Nel cuore di chi resta - parte III

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Era stato un dolore lancinante, quello che aveva svegliato Lilith in piena notte. Era partito dal marchio di Salazar ed era arrivato dritto al cuore, come una pugnalata, come se qualcuno le avesse strappato via una parte di sé stessa, la parte più importante di lei: aveva capito subito che doveva essere successo qualcosa a suo figlio, perché quell'agonia così dura e pungente era un tipo di dolore e di presentimento che solo una madre può comprendere.

Nigellus si era precipitato da lei, ma Lilith l'aveva mandato via: non c'era nulla che lui o chiunque altro potesse fare per lei. Edward, il suo unico figlio, non c'era più, le era stato portato via di nuovo e questa volta per sempre: ricordava ancora il giorno in cui se n'era andato di casa per sposare la donna che amava, lasciandosi alle spalle lei e suo padre, quell'uomo dal cuore legato più alle tradizioni che alla famiglia. In realtà, Lilith era stata felice per lui, perché sapeva che la donna con cui aveva scelto di passare la vita lo amava e gli avrebbe regalato più gioie di quante Edward non ne avrebbe mai avute stando incatenato alle mura antiche della loro casa. Ma era pur sempre sua madre, l'aveva portato in grembo, gli aveva dato la vita, l'aveva cresciuto con tutto l'amore di cui era stata capace, cercando di compensare la freddezza e l'austerità di suo padre, e quando lui era uscito per l'ultima volta dalla loro casa aveva sentito andare via con lui una parte di sé.

Lo amava, per questo aveva deciso di dargli la libertà di scelta che suo padre gli aveva sempre negato, e Lilith non si era mai pentita di quella scelta e, anzi, aveva capito davvero quanto fosse giusta solo poco tempo prima quando Edward, dopo anni, era finalmente tornato a casa portando con sé Arya.

Arya. Era una ragazza meravigliosa e non solo per i lunghi capelli biondi e gli occhi color del cielo: era curiosa, intraprendente e sveglia.

"Promettimi che ti prenderai cura di lei: le serve una guida, qualcuno di cui fidarsi"

Le aveva chiesto quel giorno Edward e lei aveva dato la sua parola senza batter ciglio, ed ora era determinata più che mai a mantenerla.

Era proprio per questo motivo che si era ritrovata davanti ad una villetta adagiata lungo una delle vie principali della pittoresca Godric's Hollow: sapeva che avrebbe trovato lì sua nipote, lo sapeva da tempo, grazie ad una delle visioni con le quali il potente Salazar Serpeverde le permetteva di scorgere stralci del futuro. Tuttavia, appena prima di farsi avanti aveva avvertito la presenza di qualcuno alle sue spalle e quando si era voltata non aveva dubitato nemmeno per un istante di trovarsi di fronte alla donna con cui Edward aveva scelto di trascorrere la propria vita: non aveva mai visto Elizabeth, nemmeno in foto, ma sapeva che doveva essere bella, di una bellezza che conquista al primo sguardo, e che doveva essere una donna sensibile, ma anche determinata. Non l'aveva mai vista, ma il suo viso dai lineamenti dolci, sebbene sfigurati in parte dalle lacrime e da quel dolore così simile al suo per intensità eppure così profondamente diverso, le diede la certezza che quella donna fosse proprio Elizabeth.

Stringerla in un abbraccio fu quindi la cosa più normale del mondo e quando Elizabeth affondò il viso nel tessuto morbido del suo mantello, Lilith lasciò che piangesse, che sfogasse un po' di quel dolore che l'avrebbe accompagnata a lungo, negli anni a venire. Rimasero così, strette l'una all'altra per un po', finché Lilith non si scostò quanto bastava a lasciar scivolare una mano asciutta e grinzosa sulla pelle arrossata eppure congelata del viso di Elizabeth. Lasciò che le sue dita si inumidissero delle sue lacrime e poi accennò un sorriso malinconico ma allo stesso tempo riconoscente:

-sapevo che lasciar andare Edward fosse la cosa giusta, mio marito non lo capiva, non ha mai capito davvero cosa significa amare. Ma mio figlio sì, l'ha compreso quando ha incontrato te-

Le disse, mentre Elizabeth silenziosamente la guardava, scossa da piccoli sussulti regolari quanto il suo pianto debole ma inarrestabile.

-devo ringraziarti, Elizabeth, perché gli sei stata accanto, perché l'hai amato, perché gli hai dato una famiglia e qualcosa per cui lottare-

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