La verità scomoda - parte I

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La mattina dopo il loro frettoloso arrivo a Londra, Jonathan si trovava a Nocturn Alley: Arya gli aveva chiesto di iniziare il prima possibile la propria ricerca e lui aveva pensato di cominciare da un posto notoriamente malfamato per reperire informazioni riguardo qualcosa di altrettanto deplorevole come degli Horcrux. Poco dopo il suo arrivo, tuttavia, una piccola folla aveva cominciato ad accalcarsi davanti al Paiolo Magico e quel caos sembrava aver attirato non solo gli onesti cittadini, ma anche i frequentatori poco raccomandabili di quelle viette buie e desolate, e così Jonathan si era ritrovato costretto ad abbandonare momentaneamente i propri propositi, e seguendo il vociare concitato si era avvicinato al celeberrimo pub.

C'era un gran via vai di auror, ben riconoscibili per via della divisa scura e rigidamente impostata, si muovevano svelti come api attorno all'alveare, avanti e indietro dal locale che appariva stranamente vuoto e silenzioso. Poi, tra lo stupore generale e i commenti a mezza voce di quella piccola folla di streghe e maghi, un paio di quegli uomini in divisa si fecero largo tra la gente, trasportando su una rudimentale barella quello che doveva essere un cadavere avvolto da un candido lenzuolo bianco.

Ad attirare l'attenzione di Jonathan, tuttavia, non fu tanto la salma del povero malcapitato, quanto le voci che cominciavano a passare di bocca in bocca, varie versioni della stessa storia, che concordavano e convergevano tutte su un unico nome: Arya Black.

-mi scusi, sarebbe così gentile da spiegarmi cosa succede? E... chi è "Arya Black"? –

Chiese con falsa nonchalance al signore accanto a sé, un mago di mezza età con il panciotto ben abbottonato e l'aria saccente. Dapprima l'uomo lo fissò come se venisse dalla Luna, quasi che la domanda di Jonathan più che inopportuna gli fosse sembrata piuttosto superflua oltre che stupida. Tuttavia, riscossosi da quell'attimo d'incertezza, gli porse la propria copia della Gazzetta del Profeta di quella mattina sulla quale una romantica foto di Arya e Sirius ricopriva buona parte della prima pagina, e Jonathan da parte sua dovette sforzarsi di mantenere un'espressione perfettamente neutrale e indifferente, come se quei volti sorridenti stampati sulla carta non gli dicessero assolutamente nulla.

-sono stati loro-

Gli spiegò l'ometto, indicando insistentemente la foto in prima pagina.

-hanno ucciso loro il povero Mark: Sirius Black e sua moglie.... Aaaahhh sì, chissà cos'altro stanno tramando-

Continuò, pensieroso

-la donna è un membro di quella che chiamano la "Confraternita di Salazar", gente fanatica che si diverte con le arti oscure... c'è anche chi dice che quei due assieme potrebbero addirittura trovare il modo di riportare in vita Tu-Sai-Chi-

Disse infine, rabbrividendo per le sue stesse parole. A Jonathan tuttavia le congetture più o meno inquietanti e fantasiose di quell'uomo non interessavano, e decise anche di sorvolare sul fatto di essere stato definito come un "fanatico che si diverte con le arti oscure".

-come fa a dire che sono stati proprio loro ad ucciderlo? –

Gli chiese invece, e da parte sua l'uomo lo fissò inizialmente come se improvvisamente si fosse reso conto che la sua teoria si basava effettivamente sul nulla, e solo dopo qualche secondo sembrò avere finalmente un'illuminazione:

-Arya Black era qui stamattina, al Paiolo Magico, e poi è successo il finimondo: ho sentito che sono arrivati tre uomini, uno doveva essere Sirius Black, alto, muscoloso e dall'aspetto poco raccomandabile. Conoscevano Arya Black, perché sono andati dritti a confabulare chissà cosa con lei e poi hanno intimato a chi faceva colazione di andarsene altrimenti ci avrebbe rimesso la pelle. E poi hanno ucciso il povero Mark-

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