Capitolo 21

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Continuo a correre nonostante le mie gambe implorino pietà e i miei polmoni stiano per esplodere. Sorpasso altri due alberi, saltando oltre le loro radici. Da un lato il bosco non è un ottimo posto per allenarsi, specialmente di notte: già è difficile vedere durante il giorno a causa dei fitti alberi che impediscono ai raggi del sole di filtrare, con l'oscurità è anche peggio. D'altro canto, è buono per imparare a percepire anche i più piccoli dettagli con i propri sensi grazie al silenzio.

Sento dei passi alle mie spalle e aumento la velocità per quanto posso, cercando di non inciampare. Se cado, è la fine. Mi giro per un singolo secondo per assicurarmi che non ci sia nessuno dietro di me. Adoro allenarmi con Harry: nonostante non sia un Elementale, è davvero bravo come allenatore. Odio, però, essere inseguita da lui mentre cerca di accoltellarmi. Questa parte veramente la detesto. Negli ultimi due giorni mi sta aiutando a migliorare la resistenza, scappando da lui e sperando di non trovarmi un altro buco nella spalla a causa del suo coltello. Naturalmente mi dà qualche minuto di vantaggio data la sua supervelocità. In poche parole, giochiamo ad acchiapparello.

Appena noto un cespuglio muoversi improvvisamente dietro di me cambio direzione, svolto dietro un tronco e corro verso destra. Devo trovare qualcosa per fermarlo, o almeno rallentarlo. Dopo aver sorpassato qualche altro albero mi fermo, appoggio una mano sulla corteccia e mi chino per recuperare fiato, sentendo i miei polmoni andare a fuoco. Con l'altra mi asciugo la fronte, grondante di sudore, e mi guardo in giro, soprattutto alle mie spalle. La zona, però, sembra essere vuota e silenziosa, fin troppo. Prendo un bel respiro e chiudo gli occhi, cercando di estraniarmi da ciò che mi circonda per concentrarmi su Harry. All'inizio sento solo il mio cuore, poi gradualmente ne affiora un altro, i cui battiti sono davvero veloci. Mi focalizzo su questi, cercando di capire da dove provengano. Quando sento il loro suono più grave, come se fosse un tamburo, mi giro verso destra. Tra poco passerà davanti all'albero dove sono appoggiata. Apro gli occhi e cerco ancora di prestare attenzione al suo cuore per non perderlo, poi sposto lo sguardo in giro alla ricerca di un modo per rallentarlo. La mia attenzione cade sulla radice dell'albero di fronte al mio. Mentre la osservo, ancora conficcata nel terreno, muovo il braccio in avanti e chiudo la mano in un pugno. Pian piano, comincio ad allargarlo, stendendo le dita. Appena ritraggo il braccio di botto, dopo essere sicura di avere il controllo sulla radice, questa spunta tutta d'un colpo fuori dal terreno nella mia direzione, allungandosi come se fosse una corda. Arriccio leggermente il naso per il lieve rumore che provoca nel movimento, dubbiosa se Harry l'abbia sentito o meno. Controllo dove sia: sicuramente ha percepito lo spostamento, dato che sento il suo cuore battere sempre più vicino. Mi appoggio all'albero con la schiena, quasi schiacciandomici contro per non farmi vedere. Trattengo il respiro e rimango immobile, sapendo che al minimo sospiro mi troverà. Qualche secondo dopo, passa veloce come un fulmine davanti all'albero e, come da copione, inciampa sulla radice e casca a terra. Esco fuori dal mio nascondiglio per raggiungerlo e, appena lo trovo a testa in giù contro un tronco scoppio a ridere, portando una mano davanti al viso per coprire il ghigno. Lui sbuffa mentre si mette in piedi e controlla la sua maglietta grigia, un po' sporca di terra e con qualche strappo sopra, all'altezza dell'addome.

- Mi hai fatto strappare la maglia. - Dice con tono quasi scioccato mentre continua ad accertarsi che l'indumento non sia da buttare, poi sospira appena nota che anche la manica sinistra è leggermente lacerata.

- Non l'ho fatto apposta. - Dico prima di mordermi il labbro per trattenere un'altra risata. Adoro vedere Harry arrabbiarsi: è buffo, ma allo stesso tempo figo, direi. Sembra uno di quei ragazzi nei film d'azione, con le esplosioni alle spalle e gli occhiali da sole sugli occhi, anche se lui non ha bisogno di queste cose.

- Sei stata brava, comunque. - Si complimenta. Mi appoggio a un albero mentre si avvicina a me con una mano chiusa in pugno, aspettandosene uno di rimando. Lo ricambio e gli sorrido, felice di essere riuscita a batterlo dopo settimane che mi esercitavo. - Vieni, ti sei meritata una birra. - Dopo essersi pulito anche i pantaloni, mi fa cenno col capo di seguirlo mentre comincia a camminare e lo raggiungo.

Sharon: La Maledizione Dell'AlberoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora