Piano, forte -parte I

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L'incontro con Albus Silente fu molto più breve del previsto, non del tutto indolore certo, ma sbattere la porta in faccia al preside di Hogwarts era stato piuttosto soddisfacente in effetti, più di quanto Arya non si sarebbe mai aspettata.

La sferzata di aria fredda che la colpì in pieno una volta che ebbe raggiunto il piccolo cortile circondato dall'antico colonnato non fu sufficiente a calmarla, sentiva ancora il sangue pulsarle nelle vene e con il fiato corto raggiunse quasi arrancando il muretto che sosteneva due colonne e vi ci si appoggio pesantemente, come se quei pochi minuti di conversazione con Silente avessero prosciugato definitivamente ogni sua energia.

Rise, ancora incredula, passandosi stancamente una mano sul viso: "ho sentito dire che sei un ottimo medimago, per questo sarei molto onorato se volessi affiancare Madama Chips in infermeria, sai si prospetta un inverno difficile e il Vaiolo di Drago è sempre così contagioso", queste erano state le esatte parole che Silente le aveva rifilato.

Evidentemente doveva avere davvero una bassa opinione di lei se credeva sul serio che non avrebbe capito, come se Arya non sapesse che la realtà dei fatti fosse che Silente voleva tenerla d'occhio per assicurarsi che in casa sua, magari sotto un tappeto o nell'armadio, non si nascondesse il prigioniero evaso più ricercato dell'intero Regno Unito, a quel punto Arya non si sarebbe sorpresa nemmeno di tornare a casa e trovarci una squadra di auror a perlustrarla.

Stava ricominciando a piovere quando Silente la raggiunse, per un secondo aveva temuto che lei se ne fosse già andata, invece era ancora lì, con le mani serrate attorno alla pietra antica. Sapeva che Arya si era accorta della sua presenza nonostante gli desse le spalle, l'aveva capito dal fatto che la sua posa era diventata improvvisamente più rigida ed inoltre era quasi riuscito percepire la sua mente svuotarsi di ogni pensiero come se avesse avuto paura che lui potesse leggervi qualcosa di compromettente. Tuttavia Silente era convinto che Arya non stesse nascondendo Sirius Black, né che avesse intenzione di farlo, ma non era certo di quello che lui si preoccupava

-Arya ti prego di scusarmi, sono stato decisamente indelicato poco fa. So che tu credi nella sua innocenza ma ha passato dodici anni ad Azkaban e noi non sappiamo con certezza cosa lui abbia in mente, per questo ritengo che tu sia più al sicuro qui ad Hogwarts, almeno per il momento-

Arya si asciugò velocemente un paio di lacrime che fluivano sul suo viso mescolandosi con alcune gocce di pioggia. Continuava a fissare un punto imprecisato di fronte a sé mentre l'immagine in prima pagina della gazzetta del profeta di un uomo in catene che urlava tutta la sua rabbia riaffiorava prepotente nella sua mente. Ricordava esattamente cosa aveva pensato il primo istante dopo aver visto quella foto, per questo le parole dell'anziano preside le facevano così male. Sussultò appena quando una mano asciutta e segnata dagli anni si strinse sulla sua spalla, ma non si voltò a guardarlo perché sapeva che in quegli occhi avrebbe visto la verità, quella verità a cui lei si rifiutava di credere perché nonostante tutto, nonostante fossero passati ormai dodici anni, lei amava ancora Sirius Black. Aveva provato ad odiarlo un miliardo di volte in tutti quegli anni, perché non le aveva detto la verità, perché aveva mentito proprio a lei che era sua moglie oltre che la sua migliore amica, perché l'aveva lasciata sola in quell'enorme e meravigliosa villetta, perché in qualche modo aveva lasciato che Lily e James finissero nelle mani del Signore Oscuro, perché quella sera, prima di uscire di casa per non tornare mai più da lei l'aveva guardata negli occhi, le aveva stretto il viso tra le sue mani e le aveva detto di amarla, e lei si era fidata di quel suo sorriso, di quelle sue carezze, non aveva più avuto dubbi e non gli aveva fatto altre domande. E tutto era precipitato inesorabilmente.

Eppure Arya non ci riusciva, non riusciva a credere che lui avesse permesso che i suoi due migliori amici morissero, che Harry, il quale era come un figlio per lui, potesse essere ucciso e non poteva credere nemmeno che lui avrebbe mai potuto farle del male, nonostante Azkaban, nonostante ciò che la gente e i suoi amici pensavano di lui.

Si coprì gli occhi con una mano, era stanca, stanca di pensare, di chiedersi come sarebbero andate le cose se lei l'avesse costretto a parlarle, a costo di urlargli contro. Cercò di trattenersi e di non piangere ma quel peso che aveva da troppo tempo sullo stomaco era diventato davvero troppo opprimente e così senza che nemmeno se ne rendesse conto si ritrovò stretta in un abbraccio paterno e per la prima volta dopo mesi, o forse anni, sentì qualcosa dentro di sé diventare più leggero, lei stessa si sentì più leggera. Quando riacquistò un pizzico di lucidità e si rese conto che le sue lacrime stavano inzuppando la preziosa veste ricamata di uno dei maghi più rinomati dell'ultimo secolo si scostò rapidamente, asciugandosi i bordi degli occhi con una manica del cappotto e quando alzò lo sguardo incrociò il sorriso di Albus Silente

-resta al castello almeno per questa notte, sei molto stanca ed è stato un viaggio lungo, domani se ancora non avrai cambiato idea sarai libera di andare-

Arya sospirò e dopo qualche secondo di indecisione annuì

-d'accordo-

-molto bene, dirò al signor Gazza di accompagnarti subito nella tua stanza e di farti portare da mangiare, a meno che tu non voglia unirti al banchetto-

Arya, che in quel momento aveva voglia solo di abbandonarsi su di un letto, declinò garbatamente l'invito e seguì il preside all'interno del castello dove Gazza li attendeva elargendo coccole alla propria gatta. Giunsero davanti all'ingresso della sala grande dove gli studenti del primo anno era tutti radunati in attesa dello smistamento mentre gli altri ragazzi erano chiassosamente accomodati ai tavoli delle rispettive casate. Arya volse lo sguardo a quella scena che la apparve più familiare di quanto non avesse mai creduto e per la prima volta in quella estenuante giornata finalmente si concesse un sorriso sincero

-oh è sempre emozionante anche per me, ogni volta, ogni anno, ma sai io sono un vecchio sentimentale ormai-

Arya rimase ancora qualche secondo ad osservare quella scena colma d'allegria

-grazie per avermi invitata qui, oggi-

disse Arya, intendendo in realtà molto di più di ciò volesse realmente lasciar trasparire. Silente di nuovo le sorrise e mentre lei seguiva Gazza su per le scale che come da consuetudine si spostavano continuamente facendo impazzire il povero custode, Silente fece il suo ingresso nella sala grande accompagnato da un potente scroscio di applausi.

LumosWhere stories live. Discover now