Succo di zucca a colazione

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Non appena anche l'ultima nota si fu dissolta anche il sorriso sulle labbra di Arya si fece più debole fino a scomparire del tutto, portando via con sé anche il ricordo di Regulus e Sirius. Le capitava più spesso di quanto non volesse davvero di abbandonarsi al passato, specialmente quando suonava, perché in un certo senso rivivere momenti che l'avevano resa così felice la faceva sentire un po' meno sola in quel mondo in cui, almeno per lei, di felicità ne era rimasta ben poca. Quando pensava a loro, riascoltando nella sua mente le note di "Arya" o perdendosi ad osservare i colori che si alternavano sulla sua piuma preferita, per qualche istante quel filtro che rendeva le sue giornate un po' più grigie e cupe spariva, dandole l'illusione che in realtà loro non se ne fossero mai andati per davvero, che fossero sempre lì, ad un passo da lei: quando questa convinzione si faceva largo nella sua mente, Arya ripiombava nella realtà in cui rimaneva ferma sempre allo stesso punto mentre tutto, attorno a lei, si muoveva veloce, gli anni passavano, la vita le scivolava tra le mani ma lei era sempre lì, bloccata nel suo piccolo mondo fatto di ricordi.

-grazie-

La voce di Remus la strappò definitivamente ai suoi pensieri e mentre il pianoforte tornava ad assumere l'aspetto di un massiccio e rustico tavolo in legno, si sforzò per produrre un mezzo sorriso, sistemandosi un paio di ciocche dietro l'orecchio prima di parlare

-capisco, anche se solo in parte, le preoccupazioni di Silente, ma non posso restare ad Hogwarts-

Non ci aveva riflettuto molto, in effetti, ma Arya non riusciva davvero a trovare un solo valido motivo che la convincesse a rimanere alla scuola di magia, al contrario più ci pensava e più le venivano in mente ottime ragioni per andarsene al più presto da lì. Guardò Remus, le cui labbra, che fino ad un secondo prima erano piegate in un sorriso sincero, erano ora serrate in un'espressione severa, quasi ammonitrice

-ha intenzione di farmi la predica, professor Lupin? -

Gli disse quasi sfidandolo a farlo davvero, solo per poter avere un pretesto per sfogarsi su di lui. Aveva scoperto con il tempo che era più facile urlare contro le persone e allontanarle da sé, piuttosto che sforzarsi ed ascoltare ciò che avevano da dire.

Ricordava ancora perfettamente quando solo pochi giorni dopo il 31 ottobre 1981 era stata per la quarta volta al ministero, illudendosi ancora che qualcuno prima o poi l'avrebbe ascoltata, qualcuno che magari sarebbe anche stato disposto a credere alle sue parole e avrebbe aperto quantomeno un'indagine o avrebbe concesso a Sirius un processo. Ma tutto ciò che aveva ottenuto erano sguardi di falsa compassione, che nascondevano in realtà un disgusto ingiustificato che aveva fatto montare in lei una rabbia cieca che era sfociata, quel pomeriggio, in urla contro un'ignara impiegata che non voleva lasciarle raggiungere l'ufficio per l'applicazione della legge sulla magia. La donna era rimasta a guardarla sconcertata e quando Arya si era resa conto che attorno a loro si era radunato un piccolo capannello di persone che bisbigliavano osservandola, era scoppiata a piangere in mezzo all'imponente atrio del ministero. Un paio di mani l'avevano quindi afferrata trascinandola via di lì, e Arya non si era data pena di opporre resistenza, perché chiunque fosse di certo non poteva essere peggio di quelle persone che la fissavano inorridite.

Mezzora dopo si era ritrovata a casa dei coniugi Weasley, dopo che Arthur l'aveva accompagnata fuori dal ministero intimando ai propri colleghi di tornare a fare il proprio lavoro. Arya ricordava di essersi trovata davanti ad una tazza di tè caldo che non aveva voglia di bere e a dei biscotti fatti in casa dall'aspetto delizioso che non aveva voglia di mangiare. Ricordava Molly che, seduta sul vecchio divano di fronte a lei, si sforzava di sorriderle mentre Arthur divagava parlando di chissà quali usanze babbane.

Arya non avrebbe voluto farlo, non avrebbe voluto alzarsi di scatto facendo traballare il tavolino di fronte a sé, schizzando ovunque una moltitudine di goccioline di tè, e non avrebbe voluto urlare contro quelle due persone, le quali cercavano solo di aiutarla, che non voleva vederle mai più, che voleva solo che la lasciassero in pace. I signori Weasley erano rimasti immobili a fissarla, probabilmente credevano fosse impazzita, e forse era davvero così. Ma ad Arya non importava più di tanto né di cosa pensassero i Weasley, né se lei fosse impazzita sul serio, perché in quel momento si sentì finalmente svuotata di tutta quella marea di sentimenti che l'avevano invasa e tormentata per giorni, si sentiva come un guscio vuoto e leggero.

LumosWhere stories live. Discover now