Capitolo 4

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- Dovresti parlare con Jackson. - Mi consiglia Delice, riferendosi a quanto accaduto ieri, mentre chiude il suo armadietto. Nonostante sia l'ultimo giorno di scuola, l'edificio è pieno di studenti. Ogni anno, quando l'ultima campanella suona, il cortile diventa un campo di battaglia. I ragazzi vengono e soffrono il caldo che riempie tutte le aule solo per usare pistole ad acqua e lanciare gavettoni non appena terminano le lezioni. È l'unico giorno in cui vuoi essere il primo a entrare in classe, cosicché, dopo, sarai il primo a uscire. Coloro che non sono in classe aspettano il suono della campanella chiacchierando e scherzando nei corridoi, senza le pressioni che hanno avuto durante tutto l'anno. Io e Delice, invece, preferiamo parlare dirigendoci verso le nostre classi. Alla prima ora ho matematica, l'unica materia che non voglio sorbirmi anche l'ultimo giorno di scuola. L'ho sempre odiata. Anzi, me l'hanno fatta odiare, e questa è colpa della mia insegnante.

Ho appena raccontato a Delice quelle piccole stranezze che avevo notato ieri, però non parlerò con Jackson Mitchell, non importa quanto lei insista. Dovrei, lo so, ma non posso presentarmi da lui e fargli domande riguardo ciò. Sembrerei una pazza a puntare il dito contro di lui, che non conosco, che non ho visto dietro le tende, che non ho visto portarci a casa, che non ho visto uscire dalla mia finestra. Non ho prove. O almeno, non concrete.

- Non credo che lo farò. Te l'ho detto. Ci vediamo dopo. - Saluto Delice non appena arrivo davanti alla mia classe, per poi entrare. Quanto la invidio: ha inglese. Ci vedremo a pranzo, ma già so che queste ore non passeranno mai. Mi siedo al mio posto, sempre in fondo ovviamente, e aspetto che la lezione inizi. Mrs. Balzac è già seduta alla cattedra, impegnata a scrivere qualcosa sul registro. È abbastanza anziana, ma ancora non si è decisa ad andare in pensione, sebbene ogni suo singolo alunno brami questo momento. Nonostante sia la più odiata dell'istituto, ha un aspetto dolce e innocente. Certo, finché non ci parli dato che ciò che dice non ha senso la maggior parte delle volte. La faccia è segnata dalle rughe ma cerca di recuperare gli anni truccandosi. Infatti sulle labbra ha costantemente un rossetto rosa scuro e sugli occhi un ombretto celeste perché, come dice lei, le risalta il grigio dell'iride. Ha i capelli corti, di un biondo platino, con un piccolo ciuffo che le scende sulla fronte, verso destra. Ha sempre una collana di perle bianche al collo, gli orecchini e un bracciale al polso destro abbinati. Al sinistro, invece, ha un orologio con un cinturino nero in pelle. Indossa sempre la stessa gonna nera e le stesse scarpe, anch'esse nere con un po' di tacco, le maglie solo bianche o nere (alcune volte anche di entrambi i colori) e sulle dita ha tre anelli in tutto, compresa la fede. Guardo verso la cattedra: un pacco di compiti corretti giace su di essa. La classe è quasi piena. Di June non si vede l'ombra, il che è una cosa buona, ma ho parlato troppo presto. Neanche due minuti dopo, infatti, fa il suo ingresso con un abito blu a fiori bianchi, lungo fino alle ginocchia. Dopo che l'ultima persona è entrata, la professoressa si alza per chiudere la porta e prende i nostri compiti. Solo la settimana scorsa abbiamo finito tutte le verifiche e l'ultima era proprio quella di matematica. Mi sorprende che questa volta non ci abbia impiegato un mese per correggerli.

- Come avete potuto vedere vi ho riportato i compiti. Sono sorpresa che siano andati tutti bene. - Annuncia mentre si alza a fatica, poi comincia a distribuirli. - Quasi tutti. - Aggiunge, fulminando con lo sguardo un ragazzo in ultima fila appena gli porge il suo compito. Quando passa accanto al mio banco lo lascia distrattamente e sarebbe caduto se non mi fossi affrettata a prenderlo. Non ha una simpatia per me, è vero, anche se non ne capisco il motivo. Sto costantemente alla lavagna, sono sempre la prima a relazionare e a essere rimproverata anche solo se mi muovo.

Una volta che ha finito il giro della classe, si va a sedere al suo posto nello stesso istante in cui la porta si apre e una testa bionda fa capolino da questa, costringendo l'insegnante a girare la testa per controllare chi sia.

Sharon: La Maledizione Dell'AlberoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora