Capitolo 16

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Corro davanti ad Harry nello stesso istante in cui Albert lancia quel muro d'acqua e chiudo gli occhi, portando le mani in avanti e i palmi rivolti verso il mio compagno di scuola per concentrarmi, bloccare quella massa e difendere entrambi. Non ho mai usato l'aria come elemento, quindi cerco di rivolgere maggiormente la mia attenzione a questo. Non deve essere così difficile alla fine. È sempre la stessa procedura: concentrarsi e sentire l'energia della natura fondersi con te prima di lasciarla fluire dentro fin quando non si avverte quella stupenda sensazione, sentirsi potente, così potente da poter far tutto. Percepire quei brividi che dovrei avere sulla pelle anche dentro le vene mentre un flusso, che parte dalle spalle, attraversa l'intero braccio fino alla punta delle dita; è come ascoltare una canzone che fa sentire inarrestabili. In quei pochi minuti, ci si sente invincibili.

Tuttavia, mi sembra che non sia così, almeno con questo elemento. Non riesco a fermare il muro, che ci travolge e ci scaglia a terra. Cado su Harry, tenendo ancora gli occhi chiusi a causa della forte pressione. Tossisco e sputo un po' d'acqua, sentendola perfino nei polmoni. Il terreno intorno a noi è completamente bagnato, pieno di numerose pozzanghere che lo rendono fangoso. Prendo grandi boccate d'aria per riacquistare il respiro, bloccato anche a causa della freddezza dell'acqua, e mi giro verso il lago per guardare il mio compagno di classe, ma è sparito. Harry mi leva di dosso, gettandomi al suo fianco, e si mette subito in piedi mentre impreca con tono rabbioso, urlando contro quel ragazzo, sebbene sia andato via. Mi sposto i capelli bagnati dalla faccia e sciolgo la treccia, ormai rovinata, per farmi uno chignon. Ovviamente, è venuto da schifo. Harry continua a guardarsi in giro per cercare il ragazzo, strizzandosi la maglia bianca che ormai è attaccata al suo busto. È diventata così trasparente da far intravedere l'addome piatto. Goccioline d'acqua tracciano i suoi zigomi e i capelli sono ammaccati sulla fronte. Giro subito lo sguardo, arrossendo, e mi metto in piedi. Non dovrei fissarlo così insistentemente.

- Se lo prendo, lo uccido. - Ringhia, tirandosi i capelli bagnati all'indietro. Un secondo dopo, un movimento d'aria mi sfiora il volto nello stesso istante in cui Harry sparisce. Mi giro a guardare verso i cespugli, seguendo la direzione di questa corrente, e noto che anch'essi si muovono per la stessa scia di vento. Sbuffo, essendo rimasta sola, e cerco di capire dove Harry sia andato. Mi strizzo anch'io la maglietta e prendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Il telefono è completamente bagnato e non dà segni di vita.

Un'altra scia di vento alle mie spalle, seguita da dei lamenti, mi costringe a riporre subito il cellulare in tasca, farmi voltare e prepararmi al peggio. Lascio un sospiro di sollievo quando noto che è solo Harry. Mi sarei preoccupata di darmela a gambe se fosse stato un mostro, o almeno di guadagnare tempo. Il dampiro cammina furiosamente e sembra tirarsi qualcosa dietro. Pongo una mano aperta sopra il viso in segno d'imbarazzo appena realizzo cosa sta trascinando, meglio dire chi. Con la mano sinistra stringe il cappuccio della felpa verde di Albert facendo attenzione a non strangolarlo, anche se sono sicura che lo farebbe con piacere. L'altro continua a dimenarsi, cercando invano di liberare il busto dalle corde con cui Harry l'ha legato. Mi chiedo solo dove le abbia trovate.

Quando mi raggiunge, molla la presa sul cappuccio, facendo sbattere Albert con la testa sul terreno. Il ragazzo geme e chiude istintivamente gli occhi dal dolore. Harry si mette sopra di lui, poggia un ginocchio sul suo petto per tenerlo fermo e gli punta il coltellino alla gola.

- Un altro lamento e giuro che ti apro la trachea. - Ringhia, guardandolo negli occhi e premendo di più il coltellino sulla sua pelle per spaventarlo, ma senza ferirlo. Mi avvicino a loro con le braccia incrociate al petto e squadro Albert attentamente per cercare di capire il motivo per cui ci ha fatto una doccia mentre il coltellino accarezza il suo pomo d'Adamo quando deglutisce, respirando affannosamente dalle narici e spostando lo sguardo da Harry a me e viceversa. Non sono sicura se mi stia implorando di far allontanare Harry, credo che sia più spaventato del fatto che potrei lasciar il moro fargli del male, anche se non lo farei. Per un attimo mi sento anche in colpa. Io odio essere chiamata quella "strana" senza una ragione perché, effettivamente, nessuno è a conoscenza di quello che so io. Ciononostante, ero una delle prime a definire quel ragazzo "strambo" quando lui è come me: un Elementale.

Sharon: La Maledizione Dell'AlberoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora