Capitolo 29

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Non appena scendiamo in salotto mi guardo intorno, incredula: la festa sta continuando come se non fosse accaduto nulla. Chi balla immerso nella musica ancora alta, altri che bevono, fumano, chiacchierano, s'intrattengono in giochi come quello della bottiglia o fanno gare di shottini. C'è perfino una ragazza che sta vomitando fuori dalla finestra, ma, oltre a questo, non c'è niente di davvero strano. Sembra tutto fin troppo normale in questo trambusto, ma così deve essere: quello che è accaduto al piano superiore è ormai finito, e rimarrà un segreto. Mi chiedo che fine abbiano fatto i folletti. Non vedo Albert in giro, ma probabilmente li starà ancora inseguendo. Spero che non abbia dovuto ucciderli: sono solo burloni alla fine. Io, invece, non so se essere sollevata o preoccupata. June non è più un problema ormai, è destinata a passare la sua vita in una gabbia a casa di zia Tess, ma allora perché sono ancora agitata? La testa sembra potermi esplodere da un momento all'altro e ho un senso di nausea assurdo. Sto ripensando ancora alle parole di June e a ciò che ha causato per un uomo, alle azioni di mia zia e al fatto che lei sia una strega. Non riesco a crederci, ma adesso mi è chiaro perché non si sia mai fatta problemi a non darmi della pazza quando le raccontavo cosa sognavo, vedevo o percepivo. Solo dopo l'incidente con l'Adaro, nei bagni della scuola, la sua reazione cambiò: cercò di convincermi che la mia versione dei fatti fosse sbagliata perché sapeva che mi stavo avvicinando sempre di più a quello stile di vita che lei non voleva per me. Era anche palese che sapesse degli Elementali, e che tentasse di tenermi lontana da loro e da questo mondo, eppure mi mancava il motivo per il quale quasi mi scacciò da casa sua quando chiesi di loro. Sono stata sciocca a pensare che lei fosse come me, ma come potevo immaginare che in realtà è una strega? Sapeva tutto e non mi ha mai detto nulla. Tuttavia, credo anche che lei voleva che scoprissi la verità, altrimenti non mi spiego perché non mi abbia detto da subito che ero una povera illusa che vedeva cose inesistenti. O magari lo faceva solo per non farmi sentire più male di quanto non stessi già, ma poi le cose le sono sfuggite di mano e non ha potuto evitare tutto questo. Ma andiamo, è una strega! Avrebbe potuto benissimo, se solo avesse voluto. Mi sento così ingenua. La causa dei litigi fra lei e mia madre è sicuramente la sua natura. Quest'ultima voleva tenermi lontana da un mio parente per questo e so anche che, quando parlottavano in segreto, era per accettarsi che non sapessi cosa è mia zia. Però, quando beccai mia madre in quella conversazione con lei al telefono, al ritorno dalla mia uscita con Jackson, mia zia le aveva riferito che ero al corrente di tutto. Io non sapevo che lei fosse una strega, però. L'unica cosa che avevo scoperto era il mio essere Elementale, ma, seppur zia Tess riesca a percepire il mio odore, essendo una strega, mia madre non dovrebbe sapere queste cose. Non poteva riferirsi a quello. Eppure, sto cominciando a credere il contrario. È sempre stata protettiva, in una maniera quasi morbosa a volte. Se ciò che sto prendendo in considerazione fosse vero, davvero non saprei più come comportarmi con lei, e la parte peggiore è che non sarei neanche sorpresa di questo, solo furiosa. Mi ha già turbato abbastanza mia zia questa sera; non riuscirei sul serio a reggere altro. Mi viene anche da rimettere ora. Forse è solo l'ansia accumulata che si sta facendo sentire. Ho voglia di piangere e non so perché. Ho notato dall'espressione di Harry che ciò che è successo stasera è stato duro perfino per lui, come posso resistere io che in confronto sembro fatta di cartone, allora? Come se non bastasse, la giornata non è ancora finita: mi aspetta l'interrogatorio di mia zia. Non dovrei lamentarmi, dato che per Jackson sarà ancora più dura una volta che avrà ripreso coscienza, ma sul serio sto per crollare.

- Sharon! - Urlacchia Delice, preoccupata, mentre si fa largo tra la gente per raggiungermi. - Dove eri finita? - Mi chiede, ma le sue parole arrivano come un suono distorto alle mie orecchie. Harry, fortunatamente, si accorge del fatto che non sia così lucida e guarda la bionda.

- Ha bevuto un po'. Ora la porto a casa. - Mente, provocando un'espressione meravigliata sul volto della mia amica quando fissa il dampiro. L'alcol sarebbe stato un'ottima scusa, ma purtroppo Delice sa bene che non ho mai bevuto in vita mia. Tranne quella birra con Harry, ma due sorsi non cambiano nulla. Tuttavia, le mie condizioni la portano a credere alle parole del ragazzo. Lei non sa niente di cosa sia accaduto, quindi il bere è l'unica verità a cui può aggrapparsi. Il mio stomaco sembra una centrifuga ed è una fortuna che non stia vomitando anche l'anima. Un'altra orrenda fitta alla testa mi distrae dai miei pensieri e non so dire se stia per svenire o meno.

Sharon: La Maledizione Dell'AlberoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora