67.

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Mi svegliai all'alba, sentendo ancora nel cuore gli echi di ciò che avevo provato quella notte trascorsa fra le braccia di Matthew. Anche in quel momento di calma, mentre lo osservavo dormire al mio fianco, lontana dai vortici della passione che ci aveva travolti, provavo la stessa cosa e questo lo giudicai un segno che tutto quello che mi stava capitando non era solo frutto di un momento di passione passeggera.

Gli sfiorai una guancia, facendo attenzione a non svegliarlo, e poi appoggiai la mia mano sulla sua, che giaceva abbandonata vicino alla mia spalla, continuando a guardare ogni centimetro del suo viso. Mi rendevo conto che in realtà ci conoscevamo poco, eppure la sensazione che lui fosse giusto per me, che noi due ci incastrassimo perfettamente come i pezzi di un puzzle, non mi lasciava, nonostante stessi cercando di elencare nella mia testa tutti i motivi per cui non aveva senso che mi sentissi così.

Poi accadde. Improvviso come il primo fulmine di un temporale, un terrore senza nome e proveniente da chissà dove mi strozzò il respiro in gola e si fece strada nel mio cuore, ghiacciandolo. Scossi la testa, come per liberarmi da quella sensazione molesta di disastro incombente, ma fu inutile. 'Sciocca, stai diventando patetica' dissi fra me e me, cercando di minimizzare la cosa, ma senza risultato. Mi alzai e andai verso la finestra, avevo bisogno di recuperare un minimo di lucidità e serenità. Non mi era mai capitata una cosa simile, per quanto la mia parte razionale ripetesse che erano tutte fantasie, quel pensiero nebuloso e disturbante, neppure formulato in modo chiaro, si era formato da solo e sembrava non volermi lasciare. Appoggiai la testa al vetro freddo della finestra, sperando che mi aiutasse a fare tornare i pensieri entro ranghi più normali, ma non fu che molto tempo dopo che mi sembrò di esserci riuscita. Voltarmi per tornare a letto, guardare Matthew ancora dormiente ed essere di nuovo travolta dalla stessa sensazione di poco prima fu tutt'uno. Dovetti cedere all'idea: forse sarebbe successo qualcosa. Qualcosa di non esattamente piacevole.

'Non a lui...' pensai, ristendendomi al suo fianco. Non lo volevo svegliare, ma sentivo il bisogno di stargli il più vicino possibile perché solo in quel modo mi sembrava che quell'ignoto terrore potesse placarsi. Gli sfiorai appena i contorni del viso, poi rimasi a guardarlo.

"Mi stai fissando." Sobbalzai, ero talmente assorta nei miei pensieri da non rendermi conto che aveva aperto gli occhi e che mi stava guardando a sua volta. "E Hai un'aria pensierosa. Cosa ti sta passando per la testa?" chiese, girandosi verso di me. Scostò dai miei occhi una ciocca di capelli che quasi non mi ero accorta di avere davanti e proseguì guardandomi negli occhi ancora più intensamente, come se volesse arrivare fino in fondo alla mia anima: "Sembra che ci sia una tempesta, dentro la tua testa... c'è qualcosa che non va?" Passò un dito sulla mia fronte, ancora aggrottata per le sensazioni di poco prima.

Scossi la testa con energia. "No, è solo che..." mi fermai, non volevo rovesciargli addosso i miei deliri. "Mi è venuta un'idea." Il che era anche vero, in effetti.

"Mentre dormivi o mentre mi fissavi?" m prese in giro ridendo e quel suono mi rilassò più di ogni tentativo fatto fino a quel momento. Mi accoccolai di fianco a lui e appoggiai la testa sulla sua spalla.

"Dopo essere stati dai miei genitori, perché non scappiamo per un paio di giorni e ce ne andiamo in uno chalet che la mia famiglia ha qui vicino da anni e anni e che nessuno utilizza mai?" quell'idea si era formata nella mia mente man mano che parlavo e alla fine ammisi fra me e me che era davvero un'idea fantastica. E in più aveva fatto quasi svanire l'assurdo terrore di prima. Matthew mi stava osservando attento, come se volesse interpretare le mie parole, e non disse una parola. Mi venne il dubbio che l'idea potesse non piacergli, così continuai con tutto quello che mi veniva in mente. Come sempre quando si trattava di quel ragazzo, mi trovavo ad avere atteggiamenti del tutto diversi rispetto a quelli che avevo normalmente: insicurezza e paura di essere giudicata male. Che brutta sensazione, ora capivo le ragazze del campus che non facevano parte della nostra cerchia, sempre con il sospetto di essere fuori luogo e inopportune. "Il posto è molto carino, isolato e vicino a un bosco. C'è un bellissimo panorama e in casa ci sono tutti i comfort, per cui pensavo che magari..."

"È una bellissima idea" mi interruppe Matthew, prendendomi la testa fra le mani, accarezzando le gote con i pollici in un gesto dolce e delicato. "E rilassati, non è un esame né hai invitato la regina d'Inghilterra... sono solo io. E a me basti tu, ovunque decidiamo di andare."

Sono solo io. Era questo il punto. Lui era troppo di tutto, rispetto ai precedenti uomini della mia vita, fuoco e acqua, tempesta e quiete, scatenava dentro di me sentimenti talmente forti che facevo fatica ad arginarli o tenerli a bada.

Lo guardai negli occhi, e decisi di farglielo sapere, anche se mi costava uno sforzo immenso perché mi lasciava troppo esposta.

"È proprio perché sei solo tu che vorrei andare in bel posticino per alcuni giorni, senza nessuno che ci disturbi..."

"Come faccio a dire di no a un invito del genere?" sorrise, poi tornò subito serio e mi scrutò con attenzione. "Eppure leggo paura nei tuoi occhi..."

"Ogni tanto anche i migliori cadono" la buttai sul ridere, non volevo dare credito a quella sensazione che mi aveva colpita così nel profondo poco prima.

"E perché cadono?" scimmiottò lui, facendo scivolare le dita dal mio viso al collo. Se avesse continuato così entro breve non avrei riposto di me.

"Perché a volte anche i migliori si trovano di fronte a qualcosa più grande di loro, reale eppure evanescente come la nebbia del mattino, e hanno paura che svanisca come i sogni, che poi quando ci si sveglia si dimenticano sempre..."

Mi pentii subito di quelle parole. Come mi era venuto in mente di espormi così? 

Matthew si avvicinò a pochi millimetri dal mio viso, mentre un lento sorriso gli illuminava i lineamenti. "Non sempre si dimenticano" sussurrò sulla mia bocca. "A volte capita che restino impressi a fuoco nella mente e nel cuore e che non si cancellino più..." Il resto di ciò che aveva in mente di dire, se mai ci fosse stato, svanì in un bacio che chiariva meglio di tutto il suo pensiero. Affondai le mani fra i suo capelli e risposi al bacio come un assetato che ha trovato una fonte d'acqua dopo un lungo cercare. Non ne avrei mai avuto abbastanza, di lui. 

Matthew si bloccò per un attimo, sollevò il viso e mi osservò. Mugolai contrariata, non volevo che si interrompesse. "Non ti ho risposto..." sorrise "è una bella idea, tu e io da soli, in mezzo al nulla per qualche giorno... ma non è che ci annoiamo?" Non potei che sorridergli di rimando. 

"Non credo" riuscii a rispondergli, un istante prima che la sua bocca fosse di nuovo sulla mia. 

Di qualsiasi origine e natura fosse stata la sensazione di terrore che mi aveva attanagliato le viscere, e che non mi aveva ancora abbandonata del tutto, quello era l'unico balsamo in grado di allentarne la stretta, se non proprio di farla svanire. Prima di perdermi di nuovo nella passione che lui riusciva ad accendere nel mio corpo al solo sfiorarmi, l'ultimo pensiero coerente fu che, qualsiasi cosa fosse, insieme saremmo stati in grado di risolverla.

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... superati i 400k di visualizzazioni... devo ancora capacitarmi della cosa. *__*

Non so perché, per cosa o per come, ma sono davvero felicissima che questa storia  abbia tanto seguito... GRAZIEEEEEEEEEE!!! :-*

Un meraviglioso regalo di la_Lettrice94 😍😍😍:

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CheerleaderWhere stories live. Discover now