Posso dirti una cosa?

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1 gennaio 1977, Parigi

-non correre Arya, se una nota vale due quarti non puoi farla durare un quarto e basta, no? –

Le disse sua madre, bloccandola a metà di un esercizio al pianoforte per la quarta volta. Arya sospirò un secondo prima di guardare Elizabeth con aria supplichevole: era da tanto che non le capitava di non riuscire proprio a concentrarsi solo sulla musica, ma quella mattina la sua testa era così piena di pensieri che in effetti le riusciva abbastanza complicata persino una cosa banale come distinguere una nota da un quarto e una da due quarti

-pausa? –

Le chiese quindi, ritirando sconsolata le mani dai tasti bianchi e neri. Elizabeth da parte sua, senza farsi pregare troppo, annuì sorridendo: dopotutto quello sarebbe stato l'ultimo pomeriggio che avrebbero passato assieme, solo loro due dato che Edward e Sophie erano usciti a fare una passeggiata per le vie ancora innevate di Parigi, e decise quindi che gli esercizi al pianoforte potevano anche aspettare

-pausa-

Sentenziò dunque, proponendo poi alla figlia un buon tè caldo con biscotti. Arya seguì la madre nella cucina piccola ma molto accogliente, sedendosi direttamente sul tavolo e rubando un biscotto dal vassoio che era stato sistemato al centro del piano in legno

-vi lascio soli qualche mese e tu hai già dimenticato le buone maniere? Giù subito da quel tavolo! –

L'ammonì Elizabeth, senza troppa convinzione a dire la verità, tanto che Arya non ebbe alcuna remora ad alzare palesemente gli occhi al cielo, tuttavia addentando il biscotto e, staccandone una buona metà di netto, si lasciò scivolare poi su una delle quattro sedie sistemate ad ogni lato del tavolo: aveva imparato con il tempo che nonostante il suo aspetto così gentile e pacato, era sempre meglio non tirare troppo la corda con sua madre.

-posso dirti una cosa senza che tu poi mi faccia troppe domande imbarazzanti? –

Azzardò Arya, rigirandosi la metà rimasta del biscotto tra le dita, spargendo una marea di briciole sul piano intonso del tavolo. Sua madre rimase qualche istante con il bollitore del tè che fischiava ormai da qualche secondo sospeso a mezz'aria, prima di accompagnare il proprio sorriso con un'alzata di spalle

-certo che puoi, ma sai benissimo che non resisterò a farti delle domande imbarazzanti-

Arya storse il naso in un palese gesto di disapprovazione poi, dopo aver fatto un bel respiro, sputò finalmente il rospo

-credo che mi piaccia un ragazzo-

Disse, cacciandosi poi in bocca l'avanzo del biscotto ormai mezzo sbriciolato, come se quello potesse sottrarla al dover rispondere all'inevitabile cascata di domande che sarebbe di lì a pochi istanti scaturita dalla sua rivelazione. Tuttavia, sua madre si limitò a finire di versare nelle due tazze il tè ancora bollente, sistemandone poi una davanti a sé e spingendo l'altra verso Arya, e solo allora Elizabeth tornò a guardarla serafica, come se le avesse semplicemente fatto notare che fuori dalla finestra era spuntato finalmente il sole

-sì, lo so-

-lo sai? Ma come... -

Cominciò a dire Arya, interrompendosi quando un'illuminazione improvvisa si palesò nella sua mente

-papà, vero? –

Elizabeth annuì accennando un debole sorriso

-sai, è che tu sarai sempre e comunque la sua bambina e se devo essere sincera non sono sicura che riuscirà mai ad accettare l'idea che ci sia un altro uomo nella tua vita, però se tu sei felice, sono certa al cento per cento che, prima o poi, proverà a mettersi l'animo in pace-

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