Capitolo 11

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Sulla strada del ritorno nessuno dei due parla. Jackson continua a fissare un punto indefinito davanti a sé, io continuo a camminare a testa bassa. Mi vergogno di me stessa, anche se non riesco a capire il perché. L'unica vera emozione che riesco a spiegarmi è la paura che mi blocca lo stomaco, come se ci fosse qualcosa di pesante sopra. Ho paura che, dopo stasera, Jackson non mi parli più. Ho paura che possa davvero credere che io sia pazza, pazza per quello che sono: una ragazzina stupida che pensa di far del bene, quando invece non è così. Tutti quelli che mi stanno intorno si fanno male. Jackson si è avvicinato alla ragazza strana e le uniche cose che ha ricevuto sono state un graffio sulla gamba, un volo gratis contro una macchina e la possibilità di diventare cenere a causa di un "Cacciatore Oscuro" che io stessa ho attirato, anche se non so come. Ho paura che possa andare via, e di non abituarmi mai a quel senso di vuoto che lascerebbe. Cerco di scacciare quei pensieri dalla mia testa per non crollare e piangere davanti a lui. Sono dei pensieri senza senso, causati da quello che è successo poco fa, ma anche veri in fondo. Ho rovinato tutto, ho distrutto la nostra uscita da sola.

- Bella serata, vero? - Chiedo, cercando di sdrammatizzare. Lui mi fulmina con lo sguardo, per poi riportarlo di nuovo avanti. Siamo quasi sotto casa, la intravedo in lontananza. La strada è deserta e la luce pallida dei lampioni cerca di illuminarla. La Luna è alta nel cielo, privo di nuvole, e si vedono le stelle. Il frinire dei grilli adesso è più acuto. Jackson è ancora rigido e non sembra aver intenzione di addolcirsi. Mi sento come una bambina che ha rotto il vaso preferito della mamma. Tutto questo è straziante. Non so cosa fare per provare a tirargli fuori anche una piccola parola. Mi sento a disagio: potrei anche andarmene da un momento all'altro, almeno sarebbe contento. - Senti Jackson... -

- Ascolta tu, per una volta nella tua vita. - Dice, fermandosi di botto e guardandomi negli occhi dopo quella che sembrava un'eternità. Si avvicina così tanto che a dividerci sono solo pochi centimetri. Deglutisco a vuoto e innervosita, convinta che da un momento all'altro potrebbe anche tirarmi un pugno. So che non lo farebbe, ma me lo merito. - Tu puoi non credere a tutto quello che ti dico, puoi rimanere con le tue idee e cambiare la realtà a tuo piacimento, ma questa è la quarta volta che ti salvo il culo, e non ci sarò sempre a salvartelo. Soprattutto da tipi come lui. Quindi due sono le opzioni, Sharon Steel: o ti svegli dal tuo sogno o ti sveglio io. - Istintivamente gli mollo uno schiaffo così forte da fargli girare il volto verso destra. Non so perché l'abbia fatto, ma non mi è piaciuto per nulla il modo in cui l'ha detto. Ha fatto sembrare tutto una minaccia, o lo è sul serio, o semplicemente non volevo che mi sbattesse in faccia il fatto che ha ragione. Sto facendo di tutto per allontanare quello che non riesco a comprendere.

A quel gesto, anche i grilli sembrano aver smesso di frinire. Sento ancora il suono dello schiaffo riecheggiare in tutto quel silenzio. La mia mano trema, la sua guancia pallida sta iniziando a colorarsi, evidenziando soprattutto le mie piccole dita. Indietreggio, spaventata dalla sua reazione. Lui, però, rimane fermo lì. Quando gira di nuovo il volto, mi guarda stupito. Mi lecco le labbra secche e fisso la strada senza entusiasmo, giusto per osservare qualcos'altro. Non voglio incontrare i suoi occhi.

- Scusami. - Sussurro dispiaciuta. Lui si siede sul muretto della casa che precede la sua e mi osserva. Mi mordo il labbro, indecisa se raggiungerlo o meno.

- Se vuoi andare, vattene. - Dice con tono stranamente pacato, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni. Forse anche lui si è reso conto che non avrebbe dovuto essere così minaccioso. - Ma non potrai scappare per sempre da quello che sei. -

- E cosa sono, allora? - Sbotto esausta. - Un Elementale? Ti ho già detto che non lo sono. Dimmelo, perché davvero non lo so. - Anche lui abbassa lo sguardo sui suoi piedi. Sta sicuramente cercando qualche altro personaggio a cui abbinarmi, o forse si sta trattenendo dallo sbattermi la testa contro il muretto. Al suo posto, farei lo stesso, ma davvero non riesco ad accettare questa cosa.

Sharon: La Maledizione Dell'AlberoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora