43.

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Li avevo tutti intorno. Ragazzi e ragazze pronti a esaudire ogni mio più piccolo desiderio pur di compiacermi. Il "giorno uno" delle stampelle si stava rivelando migliore del previsto: sia nel corso delle prime ore di lezione che nelle pause, li avevo tutti ai miei piedi. Peccato che non riuscissi a godermi la situazione come avrebbe meritato, perché l'immagine di Matthew che sorrideva a quella ragazzetta senza arte né parte continuava a ripropormisi davanti agli occhi.

"Anna, vuoi che ti porti qualcos'altro per pranzo?" Sollevai lo sguardo e incontrai gli occhi di Monica che mi fissavano sornioni "Che so, del cianuro oppure un bazooka..."

Eravamo arrivate per tempo in sala mensa e ci eravamo già posizionate al nostro solito tavolo. Qualcuno, in anticipo come noi, era già venuto a salutarmi e a farmi gli auguri di pronta guarigione, ma la cosa aveva iniziato a venirmi a noia perché il più delle volte avevo colto, dietro ai sorrisi e alle frasi fatte, un certo compiacimento nel vedere Anna Walker non al top della forma. Dall'uscita di Monica, come sempre dritta al punto, era evidente che questo fastidio era scritto sulla mia faccia a caratteri cubitali.

La fissai con gli occhi sbarrati dalla sorpresa, lei scoppiò a ridere, mi si sedette di fronte, a cavalcioni di una delle vecchie sedie azzurrine della mensa, e appoggiò le braccia sullo schienale, in attesa. Il lungo tavolo su cui avevamo appoggiato le nostre borse era per fortuna ancora vuoto: ero certa che avrebbe detto qualcosa che sarebbe stato preferibile non udire.

Non risposi e lei proseguì imperterrita: "Ti stupisci? Hai un'espressione omicida che fa paura solo a guardarla...quelle povere ragazze che erano venute ad augurarti pronta guarigione sono fuggite come se avessero visto un fantasma!"

"Mi pare di averle ringraziate" sputai, piccata. Ero di pessimo umore, come si poteva pretendere che fossi gentile oltre lo stretto indispensabile, nei confronti di chi non sapeva quasi chi fossi e che sotto sotto gioiva della mia disavventura? Non me ne facevo niente di complimenti così.

"Queen Anna, sei noiosa quando fai la regina offesa" canticchiò Monica, apposta per farmi innervosire ancora di più. "Ti preferivo ieri mentre osservavamo i video dell'allenamento. A parte la caviglia, per me ti è successo qualcosa" sentenziò, piegando la testa e squadrandomi da capo a piedi come era solita fare. "Scoprirò cosa, cara mia. Garantito".

Prima che potessi negare o replicare alcunché, si era già alzata e si stava dirigendo verso il banco delle pietanze per prendersi il pranzo. Si girò appena e buttò lì un "Ti prendo qualcosa... di commestibile, tranquilla" quasi del tutto soverchiato dal rumore dei primi gruppi di studenti che entravano nella grande sala per pranzare.

Con la prima ondata umana arrivarono anche Amber e Vic. Si affrettarono a venire da me per manifestare il solito dispiacere per l'infortunio, non avendolo potuto fare prima a causa del fatto che ero uscita molto presto e che le lezioni della mattinata ci avevano tenute impegnate per ore. Erano patetiche, per quanto male fingevano. Tutte quelle false manifestazioni di affetto e dispicere ferivano le mie orecchie come unghie su una lavagna. Possibile che fino a poco tempo prima non ne potessi fare a meno?

"Povera Anna, è veramente terribile! Che sfortuna, proprio ora che dobbiamo iniziare gli allenamenti più duri per la gara..." Amber avrebbe dovuto fare un corso di recitazione, era penosa nel suo tentativo di apparire triste per me.

Feci uno dei miei migliori sorrisi. "Amber, sei veramente un tesoro a preoccuparti per me"risposi, scimmiottando il suo tono "ma non devi... entro una settimana sarò in palestra di nuovo per cui direi che la mia assenza sarà del tutto insignificante".

Il lieve ma significativo cambio di espressione nel viso della rossa di fronte a me fu impagabile. Si mosse di scatto per prendere le distanze, facendo però attenzione a mantenere il sorriso sul viso. "Ma è fantastico!" Batté le mani per sottolineare quanto fosse contenta "Sarebbe stata una grande disdetta se tu avessi dovuto dire addio alla gara..."

CheerleaderWhere stories live. Discover now