Quando niente fu più come prima

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10 gennaio 1977, Torre di Corvonero

Arya se ne stava oziosamente a letto a sfogliare le pagine del compendio quando qualcosa, come un insolito ticchettio, attirò la sua attenzione facendola voltare verso le alte finestre che affacciavano sul parco di Hogwarts, il quale tuttavia a quell'ora era ormai diventato un'indistinguibile macchia scura. Le ci volle qualche secondo, ma quando Arya intuì cosa, o meglio chi, ci fosse oltre il vetro a rombi colorati della finestra sgranò gli occhi e dopo quell'attimo di sorpresa mista ad incredulità lanciò il compendio nel baule, che si richiuse poi con un tonfo sordo, e si alzò dal proprio letto con uno scatto rapido, raggiungendo quasi di corsa la finestra e aprendola per permettere finalmente a Sirius di atterrare al centro del dormitorio con la pregiata Nimbus di James Potter.

-Sirius ma, cosa ci facevi... lì fuori? –

Disse Arya indicando ancora incredula la finestra, mentre il Grifondoro abbandonava la scopa in un angolo, assieme al mantello completamente fradicio: tanto per cambiare, quella sera su Hogwarts si era abbattuta una pioggia fitta e gelida, che non era stata tuttavia sufficiente a distogliere Sirius dal proprio folle proposito. Il Grifondoro guardò quindi Arya aprendosi in un sorriso soddisfatto di fronte all'espressione stupita della ragazza

-ti avevo detto che sareeee... etciù!!! –

Arya intuì che lui stesse cercando di dirle che sarebbe andato a cercarla ovunque e comunque, testardo com'era, ma nonostante tutto non riuscì a fare a meno di sorridere, avvolgendolo con un asciugamano pulito, mentre tentava di asciugarlo con il getto d'aria calda che emanava dalla sua bacchetta

-tu sei pazzo, Sirius Black... e non dire che sei pazzo di me perché giuro che ti rispedisco là fuori con la scopa di Potter! –

Aggiunse, puntandogli un indice minaccioso contro prima di sciogliersi di nuovo in un sorriso che portò via con sé un po' del peso dei cattivi pensieri che non le avevano dato tregua nelle ultime ventiquattro ore.

Alcuni minuti dopo, quando dai suoi capelli ebbero terminato di grondare gocce di pioggia, Arya aveva offerto a Sirius un angolino sotto le coperte calde del suo baldacchino, recuperando persino la scorta di dolci per le emergenze che teneva nascosta nel doppiofondo del suo comodino. Sirius la guardò estrarre dei sacchettini con il logo di Mielandia con un'espressione a metà tra lo stupito e l'ammirato per la trovata geniale di creare quel nascondiglio

-continua a sorprendermi, miss Ellis-Miller-

Le disse, afferrando lo zuccotto di zucca che lei gli stava porgendo, e da parte sua Arya si limitò ad alzare le spalle accennando con un sorriso alla scopa di Potter che giaceva in una pozza d'acqua in un angolo della stanza

-anche tu, a dire la verità: ero convinta che non sapessi nemmeno da che parte si impugna un manico di scopa-

-donna di poca fede-

Le rispose lui, addentando un altro angolo del dolcetto, mentre sceglieva con cura la prossima gelatina tutti gusti +1, l'ultima che aveva ingoiato sapeva di acqua di palude, decisamente disgustosa

-anche se ho rischiato di finire contro il platano picchiatore in effetti, ma non avevo altra scelta, sono negato con gli indovinelli-

Aggiunse, lanciandosi in bocca speranzoso una gelatina color ciliegia

-saresti dovuto rimanere alla festa, allora...-

Cominciò a dire Arya, con un tono fin troppo casuale e cercando di concentrarsi sulle caramelle colorate nel sacchetto che teneva in mano, anche quando avvertì il peso dello sguardo di Sirius su di sé

-non sono venuto per farti il terzo grado, se è questo che pensi... però quando sarai pronta per parlare io sarò qui-

Arya alzò gli occhi, incrociando quelli grigi di Sirius che come lei aveva improvvisamente perso ogni genere di interesse per la moltitudine di dolci distribuita sulle coperte blu notte. Lo guardò ancora qualche istante prima di sporgersi verso di lui ed annullare la distanza che li separava, assaporando di nuovo le sue labbra, a lungo e avidamente, lasciando affondare le dita nei capelli scuri e ribelli, cercando di ignorare il peso di quei pensieri che pian piano tornavano a riaffacciarsi nella sua mente. Quando infine si separò da lui non riuscì a farlo del tutto, rimanendo con la propria fronte contro quella di Sirius, mordendosi il labbro inferiore senza trovare il coraggio di guardarlo ancora negli occhi

LumosWhere stories live. Discover now