33.

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[revisionato]

I giorni successivi ripresero a scorrere pigri secondo i soliti ritmi. Per fortuna non ebbi modo di incontrare Matthew così scemò anche la sgradevole sensazione di avere fatto qualcosa di sbagliato, che si era sostituita all'euforia provata immediatamente dopo averlo rimesso a posto con quel "vaffanculo" liberatorio. Possibile che ogni incontro con quel ragazzo, durasse un minuto oppure mezz'ora, avesse la proprietà di crearmi sempre degli scompensi?

Mi tuffai a capofitto nello studio, nelle lezioni e negli incontri con le ragazze del Federal Contest che, giorno dopo giorno, stavano cambiando pelle trasformandosi quasi in pin-up da copertina.

Ogni mattina ci trovavamo al campo di atletica e nessuna di loro se ne lamentava più anzi, vedendo che i risultati c'erano avrebbero voluto trovarsi più spesso.

Quasi una settimana dopo la notte della rissa, dopo la solita seduta mattutina con l ragazze tornai alla Residenza più stanca del solito e desiderosa solo di rimettermi a dormire, al diavolo le lezioni, per una volta. Non ero più riuscita dormire bene negli ultimi giorni e gli effetti si facevano sentire.

La penombra dell'ingresso della Cheers Hall mi avvolse non appena vi misi piede. Mi fermai un attimo per dare tempo agli occhi di abituarsi alla poca luce del luogo, con la mente ancora rivolta all'allenamento appena avvenuto.

Abbracciai con lo sguardo il soggiorno della casa e vidi Monica, appoggiata di fianco alla finestra vicina all'entrata, che mi guardava con aria interrogativa. Entrando non mi ero accorta della sua presenza, così sobbalzai leggermente per la sorpresa.

"Monica! Mi hai fatto prendere un colpo!" esclamai.

Per tutta risposta lei rise. Tipico, adorava fare scherzetti del genere. "Che faccia hai fatto!" esclamò divertita. "Da dove arrivi così di buon'ora? Ah già... hai in cura i casi persi del Federal Contest..." il tono dispregiativo che usò per definire Abby e le altre mi infastidì. Credeva di essere tanto meglio di loro?

"Non sono casi persi, primo. Secondo, non le riconosceresti già dopo una sola settimana", tagliai corto. Era un argomento che non avevo voglia di discutere con lei a quell'ora del mattino e dopo la nottata che avevo appena trascorso.

"Stento a crederlo, dovremo verificare" disse sorridendo e mi fece l'occhiolino, poi andò verso il divano sporfodandoci dentro con un mugolio soddisfatto. "A proposito, ieri sera ho visto Hawthorne e quasi non lo riconscevo... aveva la faccia coperta di lividi e cerotti! Chissà cosa gli sarà successo..." chiese meditabonda. Io, che stavo cercando il cellulare in borsa, rialzai la testa di scatto e la fissai interdetta. Mi avvicinai al divano e mi seddetti di fianco a lei.

"C'è stata una rissa qualche sera fa" dissi semplicemente. "Lui e due suoi amici hanno difeso alcuni ragazzi del primo anno dalle attenzioni non gradite di Jackson, Stuart e degli altri gorilloni della squadra."

Monica mi guardò a bocca aperta. "E tu come lo sai?"

"Li ho visti mentre facevo un giro prima di andare a dormire" risposi, vaga. "Dovrò parlare con Stefan, è stato un miracolo che non ci siano stati feriti gravi."

"Finiranno nei guai, garantito che la notizia arriverà in men che non si dica alle orecchie della Davenport, se già non le è giunta. Sa sempre tutto, quella." Monica scosse la testa. "Che imbecilli. Gli basta un po' di birra perché il cervello cessi di funzionare."

"Non mi risulta che dentro alla testa abbiano qualcosa che possa smettere di funzionare. Ma questa è l'ultima stronzata che fanno, garantito." Mi alzai e mi avviai verso la scala.

CheerleaderWhere stories live. Discover now