedita immediatamente, molto probabilmente alla fine il suo orgoglio avrebbe avuto la meglio sul buon senso e quel pezzo di carta sarebbe diventato nulla di più che un triste cumulo di cenere.

Arya aveva appena consegnato la propria lettera ad un gufo che l'avrebbe recapitata al dipartimento per le comunicazioni magiche internazionali quando, ripreso il corridoio che conduceva all'interno del castello, intercettò la figura scura di Piton puntare dritta nella sua direzione. Non poté fare a meno di voltarsi, nella speranza che alle sue spalle ci fosse il reale obbiettivo dell'insopportabile professore di pozioni, ma, con sua immensa disapprovazione, si rese conto che il corridoio che dalla guferia conduceva al fulcro del castello era completamente deserto

-sì, Ellis-Miller, purtroppo sono qui proprio per te-

Disse raggiungendola in pochi passi e sbarrandole la strada

-non hai proprio nulla di meglio da fare che perseguitarmi? –

-oh, ti assicuro che, fosse stato per me, avrei fatto volentieri a meno di portarti questa, ma Silente ha insistito-

Disse porgendole una minuscola ampolla che conteneva un liquido limpido che ad una prima, frettolosa occhiata sarebbe parsa della semplice acqua cristallina. Arya l'afferrò, ispezionandola per qualche istante: non aveva esattamente idea di cosa fosse ma se c'era una cosa di cui era certa è che non avrebbe bevuto nemmeno una goccia di quella roba, nemmeno se Silente in persona le avesse assicurato che davvero si trattava di purissima acqua di montagna

LumosWhere stories live. Discover now