63.

5.9K 360 20
                                    

"Dove sei? Non ancora a poltrire a letto, mi auguro!"

"Ma no, che idee... sono al bar vicino alla nostra Residenza a cercare di fare riprendere a funzionare la testa..."

La voce ancora impastata di sonno di Travis sembrava smentire il fatto che si fosse alzato. Era tipico di lui, dopo una serata e una nottata particolarmente intense, passare il giorno successivo a poltrire sotto le coperte e decidersi a venirne fuori solo in caso di estrema necessità.

"Non so mica se ti credo" replicai, dubbiosa. Ero ancora in auto a rimuginare alle parole che ci eravamo scambiate Diana e io e a recriminare su ciò che avevo fatto per arrivare a quella situazione, incerta sul da farsi. Fino al momento in cui non mi era balenata l'idea di andare a parlare con l'artefice del disastro, per capire se avrebbe potuto fare qualcosa per aiutarmi a ricucire i rapporti con le ragazze. In fin dei conti avrebbe dovuto avere un certo ascendente, almeno su Helen.

"Fallo, donna. Anzi, vieni qui a tenermi compagnia. Sento il bisogno di scusarmi anche di persona..." Mi pareva di vederlo, scompigliarsi i capelli e saettare gli occhi qua e là, come faceva ogni volta che qualcosa lo angustiava.

"Stavo per dirti la stessa cosa. Non ti muovere, arrivo". Senza pensarci due volte, misi in moto l'auto e mi diressi verso la Residenza dei Tigers.

Era pomeriggio inoltrato, il sole pallido di inizio novembre stava per sparire dietro a una coltre di nuvole e, come sempre in quel momento della giornata, il campus iniziava a essere avvolto da una nebbiolina grigiastra che ne sfuocava i contorni e rendeva tutto un po' surreale. E triste, in tono con il mio stato d'animo. Avrei tanto voluto andare direttamente da Matthew, ma non era possibile perché fino all'ora di cena sarebbe stato impegnato nel suo progetto con Mr Firth. Sopirai, mentre riprendevano a scorrere nella mia mente i momenti passati con lui nella radura. Mi aveva creduta e perdonata, eppure c'era sempre una vaga nota di dubbio nei suoi occhi, come se avesse paura di fidarsi del tutto e non fosse sicuro di me e di quello avevo cercato di trasmettergli. Sarei mai riuscita a fargli dimenticare il mio ruolo alla Dartmouth? E a fargli capire che il fatto di essere la più popolare del campus non significava automaticamente che le mie parole e i miei comportamenti non potessero essere sinceri e dettati dal cuore? Non mi era mai interessato il giudizio del mondo, né la possibilità di essere catalogata erroneamente o superficialmente. Ma con lui era diverso, mi ero resa conto di tenerci tantissimo che capisse chi io fossi realmente, anche se questo avrebbe significato per me gettare le solite maschere. Il litigio con le ragazze del Federal Contest aveva acuito ancora di più questa necessità, con lui non volevo fraintendimenti. Solo con la conoscenza reciproca e passando del tempo insieme avrei potuto far sparire i suoi dubbi, non c'erano altri modi. Avrei dovuto farmi venire qualche idea.

Sospirai. Ancora qualche ora e avrei potuto rivederlo. Ma intanto dovevo cercare di sistemare il guaio combinato da Travis... e da me. I miei occhi si posarono sull'insegna illuminata del bar e parcheggiai poco distante. Travis era lì, lo potevo vedere attraverso la vetrata, seduto con fare piuttosto assonnato mentre sorseggiava sovrappensiero un'enorme tazza probabilmente di tè, gli occhi semi chiusi e i capelli biondi più scompigliati del solito. Senza indugi mi diressi dentro e mi sedetti di fronte a lui, che trasalì come se fosse stato appena svegliato.

"Dormivi con gli occhi aperti" constatai sorridendo. "Non hai più l'età per fare notti brave, caro mio".

"Ma no, gattina" replicò, ricambiando il sorriso. Poi aggiunse con fare sognante "Nell'attesa del tuo arrivo, stavo ripensando ad alcuni particolari della serata di ieri..."

"Risparmiami, ti prego!" esclamai quasi inorridita. "Non sono abituata a questa tua versione 'cotto a puntino', devi darmi un po' di tempo".

"Che amica da niente" rise lui "ma va bene, ti risparmio. Allora parliamo di cose serie... Scusami ancora, Anna. È stato involontario. Spero che la cosa si possa sistemare" la voce gli si spense, leggendo nella mia espressione che le cose non sarebbero state così facili. "Hai già provato a parlare con loro?"

CheerleaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora