28.

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[revisionato]

Mi guardai allo specchio soddisfatta. Di fronte a me c'era la solita Anna, splendida e in ottima forma. Neppure un accenno della tempesta che avevo dentro dopo quanto successo con Travis. Mi ci erano volute un paio d'ore, dopo che lui era andato via, per decidermi ad acconsentire alla richiesta di Sandra a unirmi a loro al pub per andare ad ascoltare un po' di musica dal vivo. Solo al quinto messaggio minatorio, solo perché mi aveva chiesto di poter parlare a quattr'occhi, e solo perché smettesse di inviarmene, le avevo risposto di sì.

D'altra parte non mi sarebbe servito a nulla restare chiusa in camera a crogiolarmi nei pensieri più cupi. Meglio uscire a divertirsi: con ogni probabilità a fine serata avrei visto le cose nella prospettiva giusta.

Dopo un'ultima sistemata ai capelli, che comunque mi stavano meglio del solito, girai le spalle allo specchio e presi il mio nuovo iPhone per chiamare le ragazze. Lo rigirai per un attimo fra le mani, meditabonda: ogni volta che lo sguardo vi si posava sopra mi veniva in mente la ragione per cui ero stata costretta a comprarlo, il giorno prima. E, di seguito, mi si rovesciavano addosso tutti gli avvenimenti della notte dell'incidente... proprio tutti. Serrai gli occhi e respirai profondamente per attenuare la sensazione che una mano enorme mi stesse strizzando lo stomaco.

Con un gesto nervoso infilai quell'aggeggio in borsa senza telefonare. Mi era passata la voglia di usarlo. Afferrai le chiavi e uscii in fretta in cerca di aria, chiedendomi freneticamente se sarei rinsavita, prima o poi.

Per fortuna il pub era poco distante dalla Cheers Hall e, inoltre, avevo voglia di sgranchirmi un po' le gambe. Era tardi, per cui sicuramente avrei trovato tutti già lì: Travis, andando via, mi aveva accennato alla cosa e, se lo diceva lui, voleva dire che la squadra si sarebbe mossa al gran completo o quasi. Non avevo mai amato tanto le serate passate in quel modo, troppo rumore e troppo alcool per i miei gusti, ma quella sera andava bene così.

Entrai nel locale e venni accolta da un coro di fischi e applausi che riuscì a sovrastare il frastuono della musica. Mi avvicinai al tavolo dove erano già seduti Stefan e Travis, Jackson e gli altri della squadra, Sandra e Cindy con Monica e Amber. Nel vedere quest'ultima, il primo istinto fu quello di andarmene, non senza averle sputato in faccia. Invece decisi che non ne valeva la pena. Il mio sguardo scivolò su di lei come se fosse invisibile, poi mi rivolsi agli altri con un gran sorriso.

"Eccomi qua... Un po' in ritardo. Mi sono persa qualcosa?" gridai per farmi sentire.

"Finalmente!" esclamò Sandra "Ormai pensavamo non saresti più arrivata..."

"Mi sono preparata con calma, non avevo voglia di correre."

"Con ottimi risultati come al solito, direi", aggiunse Travis facendomi l'occhiolino. Gli altri della squadra confermarono a gran voce con fischi e schiamazzi, con la solita inconfondibile classe. Alzai gli occhi al cielo ridendo, erano oltre ogni possibile recupero.

"Splendore, capiti al momento giusto", disse Stefan sornione. Non era seduto vicino a Sandra, che si fosse già stufato? Lanciai un rapido sguardo a lei, ma stava tranquillamente chiacchierando con Cindy. Sembrava tutto normale. "Le tue amiche si rifiutano di aprire le danze. Convincile, dai! Vogliamo vedervi ballare, questa musica è fantastica."

In effetti il gruppo sul palco stava suonando una serie di cover che invitavano a non rimanere seduti. Dimenarmi un po' e farmi ammirare da tutti i presenti era quello che mi ci voleva per cancellare i pensieri negativi, così annuii.

"Per questa volta... credo che potremo accontentarvi. Ragazze, mostriamo a questi morti di sonno come si fa a ballare."

Che fosse perché avevano voglia di farlo e aspettavano solo un'iniezione di coraggio, oppure perché non volevano lasciarmi il monopolio della scena, comunque tutte le ragazze sedute al tavolo si alzarono e, insieme, andammo sotto il palco dove c'era una piccola area libera dai tavoli nella quale si poteva ballare.

CheerleaderWhere stories live. Discover now