Capitolo 3

940 183 195
                                    

Mi giro di scatto per capire cosa ci sia dietro di me. In quel nanosecondo penso a tutte le ragioni per cui potremmo finire nei guai se il proprietario ci beccasse. O peggio: se ci beccasse il ragazzo nuovo, l'unico in tutto la città a non considerarmi pazza. Ancora. Quando mi giro, però, vedo solo un gallo. Ha un piumaggio maculato di colore nero che tende al blu. Sembra anche più grosso dei soliti galli, ma forse è solo la mia impressione. Lascio un grande sospiro di sollievo per liberarmi dell'ansia che si è accumulata. Delice, invece, libera un verso, misto a un urlo e a un sospiro, per scacciarla. La zittisco, preoccupata che qualcuno possa scoprirci per davvero questa volta. Se non l'ha già fatto, a causa delle urla, ma nessuno sembra raggiungerci.

- Era solo un gallo, fortunatamente. - Dice col suo solito sorriso da "e anche questa volta l'abbiamo scampata". Annuisco e la prendo per il polso con l'intenzione di trascinarla via di qui. È meglio andar via prima che il ragazzo nuovo possa uscire e tempestarci di domande alle quali sarebbe difficile rispondere. Non penso che "la mia migliore amica sbava per te perché crede che tu sia un vampiro e vuole cercare la tua bara" sia una buona scusa. Il gallo continua a guardarci, seduto comodamente sul terreno. Alterna ripetutamente lo sguardo da me a Delice e viceversa. Sembra che si stia godendo il nostro spavento.

- Spero che lo spettacolo gli sia piaciuto. Ora possiamo andare. - Mi muovo, ma lei rimane lì a fissare il gallo e costringe anche me a fermarmi. S'inginocchia con l'intenzione di avvicinarsi. L'animale la guarda in modo strano, curioso, chinando la testa di lato. Nonostante Delice odi lo sporco, ama gli animali. Davvero, ogni singola creatura vivente. Però, non mi sembra questo un buon momento per fargli le coccole. Poi non capisco che ci faccia un gallo in giardino. Mi guardo in giro, in cerca di una possibile gabbia che possa ospitarlo, ma non c'è. Non sono l'emblema della normalità, e va bene, ma perfino io non ho un gallo come animale domestico. Non ha senso tutto questo. È tutto troppo bizzarro.

- Ma guardalo! - Allunga la mano verso di lui per accarezzarlo. Sento una forte fitta allo stomaco, come se un coltello stesse spingendo da dentro per uscire fuori, bucandomi ogni parete interna. Mi porto istintivamente le mani su di esso, premendoci sopra per cercare di alleviare quel fastidio. Quella sensazione dura qualche secondo, poi sparisce. Non mi preoccupo più di tanto; ho spesso fitte del genere, e di certo queste sono causate dall'agitazione per le circostanze in cui ci troviamo. Il gallo mi guarda un secondo, come avvertendo il mio dolore, poi riporta lo sguardo su Delice. Sembra che le stia sorridendo, anche se è impossibile per lui.

- Non toccarlo. È pericoloso. - La avverto prima che possa accarezzarlo.

- Ma è solo un gallo! - Osserva divertita. Annuisco confusa, cercando di capire perché abbia detto una cosa che non sapevo, e che non avrei mai pensato, ma le parole sembrano essere uscite da sole. È solo un gallo, come può essere pericoloso? Scuoto lievemente la testa, sorpresa delle mie stesse parole. Credo che la pazzia sia tornata. Perché devo sempre pensare che qualunque cosa mi possa far del male o addirittura uccidere? Non riesco davvero a capirlo. Mi sono portata dietro questa convinzione fin da piccola. Ricordo ancora una volta quando gettai via delle caramelle al limone con la convinzione che fossero avvelenate. E poi questa costante sensazione di far del male alle persone che mi stanno intorno: alcune volte vorrei rinchiudermi in una camera blindata e non uscirne più.

Delice è a un passo dal toccarlo quando il gallo scatta in piedi (beh, sulle zampe) e inizia a chicchiriare, ma in un modo così forte che sembra urlare. Lei sussulta dallo spavento, cascando all'indietro, ma caccia un urlo di terrore solo quando si accorge della coda in fiamme. Il mio respiro sembra bloccarsi e così tutto il mio corpo. La coda brucia, eppure non c'è odore di fumo nell'aria. Appena riacquisto la capacità di respirare, lo faccio in modo irregolare. A momenti sembra mancare. Cerco di convincermi più volte di non star sognando, pizzicandomi insistentemente il polso, ma tutto ciò è fin troppo reale. Delice si rimette in piedi in un lampo e viene verso di me, terrorizzata. Il gallo cammina verso di noi, continuando a chicchiriare. Non riesco a muovermi, paralizzata a causa della mia stessa paura. Fortunatamente in mezzo alla strada non c'è mai nessuno. Se passasse qualcuno e vedesse ciò che sta accadendo, se realmente sta accadendo, sarebbe difficile spiegarlo. Incrocio lo sguardo dell'animale e solo ora mi rendo conto che i suoi occhi hanno un colore diverso: uno è del tutto nero, l'altro bianco. Con quest'ultimo sembra guardare Delice, con l'altro me. Lei, accanto a me, cade in ginocchio con le mani sulle orecchie e inizia a lamentarsi.

Sharon: La Maledizione Dell'AlberoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora