Capitolo 1

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Sento il rumore dei suoi passi. È una donna, ne sono certa. Si sta avvicinando velocemente, e il ticchettio dei suoi tacchi sull'asfalto sembra confermarlo. 

Fuori il tempo non è dei migliori, sebbene siano i primi giorni di giugno. Nuvoloni grigi giungono rapidi, impazienti di liberarsi di un peso più grande di loro. Ogni tanto un lampo illumina l'oscuro cielo e l'intera cittadina, seguito da un tuono che esplode subito dopo. Un forte vento si è alzato e costringe le foglie degli alberi a una violenta danza. Le scuote in ogni direzione, staccandole dai rami e trascinandole in luoghi lontani. Un altro fulmine squarcia il cielo, l'ennesimo tuono, la prima goccia.

Un'ombra appare sul marciapiede, confermando la mia ipotesi man mano che diventa più delineata. Sorrido dietro il vetro della finestra mentre il mio sguardo cade sulla donna slanciata appena apparsa sotto casa mia. Continua ad avanzare a passo svelto, ma sembra che la sua attenzione sia stata catturata da qualcosa di estraneo alla mia vista. Tuttavia, un'altra folata di vento la costringe a bloccarsi, impossibilitata a proseguire oltre a causa della sua intensità. Si tiene ben saldo in testa il cappello rosa, abbinato al vestito, e apre l'ombrello prima che la pioggia inizi a farsi più insistente. Osserva anche meglio ciò che aveva già ottenuto la sua curiosità un attimo fa: la casa in cui vivo. Per un breve attimo incontro il suo sguardo, ma non sono sicura che mi abbia davvero notato. Capisco dal modo in cui serra le labbra, dall'espressione del volto e dal tremolio delle mani che è genuinamente incuriosita, ma allo stesso tempo spaventata da cosa possa nascondere l'edificio che ha di fronte. Non so perché possa esserlo. La casa è come qualsiasi altro edificio in città, non ha niente di particolare. Forse la donna è così attenta alla villetta in cui vivo perché è un po' vecchia, costruita con scuri mattoni, rispetto a qualcuna più moderna in altre zone della cittadina. Quest'atmosfera di antico potrebbe dare alla casa un'aria sinistra, nonostante il giardino che precede l'ingresso sia accogliente per me. È pieno di vasi contenenti diversi tipi di fiori, anche questi ultimi scossi dal vento. Uno dei recipienti di plastica è addirittura caduto, rovesciando la terra sul viale.

Chiudo gli occhi, concentrandomi su quella donna. Intorno a me sta gradualmente calando un silenzio disumano, come se mi trovassi immersa nel nulla. Solo dopo un po' percepisco un cuore battere. Comprendo subito che non si tratta del mio, ma di quello della donna in strada. Sta scappando, mi è chiaro, anche se non so da cosa, forse dal temporale. Poi un secondo cuore pulsante si unisce al primo. È molto vicino, è lì, è...

- Sharon! - La voce di mia madre mi fa sussultare e mi riporta alla realtà. I suoni di ciò che mi circonda si riversano nuovamente nelle mie orecchie: il ticchettio delle lancette dell'orologio, che segnano le 20:45; il vento che urla, sovrastato dai tuoni; il mio cuore che batte.

- Cosa c'è? Mi hai fatto prendere un colpo... - torno a guardare fuori dalla finestra, alla ricerca della donna, ma è scomparsa. Al suo posto le gocce di pioggia cadono impetuosamente sull'asfalto, sugli alberi, sulle case. Perfino la sua ombra sul marciapiede non è più delineata dalla luce dei lampi e dei lampioni. Di lei non c'è traccia, e la via è nuovamente deserta. Osservo quindi le goccioline gareggiare verso il basso sul vetro. Quelle che non ce la fanno da sole si legano tra di loro, diventando grandi, forti e veloci. Mi ricordano tanto le persone.

Lentamente, nell'abitazione in prossimità della mia, la sagoma scura della vicina fa capolino dietro alle tende chiare, che sposta per guardare fuori. Davanti a quello spettacolo, sospira tristemente dietro al vetro della finestra. Un tempo del genere quando è giugno e l'unica cosa che si vorrebbe fare è rilassarsi al sole non mette in un buon stato d'animo. Ma forse a lei non interessa l'abbronzatura, bensì i suoi gerani. Quando il tempo migliorerà, avrà un bel lavoro da fare. Sono tutti caduti e molti di loro sono in condizioni pietose. È un miracolo che il terreno non sia già diventato una poltiglia che potrebbe risucchiare chiunque, solo poggiandoci un piede sopra. Un lampione si è spento, oscurando un tratto di strada e donandole un'aria molto sinistra, come accade sempre quando cala il buio. Sembra una di quelle vie caratteristiche dei film horror in cui c'è uno psicopatico dietro l'angolo, o qualcosa di non umano, pronto ad uccidere i protagonisti. Per fortuna gli altri lampioni sono ancora accesi, e la loro luce evidenzia la pioggia che continua a venire giù con furia. I marciapiedi sono già colmi di pozzanghere, e altre stanno prendendo forma in mezzo alla strada.

Sharon: La Maledizione Dell'AlberoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora