L'erede di Serpeverde

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9 gennaio 1977, Scozia

-è davvero bello qui-

Disse Arya, osservando il paesaggio brullo e desolato che li circondava e che terminava nelle acque mosse e scure del Mare del Nord, alcuni metri sotto i loro piedi, appena oltre l'orlo della scogliera su cui si erano fermati per una breve pausa dalla camminata: lei e suo padre avevano passato quei pochi giorni a risistemare la casa sulla scogliera, ridipingendo almeno la metà delle pareti e riordinando la cucina che versava in un triste stato di abbandono, e il tempo che avanzava tra un lavoro e l'altro l'avevano speso in lunghe passeggiate, percorrendo gli stretti sentieri che correvano lungo le alte e ripide scogliere e che si immergevano a tratti in fitte foreste.

-sapevo ti sarebbe piaciuto-

Le disse suo padre, che distolse lo sguardo dal paesaggio per rivolgerlo a lei, le labbra piegate in un accenno di sorriso, finché il suo viso non si contrasse di nuovo in quell'espressione seria e concentrata, la stessa che inconsapevolmente assumeva anche Arya quando la sua mente focalizzava l'attenzione su un pensiero particolarmente gravoso

-c'è una cosa di cui ti devo parlare, Arya-

Le disse quindi e Arya da parte sua annuì, tornando a sua volta a fissare gli occhi sulla linea mossa che si estendeva maestosa di fronte a loro, consapevole che quel momento prima o poi sarebbe arrivato, lo sapeva sin dalla mattina dopo il loro arrivo ad Inverness quando si era ripromessa di riempire suo padre di domande, di chiedergli spiegazioni sul perché della loro visita alla villa-castello degli Ellis-Miller e sugli strani e sconclusionati discorsi del fantasma Nigellus. Come pianificato, si era alzata dal proprio letto di buon ora, dirigendosi a passo di carica verso la cucina dove era certa avrebbe trovato suo padre intento a bersi la sua consueta tazza di caffè con accanto una copia della Gazzetta del Profeta aperta sulla pagina del Quidditch, ma arrivata sulla soglia della cucina ancora in disordine si era ritrovata, invece, di fronte ad un'immagine che le era rimasta indelebilmente impressa nella mente: sul vecchio tavolo in legno non c'erano tazze di caffè fumanti, né tanto meno fogli di giornale stropicciati, c'era solo suo padre che, passandosi stancamente una mano tra i folti capelli scuri, osservava come ipnotizzato un pezzo di pergamena stropicciato che giaceva di fronte a lui sul piano in legno, aveva quell'espressione, la stessa che, per qualche istante, Arya gli aveva visto dipinta sul volto quando erano arrivati al ministero della magia di Londra, un'espressione tesa e preoccupata che non si addiceva per nulla a suo padre.

-riguarda la pergamena mezza ammuffita che stavi studiando giorni fa, vero? È per quella che siamo venuti ad Inverness? –

Gli chiese quindi, concedendo alla sua mente di alleggerirsi finalmente da un po' di quelle domande e di quelle elucubrazioni che l'avevano assillata per giorni, ma di cui Arya si era sforzata di non far parola con il padre: non era da lei tenersi per sé tutte quelle cose e non affrontare la situazione di petto, ma questa volta aveva deciso di aspettare, certa che se davvero fosse stato qualcosa di importante suo padre avrebbe trovato certamente il momento e le parole giuste per parlargliene. Inoltre Arya cominciava a considerare il fatto di non essere, dopotutto, più così certa di voler sapere cosa si celasse dietro quel vecchio foglio stropicciato ed ingiallito, o di conoscere la ragione di quel misterioso ritorno ad Inverness, dopo tutti quegli anni, e il motivo dello sguardo di suo padre, che le aveva lasciato intravedere un suo lato fragile di cui per tutta la sua vita Arya aveva ignorato l'esistenza, sicura che non ci fosse nulla al mondo in grado di spaventare Edward Ellis-Miller.

Riemerse quindi dai propri pensieri quando Edward le indicò un muretto a secco mezzo distrutto e i cui resti sembravano essere lì da secoli, invitandola a sedersi accanto a lui, e quando lei si fu sistemata sulle pietre levigate dal vento e dalla salsedine, suo padre estrasse da una tasca interna della giacca la vecchia pergamena che Arya aveva visto quella mattina sul tavolo della cucina, era certa che fosse proprio la stessa perché in vita sua non aveva mai visto un foglio così ingiallito e raggrinzito eppure ancora perfettamente intatto.

LumosWhere stories live. Discover now