Quello che non ti ho detto - parte II

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-sei libero di andare, se è quello che vuoi-

Preso alla sprovvista, Sirius riaprì gli occhi con uno scatto, rivolgendo lo sguardo accanto a sé e rendendosi conto solo in quel momento della presenza di Arya, che se ne stava immobile occupando una porzione sottile dell'ingresso della camera da letto, fissando ad intermittenza lui e l'anello dorato che teneva stretto nella propria mano.

-se è per prima mi dispiace, non dovevo alzare la voce-

Le rispose, cercando di sondare con cautela la ragione di quelle parole: non si sarebbe stupito più di tanto di scoprire che con quel tono freddo e tagliente Arya gli stesse lasciando intendere che doveva andarsene.

-no, non avresti dovuto e non avresti dovuto nemmeno farti la doccia subito dopo la medicazione, se è per questo-

-lo so, mi dispiace-

Le disse, abbandonando la fede dove l'aveva trovata e, sorpassandola, si diresse a passo deciso verso il bagno in cerca di una garza pulita: come sempre Arya aveva ragione, la ferita aveva ricominciato a dargli fastidio, la sentiva pulsare e bruciare contro la stoffa della maglietta

-smettila di dire che ti dispiace! –

Sirius si bloccò a metà del corridoio, voltandosi quanto bastava ad inquadrare il viso pallido e tirato di Arya che sembrava aver speso ogni sua ultima energia per urlargli contro quelle poche parole

-dovresti dormire, Arya... vai a letto, arrivo tra poco-

Le disse, sforzandosi di mantenere un tono pacato, ma Arya sembrava non averlo nemmeno sentito mentre determinata se ne stava lì a fissarlo, e solo dopo qualche secondo Sirius si rese conto che stava tremando, non sapeva se per il freddo che in quei giorni aveva cominciato a pervadere la minuscola casa sulla scogliera o se per la rabbia che minacciava di esplodere in lei da un momento all'altro

-Arya, ti prego... stai tremando, vai a let...-

Sirius non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò a barcollare sulle proprie gambe, colto alla sprovvista dalla velocità con cui Arya si era lanciata su di lui, spingendolo con entrambe le mani all'indietro e costringendolo ad aggrapparsi alla parete accanto a sé per evitare di finire lungo e disteso a terra

-dillo! Dillo che te ne vuoi andare! –

Sirius riuscì a rimettersi in sesto appena in tempo per afferrare le braccia di Arya, un secondo prima che potessero raggiungerlo di nuovo con un'altra spinta

-Arya, Arya calmati! Non voglio andarmene! –

Le disse dopo che, non senza una certa difficoltà, riuscì finalmente ad intrappolarla tra sé e la parete gelida

-non voglio andarmene, ok? –

Le ripeté abbassando di nuovo il tono della voce e allentando la presa sulle sue braccia, che sembravano aver smesso di minacciare di volersi scagliare di nuovo contro di lui

-allora perché? Perché mi tieni a distanza?! –

Gli chiese lei e Sirius capì che si stava sforzando di tenere un tono di voce fermo, nonostante le lacrime che le premevano agli angoli degli occhi, minacciando di scendere da un momento all'altro ad inumidirle il viso.

Perché la teneva a distanza? La verità era che Sirius avrebbe voluto sfogarsi con lei, avrebbe voluto parlarle degli incubi che notte e giorno lo perseguitavano, avrebbe voluto trovare il coraggio di mostrarsi vulnerabile, di far crollare quella corazza d'odio e di paura che si era costruito tutt'attorno. E avrebbe voluto amarla di nuovo, come se non fosse mai successo nulla. Ma come poteva riversare interamente su di lei tutti quei sentimenti che provava senza rischiare di trascinarla con sé in quella spirale di dolore e follia?

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