69.

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Camminavo avanti e indietro senza requie, sotto lo sguardo costernato di Matthew. Ero arrivata da lui ancora sconvolta e avendo sul viso le tracce delle lacrime versate a causa di Monica.

Avevo suonato senza pensare che avrebbe potuto non essere solo e quando aveva aperto la porta e avevo visto che insieme a lui c'era Jude, con il quale stava evidentemente conversando, ormai era troppo tardi. Ero inguardabile e lo sapevo. Così avevo fatto l'unica cosa possibile: senza una parola avevo preso sottobraccio Matthew e mi ero diretta verso la sua camera da letto, sperando che l'altro non avesse avuto il tempo di osservarmi bene.

Chiusi nella stanza, nessuno dei due parlava. Io perché sapevo che non sarei stata in grado di controllare la mia voce e di fare un discorso completo e sensato senza ricominciare a piangere, Matthew probabilmente perché voleva lasciarmi il tempo necessario per calmarmi. Solo che questo non stava accadendo, anzi.

Mi fermai di fronte alla finestra e guardai fuori. La luce fioca del mattino illuminava le case e la strada ancora deserta. Su un albero spoglio che cresceva poco distante si riusciva a vedere l'attività frenetica di due uccellini alle prese con qualche insetto da catturare, mentre in lontananza si udiva il rumore sordo del camion che raccoglieva la spazzatura. Tutto trasmetteva una certa pace, ma il mio spirito in subbuglio non riusciva a beneficiarne, anzi. La sentivo quasi come una presa in giro, con tutto quello che mi era capitato negli ultimi giorni. Prima le cheerleader con i vestiti di Mr Donovan, poi le ragazze del Contest con quella maledetta scommessa, ora Monica. Quanti altri pezzi della mia vita sarebbero andati in frantumi, dopo questi? Mi stava crescendo un'angoscia difficilmente controllabile. Sentivo di avere imboccato una strada pericolosa, che mi stava portando lontano da ogni via conosciuta e mi stava facendo perdere tutti i punti di riferimento che avevo sempre avuto. Lo stesso Matthew ne faceva parte, se volevo essere sincera. Il suo ingresso nella mia vita aveva avuto l'effetto dirompente di uno tsunami, sia prima che dopo il nostro avvicinamento. E, dopo di lui, tutto il resto. Di me cosa sarebbe rimasto, alla fine? E chi avrei avuto al fianco?

Una lieve carezza sul braccio destro mi fece trasalire e tornare con la mente al momento presente. Senza voltarmi mi spostai appena e trovai Matthew dietro di me. Mi appoggiai a lui alla ricerca di un sostegno e le sue braccia mi avvolsero in un abbraccio. Abbandonai la testa all'indietro, sulla sua spalla, e chiusi gli occhi.

"Mi ha tradita, capisci?" sussurrai dopo alcuni secondi. "Monica era l'unica persona di cui avevo imparato a fidarmi, sulla cui sincerità avrei potuto mettere una mano sul fuoco... o almeno lo pensavo. E invece no. Si era fatta abbindolare da Nathan e gli dava informazioni su di me affermando che pensava fosse solo per dare qualche notizia visto che io non mi facevo sentire tanto e..." tacqui. Il groppo in gola che si era formato al ripensare a ciò che mi aveva detto mi impediva di continuare.

"È una delle cheerleaders?" chiese Matthew, guardingo. Era chiaro che aveva timore a fare qualche domanda. Annuii senza aggiungere altro, avevo bisogno di alcuni secondi per recuperare un po' di serenità prima di proseguire a spiegargli cosa fosse successo.

Sentii le sue dita iniziare ad accarezzarmi i fianchi. Non aggiunse altro, rispettando i miei tempi. Dopo un po' decisi di provare di nuovo a dire qualcosa, magari buttare fuori tutto mi sarebbe servito a esorcizzarlo.

"Dopo la festa Black and White, in cui avevo scoperto che tante delle cheerleaders che consideravo 'fedeli', se mi passi il termine, in realtà pensavano malissimo di me, mi ero avvicinata a Monica e ne avevo apprezzato la sincerità e la correttezza. Mi ci ero affezionata, capisci? E io non mi affeziono né mi avvicino a nessuno se non raramente. Questo era stato uno di quei casi" feci una risata amara. "Come sono brava a giudicare le persone... Stamattina le ho anche raccontato di noi e tu sai quanto ci tenga che questa nostra storia resti riservata. E subito dopo lei mi ha detto quello che aveva fatto. Penso che se mi avesse piantato un coltello nella schiena mi avrebbe fatto meno male..." terminai in un sussurro, tanto che Matthew dovette avvicinare il viso per udire le ultime parole. Ne approfittò per baciarmi la guancia e il collo, ancora e ancora.

CheerleaderWhere stories live. Discover now